Industria immobiliare: Milano cresce, Roma attende

09-11-2022 Francesca Fradelloni | Claudia Rubino 4 minuti

All’assemblea di Assoimmobiliare le opinioni dei cittadini su 6 centri. Rovere: una nuova strategia per il Superbonus

Le parole dei cittadini fulcro della visione urbana all’assemblea pubblica 2022 dell’Associazione nazionale dell'industria immobiliare, con al centro i dati della ricerca appositamente commissionata all’Istituto Swg da Confindustria Assoimmobiliare.

Lo studio “Città protagoniste. L’attrattività delle sei maggiori città italiane secondo i loro abitanti”, infatti, era finalizzato a comprendere percezioni, priorità da affrontare e iniziative da intraprendere. Non un obiettivo da poco visto il traguardo, come recita il titolo dell’evento “Italia 2030”. Sei città sotto tiro con poche sorprese e nessuna novità. L’indagine incorona Milano come città attrattiva, mentre i romani continuano ad avere per la Capitale una percezione critica. A Roma, infatti, il 75% degli abitanti chiede metropolitane, strade e ferrovie contro una media nazionale del 56%, trasporti pubblici sotto i riflettori anche in altre città. Ovunque si registra una richiesta alta: a Genova (64%), Napoli (60%), e Palermo (54%). Recuperare spazi dismessi e abbandonati è, invece, un problema più sentito a Milano e Torino, tanto da essere indicata come grave questione da affrontare rispettivamente dal 62% e dal 57% dei cittadini contro una media nazionale del 51%.

Infine, un tema toccato dalla ricerca è quello degli affitti. Il 48% del campione ha infatti dichiarato che l’offerta è composta da case vecchie e scadenti (48%) e poche rispetto alle esigenze (46%).


Quello della richiesta di maggiori trasporti pubblici è un tema che accomuna gran parte degli intervistati.


La scarsità di offerta si fa sentire a Milano, dove è rilevata dal 61% del campione di cittadini. Altri problemi i costi: solo il 21% ritiene che i canoni di affitto siano accessibili.

Tante aspettative degli abitanti sulle grandi città. Torino è vista come città fruibile, ma complessa.

Milano mantiene la sua capacità di rinnovarsi e si connota come città efficiente e in crescita. E Roma, come sempre, rimane incollata alla sua vocazione culturale e turistica. Con uno spiraglio dato dal gradimento che i romani hanno espresso sull’Expo 2030: solo 13% dei cittadini è contrario alla candidatura, il 70% è favorevole perché strumento per garantire investimenti, riqualificare aree e migliorare trasporti.

«Riposizionare la città nel mondo – afferma Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale – anche con investimenti privati. Lo stadio della Roma, per esempio, si stima sia sull'ordine dei 500 milioni. L'impianto, dunque, insieme a Rome Technopole grazie al Pnrr porterà investimenti e risanerà un pezzo importante di una zona oggi non valorizzata. A Ostia il nuovo programma arenili e investimenti in sinergia con la Regione». La semplificazione sembra essere il passepartout: riduzione dei tempi, possibilità di trasformare l’esistente e uniformarsi alle normative nazionali che hanno permesso una maggiore flessibilità nel cambio di destinazione d’uso.

«Il patrimonio pubblico di Roma Capitale è un enorme potenziale inespresso di rigenerazione urbana e capitale sociale», spiega Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale. «Il cuore della sfida è il patrimonio pubblico e la priorità recuperare spazi in disuso, con l’obiettivo di risanare le periferie, grazie a investitori pubblici e privati e in partnership. Ma è l’abitare che dovrà affrontare un’ambiziosa sfida, sul social housing siamo indietro, ma dobbiamo raccoglierla». conclude.

La città dei 15 minuti approda anche nella politica del Campidoglio. Per Roberto Gualtieri, sindaco di Roma Capitale «occorre un’innovazione politica di cambiamento, non solo nei tempi, ma soprattutto dal punto di vista della visione. Roma ha tanti problemi e limiti, ma potenziali adattamenti. Roma deve recuperare un gap ma può e deve fare più e meglio. No a cattedrali nel deserto, ma risanamento generale. Quartieri con ibridazione, mixitè a ogni livello, dentro comparti, ambiti e zone più bilanciate ognuna con vocazione che fa da traino e fa parte della metropoli».

Le città saranno un traino, a da dove si comincia? A dare una prima risposta la politica. Per l’onorevole Alessandro Cattaneo, capogruppo di Forza Italia alla Camera, la ricetta è semplice: partnership pubblico privato e leggi certe per l’imprenditore. Per la senatrice Maria Stella Gelmini, gruppo parlamentare Azione – Italia viva, si riparte con la legge per la rigenerazione urbana. Una legge condivisa che vada nella direzione della semplificazione. «La riqualificazione energetica edilizia» la priorità per il senatore Antonio Misiani, gruppo parlamentare del Pd, già viceministro dell’Economia e delle Finanze. Ma la linea del governo è mettere mano a riforme fiscali. Soprattutto per il comparto immobiliare, elaborare una riforma del sistema della tassazione della casa, con legge delega.

Le conclusioni di Silvia Rovere mettono l’accento sul Superbonus. «Occorre riflettere su quella che finora è stata la politica più importante volta favorire la transizione ecologica, ovvero il cosiddetto Superbonus. La misura, però, ha fatto emergere alcune serie criticità, che devono necessariamente essere corrette. Un incentivo al tempo stesso molto generoso ed erogato in un breve lasso di tempo, unito al disallineamento di interessi tra chi beneficia del bonus e chi ne sostiene il costo (lo Stato) ha ovviamente spinto al rialzo i costi per le ristrutturazioni. Questo vizio originale della misura ben evidenziato dall’allora Premier Mario Draghi ha generato un’inflazione sui costi di ristrutturazione ben superiore a quella giustificabile dall’andamento dei costi dei materiali e dell’energia a livello internazionale».

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Francesca Fradelloni
Claudia Rubino
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