Raccontare il cemento: una storia di innovazione (con Tullia Iori per Federbeton)
Un nuovo progetto per la rivista scientifica della federazione confindustriale
In un’epoca di grandi sfide, c’è chi le raccoglie. Siamo in un momento in cui i materiali sono al centro del dibattito sull’edilizia del futuro, sia per la loro sostenibilità sia per il loro alto o basso impatto ambientale, o ancora per il rincaro dei prezzi. Materiali anche, spiegano i tecnici del settore, grazie ai nuovi modelli digitali possono essere scelti e analizzati nei minimi dettagli per consentire risparmi e minori emissioni. Di nuovo, nell’era degli Esg, degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, dell’offsite, della tassonomia e della neutralità climatica, legno, ferro e vetro balzano alla ribalta come i materiali privilegiati per le nuove costruzioni.
E il cemento? C’è ancora posto per questo antico, quanto solido, materiale?
Alcuni pensano di no (recentemente Hani Rashid di Asymptote Architecture, in Italia per un convegno, ha dichiarato che andrebbero sostituito con elementi più sostenibili), altri ne apprezzano nel tempo la solidità, la qualità e la rigorosità, scommettendo sull’innovazione.
A esattamente 12 anni dall’ultimo numero, Federbeton raccoglie queste sfide e ridà alle stampe la storica rivista L’Industria italiana del cemento, questa volta sotto la direzione scientifica di Tullia Iori, docente a Roma Tor Vergata e storica dell’ingegneria e dell’architettura, già autrice di saggi e programmi radiofonici sul tema. Un “primo” numero che riprende le fila da dove il magazine si era fermato, anche nella numerazione (continuando con l’855), ma che lo trova rinnovato nei contenuti e nella grafica, il cui progetto è stato affidato a MoSt – More studio, agenzia creativa milanese parte del gruppo in cui figura anche Rivista Studio.
Una rivista veramente “patinata”, ricca di contenuti che spaziano dalla storia all’innovazione delle costruzioni in calcestruzzo, con un due focus particolari su Zaha Hadid (iconiche le sue strutture realizzate in questo materiale) e sui grattacieli di CityLife a Milano, passando per i 50 anni dell’Autostrada del Sole, il Ponte Morandi di Genova, fino a un articolo sulla stampa tridimensionale in cemento. Centoquarantaquattro pagine e numerosi i collaboratori, con le opere più significative degli ultimi 10 anni, e dove ogni progetto è arricchito da una scheda che non è solo tecnica, ma anche storica e divulgativa, che descrive nei dettagli come il calcestruzzo sia stato impiegato per quel particolare intervento. Si scopre così che, per il Museo Maxxi di Roma di Zaha Hadid, «una centrale di betonaggio in loco ha garantito getti di cemento fino a 120 metri cubi per 12 ore consecutive, mentre casserrature su misura sono state prefabbricate in sezioni larghe 2,4 metri e alte fino a 14». Il tutto per creare una nuova miscela, chiamata 3sc, che «fosse capace di assicurare un’adeguata espansione anche in assenza di stagionatura umida» evitando al cemento di creparsi. Una vera e propria alleanza tra ricerca e applicazione. O ancora, nel caso della Torre Hadid a Milano (conosciuta anche come “Lo storto”) è stata l’italiana Redesco, con un nuovo metodo, a rendere possibile la torsione della torre in fase di realizzazione, e per la Torre Libeskind (“Il curvo”), sempre a Citylife, a risolvere il problema della “corona” in cima all’edificio.
«Sembrava, solo un decennio fa, che tutto si sarebbe piegato a internet: blog, siti web e poi, i social: Facebook, Twitter e dopo anche Instagram – scrive Tullia Iori nel suo editoriale – chi avrebbe più avuto voglia di sfogliare una rivista?» si chiede ancora la direttrice scientifica, che puntualizza «la rivista riparte con un racconto di tutto quello che ci siamo persi nei numeri mancanti: perché la rivista si è fermata, ma il cemento no. Assolutamente no».
Ecco, quindi, un racconto che si snoda attraverso testi e immagini, che spaziano dai grandi maestri che hanno fatto la storia dell’ingegneria italiana con il cemento armato, come Silvano Zorzi, Sergio Musmeci, Riccardo Morandi e Pier Luigi Nervi, fino alle innovazioni odierne, con nuove miscele e nuove soluzioni che vanno nella direzione della neutralità carbonica, obiettivo che l’Ue si è posta di raggiungere entro il 2050.
Un modo per ripartire e raccontare questo materiale, mai dimenticato, e che oggi si reinventa in un mondo che sempre più necessita di una rivoluzione ecologica, anche nelle costruzioni.
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