A Cagliari è in costruzione la “città delle opportunità”: 57 cantieri aperti
Capitale Europea Cultura 2019, 6 città candidate. Intervista a Maria Luisa Mulliri, coordinatore del progetto Cagliari2019
"Nel centro storico si stanno recuperando gli edifici del patrimonio comunale e riqualificando la viabilità storica, ma la caratteristica del piano complessivo è data dalla visione di una città all’interno della quale è scomparso il concetto di periferia e si è innestato quello di un nuovo margine ricucito e valorizzato nelle sue risorse"
Per la candidatura Cagliari 2019 il sindaco Zedda ha organizzato una squadra mettendo a sistema gli uffici dei diversi assessorati. Qual è il metodo e l’obiettivo?Per Cagliari 2019 l’Amministrazione ha costituito un ufficio aggregando le risorse e le progettualità dei diversi Assessorati e Uffici e convogliando gli sforzi comuni all’interno della candidatura in una visione strategica costruita sui piani della trasformazione urbana. La logica della legacy integra la ricerca dell’innalzamento delle competenze interne. I piani affrontati mettono in connessione attività nuove e attività già programmate. Oggi Cagliari è già alla fase realizzativa e la città è un grande cantiere.
Lei non è ufficialmente il direttore tecnico, qual è il suo ruolo?
Sono referente interno dell’attività di progetto ECOC 2019 e faccio parte di un nutrito gruppo di progettisti interni che lavora a piani coordinati, caratterizzati dagli apporti di differenti professionalità in sinergia, lavorando su “prodotti” continuamente verificati, validati, ridiscussi, condivisi oltre che partecipati il più possibile.
Guardando alla rigenerazione urbana, su cosa punta il piano Cagliari2019?
Sotto il profilo tecnico punta su una serie di “azioni” orientate ad un generale innalzamento della qualità della vita, ricercato attraverso i temi della riqualificazione urbana, della valorizzazione dei beni culturali e della loro messa a regime (grazie anche alle azioni condivise con il MIBACT e l’Università). Tra queste azioni ce ne sono alcune strategiche, come le operazioni di ricucitura urbana, gli interventi sulle piazze, e in generale la valorizzazione delle potenzialità degli spazi pubblici.
Cinquantasette cantieri aperti in città. Quali sono i temi e le aree di maggior attività?
Il piano dei lavori punta a trasformare radicalmente la città e il modo di viverla, mettendo a sistema le risorse naturali, disegnandone l’unitarietà come nel caso del waterfront interessato dalla riqualificazione complessiva dei lungomare Poetto e Sant’Elia (innestati nel grande parco urbano che comprende le aree umide di Molentargius e Santa Gilla), zone dove convergono temi di forte interesse, legati al paesaggio, all’archeologia, al turismo ed alle attività produttive. Cagliari sta investendo molto sui temi dell’accessibilità, della mobilità sostenibile, della pedonalizzazione, sulle tecnologie e sulla cultura. I temi affrontati alla scala metropolitana dell’area vasta, puntano tutti alla vivibilità e alla scala della persona.
Si volta pagina rispetto ai progetti delle archistar che hanno riempito le pagine dei giornali di rendering e annunci?
Stiamo lavorando per ampie mappe all’interno delle le quali si declinano e si intersecano i numerose iniziative e si costruisce un tessuto di progetti interconnessi dall’infrastruttura. I in questo contesto la ragione d’essere dei grandi progetti può trovare una cornice integrata all’insieme. Non si tratta quindi di un voltare pagina ma di uno step del processo.
I progetti a suo parere più interessanti per la nuova Cagliari quali sono?
Fra quelli che mi stanno più a cuore si annoverano quelli ambientali, quelli dei beni culturali, del verde e dell’archeologia. Primo fra tutti quello del Lungomare Poetto, ma anche quelli incentrati sui parchi archeologici, gli scavi del tempio di Ashtarte Ericina, il progetto di valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, l’ampliamento della Galleria Comunale d’Arte, e molti altri che compongono un mix di progetti che integra restauro, ricucitura urbana, creazione di spazi verdi, realizzazione di servizi e molto altro.
Un imprenditore privato che si affaccia sul mercato di Cagliari cosa trova?
Trova una fucina di iniziative articolate in tanti settori, un luogo dove annidare iniziative produttive e scambiare opportunità di lavoro, una città che opera sul fronte dei servizi, delle opere pubbliche, della smart city e ha voglia di valorizzare le proprie risorse e contaminare le proprie esperienze con apporti dall’esterno.
Nel centro storico? Oppure?
Nel centro storico si stanno recuperando gli edifici del patrimonio comunale e riqualificando la viabilità storica, ma la caratteristica del piano complessivo è data dalla visione di una città all’interno della quale è scomparso il concetto di periferia e si è innestato quello di un nuovo margine ricucito e valorizzato nelle sue risorse.
Nei progetti di candidatura molti buoni propositi sono legati all’immateriale, che relazione c’è con la trasformazione fisica del territorio?
L’immateriale è necessariamente innestato sulla trasformazione materiale, sulla creazione delle condizioni e sulla messa a disposizione di spazi idonei, uno dei progetti simbolo in questo senso è finalizzato alla la creazione di residenze d’artista nell’ex Convento di Santa Teresa (una struttura seicentesca) all’interno della quale si potrà scambiare e fare interagire esperienze artistiche diverse.
Cagliari è un laboratorio per la progettazione, ma chi ci lavora?
I programmi dell’Amministrazione sono supportati da una forte struttura tecnica interna, ma il Comune non si nega l’opportunità di attingere al vasto panorama professionale nazionale mettendo a confronto le migliori idee progettuali attraverso strumenti come quelli del concorso di idee e dell’appalto integrato semplice o complesso.
Se dovesse sintetizzare il concept, perché Cagliari dovrebbe vincere?
Per la “visione”, perché il nostro progetto è già oltre il progetto e perché la nostra è la città delle prospettive, dell’integrazione, dell’accoglienza e dell’innovazione sociale e messa a sistema dei luoghi e delle esperienze.
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