Ciucci (Acer): Roma ha le carte per farcela, serve gestione e spirito di squadra
L’incertezza del nuovo Codice, anche sotto la lente della Rete delle professioni tecniche
Conosciamo tutti le problematiche che attanagliano l’amministrazione di Roma: uffici usurati, nei numeri e nella capacità di produrre, che oggi devono affrontare una sfida incredibile. Ci sono altre urgenze, come il caro materiali e il Codice degli appalti. Per questo, per riuscire a mettere a terra gli investimenti, sono necessarie progettazione, corretta gestione dei lavori e una centrale unica di committenza». Antonio Ciucci, presidente dei costruttori romani, è intervenuto in occasione della presentazione del nuovo osservatorio sui progetti e le opere legate al Giubileo e al Pnrr richiamando le grandi aspettative degli operatori romani e di quelli che lavorano in città.
In vista dei due grandi eventi, e con il Pnrr che ha come deadline il 2026, sono attesi maxi-cantieri per 6 miliardi di euro di lavori, «nuove tranvie per 600 milioni, investimenti nell’ambito del programma caput mundi per 500 milioni solo per la Capitale, altri 290 per il patrimonio stradale (per il quale è stato stretto un accordo con Anas), 500 milioni per gli asili nido e altri 120 per l’edilizia scolastica, 150 milioni per l’industria cinematografica, 140 per l’edilizia giudiziaria». Ciucci inizia l’elenco constatando che «la Pa si è mossa bene per l’accesso ai fondi. Si tratta di investimento che potranno cambiare davvero il volto della città, ma che hanno tempi stretti, che destano preoccupazione». Da qui l’iniziativa dell’osservatorio per un monitoraggio continuativo.
Ciucci entra nel merito delle criticità. Parte dalla Pa, «impoverita di risorse e personale, che ha subito costanti tagli negli anni e che necessita di un reale allineamento in termini di digitalizzazione». Secondo tema quello della gestione. «Abbiamo lanciato una proposta insieme alle professioni tecniche – racconta il presidente – perché ci si avvalga di contratti di project management, per la gestione a monte e a valle del progetto, per la fase di direzione lavori, assistenza al rup». L’Acer sottolinea il momento storico inedito, «dopo una crisi che per 12 anni ha affaticato il sistema imprenditoriale, culminata con la pandemia e 600mila posti di lavoro bruciati, il biennio 2020-2021 ha rilanciato il settore, con un balzo importante dovuto agli incentivi fiscali. Ma oggi le imprese stanno facendo i conti con un’altra emergenza, quella finanziaria».
Altro argomento di attualità è quello del nuovo Codice dei contratti pubblici, da poco licenziato in Consiglio dei ministri, rispetto al quale sono in corso le audizioni. Tra le altre quella che vede protagonista la Rete Professioni Tecniche che ha espresso un «giudizio complessivo positivo sul testo pur sottolineando come alcuni punti lascino assai perplessi i professionisti tecnici italiani. La prima grande questione è quella relativa al mancato richiamo all’utilizzo dei parametri per la determinazione degli importi da porre a base di gara per i servizi di architettura e ingegneria. Per la Rpt l’uso dei parametri è fondamentale e va applicato tenendo sempre presente il principio dell’equo compenso. Anche per eliminare, una volta per tutte, inaccettabili episodi di gare che prevedono la prestazione gratuita da parte dei professionisti» si legge in una nota della Rpt che chiede anche di correggere il punto relativo ai requisiti di partecipazione. Tra le questioni cardine per i professionisti rimane l’appalto integrato. «Nel precedente codice il ricorso ad esso era stato limitato. Il nuovo testo purtroppo ne consente il ricorso illimitato. In questo modo diventa complicata l’attività di controllo da parte della Pa con la conseguente scarsa valorizzazione del progetto che perde la sua centralità. Se a ciò si aggiunge la tendenza a trasferire all’interno delle stazioni appaltanti la progettazione, ne deriva un quadro all’interno del quale la progettazione non ha il rilievo che meriterebbe». E se la Rpt rimarca il tema della centralità del progetto, l’Acer motiva la propria posizione critica evidenziando un errore di metodo e uno di merito. «Non sono state coinvolte le forze in campo, coloro che il Codice lo dovranno applicare – dice Ciucci – in più il Codice è imperfetto perché ad esempio non risolve il tema dell’illecito professionale, e non incide sulla fase di progettazione ed esecuzione lavori».
Ciucci esemplifica la questione portando in evidenza dei dati. Da fonti presidenza del consiglio un’opera mediamente dura 4 o 5 anni, e se supera i 100 milioni gli anni diventano 16. «Nel 16 anni stimati, il tempo della gara è di un anno, il resto è progettazione ed esecuzione, perché non si incide in queste due fasi? Forse la gara non era il nodo principale». Non solo, se il Giubileo è tra due anni e per il Pnrr ce ne sono meno di 4, come possono essere compatibili le stime? Il dibattito è aperto, ma se l’approvazione definitiva è stimata definitiva entro marzo, con l’attuazione da giugno, «l’incidenza potrebbe essere deflagrante sui programmi straordinari, con regole che cambiano durante l’iter».
Come vale per la Rpt anche i costruttori chiedono trasparenza e in particolare accesso alle Pmi. E poi ancora, velocità, ma anche sicurezza. E quindi, attenzione alla formazione.
Per disegnare il modello Roma «serve spirito di squadra, che va ritrovato – la conclusione di Ciucci – ricordandoci che la Capitale non è solo per gli investimenti pubblici e che la scommessa della rigenerazione urbana si potrà vincere insieme, pubblico e privato».
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