20-04-2022 Luigi Rucco 2 minuti

La centralità del progetto nella riforma dei contratti pubblici

Ok dalla Rete professioni tecniche alla legge delega, ma resta da fare per una maggiore apertura del mercato

Dal 2013 la Rete professioni tecniche coordina la presenza a livello istituzionale degli enti rappresentativi delle professioni tecniche e scientifiche, promuovendo l’utilizzo delle conoscenze specifiche del settore sul territorio nazionale. Per questo, VIII commissione Ambiente, territorio, lavori pubblici della Camera dei deputati, nell’ambito dell’esame della delega al governo in materia di contratti pubblici, ha ascoltato l’associazione per un riscontro sui propri progetti riformativi.

La Rpt ha espresso il proprio parere favorevole sui testi di riforma presentati dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dal Mims.

Il progetto al centro. I costi e i tempi di realizzazione delle opere nel nostro Paese sono più alti della media europea. Attualmente in Italia l’incidenza dei servizi tecnici sul totale dell’opera è del 17,4%, contro una media europea ben al di sopra del 20 per cento. Anche il fatturato italiano del comparto dei servizi di ingegneria e architettura risulta essere più basso della media europea (13,9% contro i 18,3%).

Le proposte migliorative sono molteplici, come l’introduzione all'interno del codice dei contratti di una disciplina specifica relativa ai servizi di architettura e ingegneria, la valorizzazione della qualità del progetto e l’autonomia del progettista rispetto all’impresa esecutrice lavori; la definizione dei casi in cui è possibile ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, il favorire la promozione di procedure di selezione per l’affidamento dei Sia e di altri servizi tecnici che puntino non più su elementi quantitativi come la riduzione del tempo e del prezzo.

Semplificazione e accelerazione delle procedure. Accolta favorevolmente dalla Rpt la necessità di adeguare il settore dei contratti pubblici all’evoluzione della giurisprudenza nazionale ed eurocomunitaria. Anche per garantire alla disciplina codicistica semplicità e chiarezza, limitando l’eccessivo ricorso alla normativa regolamentare.


Il fine ultimo rimane quello di permettere la più ampia partecipazione delle pubbliche amministrazioni ai bandi, consentendo l’ammissione ai finanziamenti ed eliminando ogni forma di regolamentazione superiore ai livelli minimi previsti dalle direttive europee.


Divieto di “gold plating”. La legge prevede una stretta aderenza alle direttive europee promuovendo l’utilizzo di centrali di committenza, così da semplificare la normativa in merito a programmazione e localizzazione delle opere. Si vuole così limitare del tutto il fenomeno del “gold plating”, ossia l’introduzione di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive comunitarie.

La valorizzazione delle competenze tecniche e professionali passa anche attraverso lo snellimento dei livelli di progettazione e la razionalizzazione della composizione dell’attività del consiglio superiore dei Lavori pubblici.

Lo scenario futuro è sicuramente quello di una maggiore apertura del mercato, che permetta di rendere efficiente tutto il settore soprattutto per quanto riguarda la realizzazione delle opere pubbliche. Una leva per migliorare le condizioni di accesso al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni degli operatori economici di piccole e medie dimensioni. Una annosa sfida: alleggerire una macchina burocratica.

Foto di copertina ©ijeab via Unsplash

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Luigi Rucco
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