30-01-2023 Paola Pierotti 6 minuti

Aut Aut Architettura, chi sono i giovani talenti che si sono aggiudicati il Museo dei bambini

Concorsi e ricerca. Il decollo dello studio romano che ha vinto il concorso di Bologna

Il MUBA, partendo da uno degli assunti principali del Reggio Emilia Approach, secondo cui il bambino è un produttore di conoscenza, lo abbiamo immaginato come una fabbrica particolare e giocosa.
Aut Aut Architettura

I giovani talenti dell’architettura italiana del 2020 si sono aggiudicati il concorso internazionale di progettazione del nuovo Museo dei bambini e delle bambine che sorgerà a Bologna, al Pilastro. Parliamo dei romani Aut Aut Architettura che daranno forma ad una «giocosa fabbrica di esperienze e di sapere dove i piccoli visitatori potranno imparare facendo, sperimentando, manipolando e giocando». Tredici sono state le proposte che si sono contese la vittoria al concorso promosso da Comune e Ordine degli Architetti di Bologna, che metteva in palio l’aggiudicazione della progettazione di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento: una sfida da oltre 3,6 milioni di euro, con risorse del Pnrr – per realizzare un nuovo polo culturale di rilevanza nazionale, dedicato all’educazione, alla conoscenza e allo svago, rivolto ai bambini da 0 a 12 anni, alle scuole e alle famiglie.

Il giovane studio fondato nel 2016, con sede a Roma, da quattro architetti allora under35, già premiato nel 2020 come “Giovane Talento dell’Architettura” dal Consiglio Nazionale degli Architetti l’ha spuntata con apprezzamento per «l’inserimento urbano e il rapporto con il contesto, per la soluzione planimetrica, che restituisce una spazialità interessante e disponibile ad adattamenti secondo le proposte educative che saranno sviluppate. Il progetto viene premiato quindi anche in relazione al suo sviluppo complessivo, particolarmente convincente sul piano della fattibilità». Al secondo posto si è classificato ASARCHITECTS, al terzo Mynd Ingegneria Srl, al quarto MIDE architetti e al quinto Alberto Menozzi.

«Il lavoro di sviluppo della proposta progettuale vincitrice del concorso proseguirà nei prossimi due mesi, durante i quali lo studio vincitore approfondirà la proposta architettonica, confrontandosi anche con il nascente comitato scientifico per il nuovo Museo, che sarà nominato ad hoc dal Comune di Bologna nei prossimi giorni e che avrà il compito, nei prossimi anni, di accompagnare il processo di definizione del concetto educativo e museale e della sua declinazione all’interno del nuovo edificio» il commento di Fondazione Innovazione Urbana.

«Il MUBA, partendo da uno degli assunti principali del Reggio Emilia Approach, secondo cui il bambino è un produttore di conoscenza, lo abbiamo immaginato come una fabbrica particolare e giocosa – il racconto degli architetti romani – capace di entrare subito nell’immaginario dei bambini. Per noi, quando si parla di spazi dedicati all’infanzia, sono imprescindibili gli insegnamenti dei grandi maestri della pedagogia, dalla Montessori a Munari a Loris Malaguzzi. A proposito di quest’ultimo, è stata interessante, ed abbiamo imparato molto, la collaborazione con la Fondazione Reggio Children per la realizzazione di Esperimetro, un’aula speciale nella scuola Garzoni di Udine all’interno del progetto Farescuola promosso dalla Fondazione con Enel Cuore».

Tornando al MUBA, internamente una serie di nuclei in X-LAM a vista, che ospitano gli spazi serventi, si susseguiranno in maniera sfalsata definendo una serie di spazi serviti: una sequenza fluida di spazialità libere e flessibili in cui effettivamente il patrimonio stesso del museo si possa costruire insieme ai bambini e insieme alle diverse comunità che abiteranno questo luogo. Aut Aut Architettura ha concorso in team con gli strutturisti di dedaLEGNO, esperti di costruzioni in legno e «con i quali – raccontano gli architetti – abbiamo già collaborato a Firenze per il nido d’infanzia di Manifattura Tabacchi (del quale a breve inizieranno i lavori) e gli impiantisti di Equiwatt, esperti di sostenibilità e risparmio energetico».

In media, lo studio fondato da Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar, Damiano Ranaldi e Gabriele Capobianco partecipa ad una decina di concorsi l’anno, privilegiando quelli di progettazione, anche se, come nel caso de La Corte dei Liutai, a volte i concorsi di idee possono sorprendere. Bologna sarà il trampolino di lancio, ma non è il primo concorso a buon fine per Aut Aut. «Abbiamo sempre creduto nello strumento concorsuale, d’altra parte lo studio è nato nel 2016 conseguentemente ad un concorso d’idee vinto: l’asilo Nursery Fields Forever. L’anno successivo abbiamo vinto il concorso scuole innovative, indetto da Miur per il sito di Selargius in Sardegna. Più recentemente ci siamo classificati primi al concorso per l’Auditorium di Tivoli – ora siamo al progetto definitivo – e per La Corte dei Liutai di Pieve di Cento – in Emilia-Romagna come il MUBA – della quale dovrebbe iniziare a breve la costruzione» il commento di uno dei soci, Jonathan Lazar.

La prima opera costruita di Aut Aut Architettura, che li ha fatti riconoscere per il premio Cnappc, è la scuola con alloggi a Nosy Be, frutto di un’iniziativa promossa e finanziata dalla ong “Giovanna per il Madagascar” per aiutare i bambini orfani dell’isola accogliendoli e fornendo loro le attività didattiche. Il concorso e la ricerca uniscono i quattro professionisti, con il comune sentire che «il progetto sia uno strumento di esplorazione e risposta critica, capace di condensare e metabolizzare le contraddizioni del contesto fisico e immateriale, avanzando un determinato discorso attraverso la prefigurazione di spazi nuovi e provocatori». Lo studio si completa con il contributo di alcuni giovani collaboratori come sono oggi Veronica Minucci e Riccardo Martino. Tra i progetti oggi sul tavolo quelli per l’Auditorium di Tivoli e per una scuola superiore, a cui si aggiunge l’impegno con la direzione lavori di una struttura ricettiva progettata in un edificio storico nel centro di Roma e altri progetti residenziali di piccola scala.

Ma cosa significa lavorare oggi a Roma? «Nella nostra città – raccontano gli architetti – operiamo prevalentemente su affidamenti diretti nell’ambito privato, in particolare nel settore ricettivo. Qualche concorso romano, particolarmente intrigante, lo abbiamo anche fatto, ma siamo un po’ disillusi rispetto all’effettiva possibilità di realizzare successivamente. Speriamo che i fatti ci smentiscano. Riteniamo comunque che sia una stagione positiva per i concorsi e per l’interesse culturale che l’architettura suscita nella nostra città, anche grazie a mostre ed iniziative, come quelle del Maxxi, che ci auguriamo crescano, anche per innescare una rivoluzione culturale – che riteniamo necessaria – relativa alla percezione della figura dell’architetto e alla qualità degli spazi – da quelli domestici a quelli pubblici – a cui si deve ambire».

In copertina: render del MUBA, progetto di Aut Aut Architettura

 


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Paola Pierotti
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