Città e architettura, come riscrivere le regole
Tante le sfide che attendono i grandi centri urbani ma c’è bisogno di competenze interdisciplinari
Tornare alla scala umana. Generare intersezioni. «Scommettere sulla città policentrica. Applicare di volta in volta, con progetti customizzati, il modello della “città dei 15 minuti”, passando dai 5 minuti ai 30, se si tratta di un parco o di una grande città» come dice lo stesso ideatore del concetto della città della prossimità Carlos Moreno, consulente della sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che ha aggiunto «la città è sostenibile se è viva, se è possibile scegliere». Considerare il tempo come variabile e risorsa: quello che serve per la programmazione urbanistica e quello degli usi transitori, il tempo come orizzonte per progettare il futuro delle prossime generazioni e il tempo che non c’è per far fronte al cambiamento climatico e alle urgenze sociali. Tenere sotto controllo il tempo, trovare l’equilibrio tra impatto sociale, economico e ambientale. E ancora, credere nell’architettura come “bene comune”, con attenzione alle declinazioni del New European Bauhaus che associa bellezza, ecologia, inclusione sociale e la capacità di “fare insieme”. Riconsiderare il rapporto tra spazio e tempo. Guardare alle città con un approccio olistico. Accendere un riflettore sul governo del territorio considerando ad esempio che «il conflitto in essere in Ucraina ha strettamente a che fare con una questione energetica» ha detto Ruth Shagemann, presidente del consiglio degli architetti d’Europa.
Da Padova, con la decima edizione della Biennale internazionale Barbara Cappochin una voce corale ha acceso i riflettori sulla città, portando sul palco chi le amministra, come il vicesindaco della città di Bordeaux Bernard Blanc o Janet Sanz vicesindaca della città di Barcellona, o ancora Arnaud Ngatcha, vicesindaco di Parigi. Insieme a loro anche gli architetti-capo di alcune città come Sylvie Labeque direttrice du Syndicat du ScoT de l’aire mètropolitane bordelaise, o Xavier Matilla architetto-capo di Barcellona, e anche Jorge Pérez Jaramillo già direttore della pianificazione di Medellin in Colombia.
Il dibattito spazia dall’urbanistica come «questione sociale» alla necessità di proporre modelli flessibili. Come? Da più voci l’osservazione è che «serve una rivoluzione oltre le competenze». «Siamo prigionieri di una ripartizione delle competenze». E tenendo insieme i tanti temi spesso appannaggio di diversi ministeri e dipartimenti, «serve trovare calma in città» ha detto Matilla.
«Oggi di fatto siamo ancora nel campo della sperimentazione – ha detto Labeque che a Bordeaux sta lavorando sul tema della città bioclimatica – la città della prossimità ha generato approcci progettuali diversi e customizzati, bisogna generalizzare il modello, replicare le esperienze, costruire strategie concrete. I temi sono tutti sul tavolo: transizione energetica, continuità ecologica, mobilità. Il tutto va integrato alle diverse scale».
Ancora una volta quando si parla di città il tema è quello della governance. «Servono nuove forme di governance, bisogna includere la collettività, portare innovazione e dare continuità nel tempo» si è detto a Padova.
Urge un nuovo rapporto tra regole e progetto ed è stato il giurista Bruno Barel ad accendere i riflettori sulla riforma del governo del territorio, a 80 anni dalla legge urbanistica italiana stilando una lista di cosa c’è da tenere (come il primato della pianificazione, l’attenzione alla partecipazione comunitaria alla pianificazione, il bilanciamento tra città pubblica e privata, la correlazione gerarchica tra urbanizzazione ed edificazione, il controllo pubblico preventivo sulle trasformazioni urbanistico-edilizie, il principio perequativo) e quali sono gli ingredienti da aggiungere (come la questione sul contenimento del consumo di suolo, la rigenerazione urbana e le demolizioni, la valorizzazione del verde urbano, la riduzione del consumo energetico degli edifici, il risparmio idrico, il riciclo dei materiali edili e i riusi temporanei). Dibattito aperto in Italia rispetto al quale ha portato in presa diretta un contributo il senatore Andrea Ferrazzi ha sottolineato che «la sfida deve essere quella di realizzare una policy nazionale dell’agenda urbana».
Nell’iniziativa curata e promossa dalla Fondazione Barbara Cappochin l’architettura si riprende la scena sensibilizzando opinione pubblica, colleghi e altre categorie, chiedendo un impegno congiunto. «Dobbiamo lavorare tutti insieme, mettendo a disposizione le competenze e le condividendo diverse prospettive – ha aggiunto Shagemann – sottolineando che agli architetti spetta il dovere di saper trasformare le idee in progetti, portando la qualità nello spazio».
In copertina: Carlos Moreno, consulente della sindaca di Parigi Anne Hidalgo
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