Superbonus: al via il decreto, parte lo stop alla cessione crediti
La filiera in rivolta per le nuove regole sugli incentivi per l'edilizia
Sono in vigore le nuove regole sui bonus edilizi, con lo stop alla possibilità di ricorrere alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura e il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti fiscali. È stato infatti pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto varato il 16 febbraio dal Consiglio dei ministri con le misure urgenti in materia di cessione dei crediti.
L'improvviso cambio delle regole, ha spiegato l’esecutivo, serve a limitare il debito pubblico e le frodi, ma è stato molto criticato dalle imprese edili che preannunciano una grave crisi di rimando. Una decisione che, secondo l'Ance, rischia di far scoppiare una bomba sociale ed economica. Abi e Ance chiedono una “misura tempestiva” che consenta «immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». Le due associazioni sottolineano infatti che i tempi del riavvio di tali compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono a cedere i crediti fiscali”. Per Franco Fietta di Fondazione Inarcassa «Il decreto legge ha dato un colpo definitivo ai bonus edilizi, lasciando con il cerino in mano molti liberi professionisti. L’ottovolante delle norme che hanno accompagnato il Superbonus 110% chiude i battenti. A rischio gli interventi di adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili». Un comportamento governativo da molti giudicato non giustificabile, soprattutto visti gli effetti positivi del Superbonus sulla crescita occupazionale dell’intero indotto e a un + 6,6% del Pil nel 2021, crescita tra le più alte in Europa. Ma non solo, tra gli altri fattori positivi vi sono da registrare la riduzione delle emissioni nocive nell’ambiente, l’abbassamento delle bollette delle utenze per chi riesce a completare i lavori (stimate a 500 euro in meno l’anno per famiglia). Ma soprattutto, la riduzione di quella famosa evasione fiscale per cui l’Italia è stata più volte redarguita dai mercati internazionali e dalla Commissione europea. Con lo sconto in fattura applicato al Superbonus ed anche ai bonus minori, si riduce il lavoro nero e lo Stato recupera parte degli investimenti attraverso l’iva e la tassazione sui profitti delle imprese, professionisti e altri addetti dell’intero indotto.
Sempre secondo l’osservatorio sul Superbonus dell’estate scorsa a cura di Nomisma emergeva che: a fronte di un investimento statale complessivo pari a 38,7 miliardi di euro per la copertura dei lavori fino ad allora conclusi, il valore economico generato ammontava 124,8 miliardi di euro, in pratica il triplo dell’investimento governativo. Sugli stessi risultati di Nomisma convergono anche altri studi, tra cui quelli di Ance, Cresme. Basti pensare che lo strumento ha generato oltre 400.000 posti di lavoro nel settore edilizia e complessivamente oltre 640.000 nuovi occupati se si considera l’intero indotto.
Foto in copertina © Unspalsh
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