Brussels Beer Project: visione (e tempo), dialogo e partnership tra pubblico e privato

10-10-2022 Paola Pierotti 5 minuti

Ad Utopian Hours i fondatori del progetto che fa scuola di place-making

Eravamo interessati alle nozioni di imprenditoria sociale e abbiamo lavorato in questo settore prima di lanciare il progetto. Con BBP, vogliamo preparare una nuova Bruxelles e partecipare alla costruzione intangibile e tangibile della città.
Sébastien Morvan

La birra belga si è conquistata nel 2016 un attestato di cultura diventato patrimonio immateriale dell’umanità Unesco (grazie alle decine di birrifici artigianali che ne raccontano il territorio) ed è anche un driver per la rigenerazione urbana, l’incipit di un modello di place-making che fa scuola. L’iniziativa si chiama Brussels Beer Project – nato nel 2013 come nuovo birrificio, nel cuore di Bruxelles, grazie a una campagna di crowdfunding – e oggi partecipa alla trasformazione della capitale belga, avendo preso vita nel cuore multiculturale della capitale. Questa storia è stata scelta da Utopian Hours in programma a Torino dal 14 al 16 ottobre 2022 per evidenziare luci e ombre di un processo di cambiamento durato anni, che tiene insieme il rapporto tra contenuto e contenitore, la negoziazione tra pubblico e privato, e il tema delle “vocazioni” di un territorio che scommette sul futuro, senza dimenticare le proprie radici.

Nel 2022 il Brussels Beer Project ha inaugurato Port Sud: il più grande birrificio della città che con i suoi 1000 metri quadrati di spazi si affaccia sul canale che collega Anderlecht al centro.

«Questa trasformazione – spiegano da Utopian Hours – porta con sé critiche, come spesso accade quando imprese private si affacciano in zone poco frequentate. Ma Port Sud vive un processo di cambiamento che dura ormai da dieci anni, diventando oggi uno spazio che ha avuto nuova vita in risposta a una chiamata da parte dell’amministrazione cittadina per rigenerare quell’area. A Utopian hours i fondatori del Brussels Beer Project (nel pomeriggio del 15 ottobre) racconteranno gli ingredienti per contribuire positivamente allo sviluppo di una città che cambia».

Tutto è partito da un collettivo di giovani che ogni anno sperimentano diverse tipologie di birre, affidandosi poi ad una community di oltre 2mila sostenitori e assaggiatori per decidere quali mettere in commercio e quali scartare. Oggi distribuisce le sue birre in circa 150 bar e ristoranti di Bruxelles e in oltre 20 paesi d’Europa. La struttura è nata da un progetto di riqualificazione di una zona dismessa della città e presta un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale: l’elettricità è prodotta con fonti rinnovabili (pannelli solari compresi) così come il riscaldamento, mentre il tetto permette di raccogliere l’acqua piovana in una cisterna da 40mila litri. Collegato al centro città anche grazie ad una pista ciclabile, BBP Port Sud si candida a diventare uno dei nuovi punti di riferimento per gli appassionati di birra e, più in generale, per trascorrere il tempo libero: grazie anche ad un’ampia terrazza soleggiata di mille metri quadrati, attrezzata con oltre 200 posti.


Si tratta di un progetto che tiene insieme il rapporto tra contenuto e contenitore, la negoziazione tra pubblico e privato, e il tema delle “vocazioni” di un territorio che scommette sul futuro.


Sébastien Morvan di BBP racconta a thebrief come è nata questa scommessa: «con Olivier, co-fondatore con me di questo progetto, abbiamo lasciato i nostri lavori precedenti perché volevamo costruire qualcosa che avesse senso. Eravamo interessati alle nozioni di imprenditoria sociale e abbiamo lavorato in questo settore prima di lanciare il progetto. Con BBP, vogliamo preparare una nuova Bruxelles e partecipare alla costruzione intangibile e tangibile della città. Fin dai primi giorni – racconta – abbiamo avuto un enorme sostegno dalla città. Il pubblico è stato di fondamentale aiuto per trovare una buona posizione, attirare i migliori architetti per definire il piano di trasformazione, e aiutarci per i vari permessi». Non un miracolo, i co-fondatori di BBP hanno scelto di parlare da subito con l’amministrazione, di giocare d’anticipo per porre le basi per «avanzare molto più velocemente nel corso del processo. Infine – dice Morvan – abbiamo coinvolto attivamente la Pa anche nella selezione dei progettisti e delle scelte, perché il progetto fosse effettivamente condiviso».

Parliamo di un’area di 2mila metri quadrati, era una «discarica urbana selvaggia» ed è diventata un birrificio e un beer-garden che accoglie una comunità in crescita. «La città ha riscoperto quella che una volta era un’area morta, grazie al birrificio e ai suoi sviluppi è stata aperta una strada, attrezzato un parco giochi per i bambini e oggi pubblico e privato – aggiunge – stanno capendo come avviare operazioni per offrire nuovi alloggi a prezzi accessibili. Al posto del grande parcheggio caotico che c’è ora, nei prossimi mesi verrà creata una nuova piazza proprio di fronte alla birreria».

L'architettura è stato un elemento di forza, «il progetto ha impostato l'atteggiamento e ha portato energia in questo luogo. L'edificio è pieno di colori e trasferisce vibrazioni positive. Dà anche un senso di orgoglio a un quartiere che lo merita». Una ricetta per costruire la community (tema caro all’evento torinese come racconta anche Majora Carter in un’intervista a thebrief) ancora non c’è, ma BBP ha la sua storia da raccontare.

«Stiamo ancora imparando, non abbiamo ancora trovato la ricetta magica. Miriamo a creare un luogo sicuro, caldo e accessibile per tutti i vicini di quartiere e la comunità estesa. Tuttavia, non stiamo ancora raggiungendo il tipo di diversità che vorremmo vedere. Mentre capiamo che la comunità musulmana non si precipiterà in un beer-garden, speriamo di vedere più e più vicini che sono lontani dal mondo della birra artigianale partecipare a questa sfida. Ci vuole tempo per costruire il dialogo e la comprensione reciproca, BBP è un progetto di lungo periodo».

Foto di copertina BBP Porto Sud © Utopian Hours

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Paola Pierotti
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