24-07-2016 4 minuti

Appaltata dieci anni fa, a rischio la Stazione Alta Velocità a Firenze firmata Arup e Foster

Le opere pubbliche utili per la comunità vanno programmate, finanziate, assegnate con concorsi e realizzate in tempi brevi

"Questo episodio rende necessaria una urgente revisione delle regole sui concorsi ‘pubblici’ che disciplini anche la eticità di comportamenti volatili delle amministrazioni e che sanzioni severamente gli amministratori pubblici se causano sprechi di fondi pubblici"

Gabriele Del Mese

Il quotidiano ‘La Nazione’ di Firenze del 22 Luglio 2016 riporta la notizia che in una riunione a Roma gli Amministratori di Ferrovie, quelli della Regione Toscana e gli appropriati rappresentanti del governo si stanno organizzando per cancellare il progetto di Arup+Foster della nuova stazione AV di Firenze che è in cantiere dal 2005. Se questa decisione viene portata avanti ci si chiede se sia accettabile che in un Paese civile, dopo lunghi e costosi anni di studi, ipotesi, accordi e scelte strategiche tra Enti Locali e Ferrovie si possa indire un concorso internazionale, selezionando dieci tra gli studi di progettazione più prestigiosi del mondo e chiedere loro di produrre un progetto ‘unico e degno di Firenze’, proclamarne il vincitore nel 2002 con grande risonanza internazionale, arrivare anche ad appaltarlo nel 2005 e poi… rimangiarsi tutto, cambiare idea e fare marcia indietro nonostante i lavori in corso.

Ci si chiede anche come sia possibile che in un Paese civile possa oggi succedere tutto questo in relazione ad un’opera ‘pubblica’ importante finalizzata alla acquisizione di un progetto iconico internazionale tecnicamente validato e finanziariamente approvato,  senza dare risposte adeguate ad un notevole cumulo di ‘domande e di perché’ e senza che ci sia alcuna ‘redde rationem’ alla comunità che questi enti rappresentano.

Episodi simili non sono rari in Italia, dove anni di malgoverno hanno creato un perverso clima di declino morale e culturale che sembra inarrestabile. Se portato avanti, questo di Firenze resta un episodio molto grave e significativo di questo lungo periodo di degrado sociale e culturale.

La Nazione riporta che la decisione di cancellare il progetto Arup+Foster sarebbe giustificata sia perché costoso, sia perché non tutela gli interessi dei pendolari, studenti e lavoratori… Questione che porta ad interrogarsi sugli amministratori che organizzarono questo intervento circa 10 anni fa, lo fecero sbagliando grossolanamente nel loro dovere di tutela verso i pendolari etc. E naturalmente se gli amministratori coinvolti negli anni 2005 sbagliarono, bisogna pure che ne diano conto alla magistratura o alla Corte dei Conti o a quelli che sono gli organi di approvazione e controllo che esistono in ogni Stato democratico. Ma è anche possibile che ad avere una corta visione e a sbagliare siano gli amministratori di oggi: infatti, dal momento che questi ultimi sono di parere totalmente opposto a quello formulato nel 2005 da amministratori dello stesso partito politico se ne conclude che uno dei due sbaglia di grosso e dovrà darne conto. E bisognerà indagare quale dei due sbaglia.

A rischio di essere noioso, è utile richiamare brevemente il principio che dovrebbe essere alla base di ogni  amministrazione democratica.

In ogni democrazia gli amministratori sono eletti dalla comunità ed in senso filosofico ed umanistico diventano ‘i fedeli servitori della comunità che rappresentano’. L’evolversi delle attività di una comunità fa sì che di tanto in tanto ci sia bisogno di servizi utili alla comunità.  Gli amministratori che svolgono la loro carica con alto spirito civico e ‘missionario’ sono chiamati a decidere se un servizio sia utile o meno alla comunità. Qualora questo sia giudicato utile e sia coperto finanziariamente, allora bisogna attivarlo, portandolo a termine qualunque sia il colore politico degli amministratori presenti e futuri perché lo scopo finale è dare il servizio alla comunità.

Nel caso della stazione Alta Velocità di Firenze, si presume che gli amministratori di quegli anni decisero e concordarono con gli altri attori coinvolti il percorso ferroviario dell’Alta Velocità che reputarono più adeguato per la città. Una volta concordato il percorso ferroviario, scelsero poi un sito ed organizzarono un concorso internazionale per la sola Stazione in quel sito, chiedendo ai progettisti selezionati di  elaborare proposte progettuali che fossero ‘uniche’ ed  iconiche, capaci quindi di affiancarsi  alle eccellenze storiche di Firenze, dove nei secoli passati molte delle opere architettoniche, per quanto costose… ed innovative, furono aggiudicate a seguito di concorsi. 

Le dieci proposte sviluppate dai progettisti selezionati furono tutte di altissima qualità. Il progetto vincitore Arup+Foster fu poi elaborato secondo le attente direttive del committente, passando attraverso continui controlli tecnici e finanziari, per chiudersi con l’appalto delle opere.

L’annuncio della stampa relativo alla cancellazione del progetto vincitore del concorso internazionale rappresenta una regressione culturale pericolosa e mette in serio dubbio la fiducia sulla capacità amministrativa del sistema sia relativamente agli anni passati che a quelli attuali.

Questo episodio rende necessaria una urgente revisione delle regole sui concorsi ‘pubblici’ che disciplini anche la eticità di comportamenti volatili delle amministrazioni e che sanzioni severamente gli amministratori pubblici se causano sprechi di fondi pubblici come nel caso della stazione TAV di Firenze. Bisogna rinforzare il principio fondamentale che le opere pubbliche, se giudicate utili alla comunità, siano programmate e coperte finanziariamente, vengano assegnate con concorsi pubblici e soprattutto siano portate a termine entro tempi brevi.

Quanto sta succedendo per la stazione AV di Firenze rappresenta un grave allarme per tutta la comunità internazionale dei progettisti. Il messaggio che si trasmette ai progettisti internazionali è che vincere un concorso in Italia sia pericoloso, e che quindi è meglio operare altrove. Mentre il messaggio ai giovani progettisti italiani è che è meglio realizzare i propri sogni all’estero. Tutto questo è molto triste.

Gabriele Del Mese è stato il fondatore di Arup Italia

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