18-06-2024 Alessio Garofoli 1 minuti

Ance invoca il Piano casa e la legge sulla rigenerazione urbana

Brancaccio: con la fine del Superbonus 7 miliardi di lavori fermi e un crollo di investimenti nel recupero edilizio del 27%

Infrastrutture, logistica, trasporti. Capitale umano ed energia nucleare. Il nuovo presidente di Confindustria Emanuele Orsini elenca le sue priorità in apertura dell’assemblea annuale Ance. Giunto a chiudere l’appuntamento, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini risponde garantendo il nuovo codice della strada entro luglio, la barra dritta sulla diga di Genova nonostante l’inchiesta sul governatore Giovanni Toti, 55 milioni appena «liberati» per le case popolari nella Regione Lazio. E ribadendo la sua ostilità al Green deal dell’Unione europea. Non è un caso che Orsini sia ospite qui, all’Auditorium di Roma perché, come ricorda la presidente di Ance Federica Brancaccio, il capo di viale dell’Astronomia proviene dal mondo delle costruzioni. Già, le costruzioni. Rivitalizzate nella ripartenza post pandemica sono ora, tra la dolorosa amputazione del Superbonus e Pnrr alla cui conclusione mancano solo due anni, alla ricerca di una nuova agenda da condividere con la politica. Questa: incombendo la direttiva Epbd Europa e Italia debbono fare la propria parte, dice Brancaccio, per la sostenibilità ambientale e sociale. «Spesa, e anche debito», scandisce senza timidezze. Nonostante il ritorno del Patto di stabilità che però, per Brancaccio, «potrebbe aiutarci a guardare lontano» anche perché, sostiene, «calo del debito e crescita del Pil non sono antitetici». E ancora, Brancaccio chiede un piano casa, e quella legge sulla rigenerazione urbana che si insegue da anni.


Correttivi per contrastare un quadro a tinte fosche: quest’anno Ance stima che gli investimenti chiudano in calo del 7,4% rispetto al 2023, con un crollo del 27% di quelli nel recupero edilizio.


Sono previsti in discesa anche gli investimenti in nuove abitazioni (-4,7%) e nel non residenziale privato (-1%). Una caduta imputata alla fine del Superbonus, a proposito della quale Brancaccio aggiunge che «ci sono sette miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani». Sullo schermo scorrono intanto i racconti di grandi progetti di riqualificazione urbana sostenuti da fondi (soprattutto) pubblici: Tor Bella Monaca a Roma, Oltre la strada in via Milano a Brescia, le ex Officine meccaniche di Reggio Emilia, l’ex convento dei Cappuccini a Catanzaro. C’è anche Francesco Rutelli, sindaco della Capitale quando partì il progetto dell’Auditorium, che salito sul palco se la prende con «quelli che vogliono imbalsamare le città». Toccherà poi a Matteo Renzi affermare che «c’è bisogno di osare». Cosa che per il leader di Italia Viva in Italia non avviene, nemmeno sul Pnrr.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessio Garofoli
Articoli Correlati
  • Il costruito al bivio: idee cercasi dopo il Superbonus

  • Studenti stranieri in crescita in Italia. Questo il driver per gli investitori

  • Premio Italiano Architettura, tra gli under 35 vincono Grazzini Tonazzini Colombo

  • Il nuovo polo Redo-EuroMilano per la rigenerazione urbana e sociale