Quando lo sport fa città. Da Prato ad Assisi le lezioni del pubblico
Tra i privati, il laboratorio del Viola Park di Bagno a Ripoli ideato come un campus universitario
Lo sport come valido attivatore di rigenerazione urbana, ma anche sociale e culturale. Da progetti su larga – come gli stadi dei grandi club – a interventi mirati che riguardano porzioni di città più contenute, da partnership pubblico-privato a iniziative esclusivamente pubbliche, sono tanti gli esempi negli ultimi anni di impianti sportivi che sono diventati una leva per la ricucitura e il rammendo urbano. Alcune di questi casi, sono stati esplorati nei giorni di Urbanpromo 2021, i cui si è discusso di nuove centralità, identità e investimenti nel campo dello sport.
E se da una parte i maggiori club calcistici italiani, sulla scia di quelli anglosassoni, investono in strutture multifunzionali (vedi lo Juventus Stadium o lo stadio Friuli dell’Udinese) con un mix di destinazioni d’uso che vanno dalla ristorazione al retail che rendono queste strutture fruibili dalla cittadinanza 365 giorni all’anno, si fanno strada anche progetti in centri minori del Paese, dove la Pa gioca un ruolo chiave. Come nel caso di Assisi, uno dei centri di eccellenza della boxe a livello europeo, e dove l’amministrazione appena riconfermata punta su un nuovo masterplan di riqualificazione dell’area della ex fabbrica di solfati della Montedison, per un intervento che tiene insieme sport, urbanistica e cultura, ridando vita a 2 dei padiglioni industriali firmati da Nervi e Morandi. O ancora Prato, seconda città della Toscana, dove il Comune con il progetto Riversibility è riuscito a recuperare e restituire alla cittadinanza, nel corso di 5 anni, parte del Parco fluviale del fiume Bisenzio, costruendo dei playground di ristoro, di sport e di svago, grazie all’utilizzando vecchi container, che sono andate ad aggiungersi alla pista ciclabile costruita a partire dagli anni ‘90. Ma di Prato è anche il progetto Macrolotto Zero, in parte finanziato con gli 8 milioni di euro arrivati dal bando Piu (Progetti di innovazione urbana) della Regione Toscana, ad essere diventato simbolo di rigenerazione attraverso lo sport. Un macro-lotto industriale cresciuto in maniera caotica con il boom del tessile, un quartiere con un’altissima densità, successivamente abbandonato con la crisi degli anni ’90 e diventato la base della numerosa comunità cinese della città. «L’obiettivo era connotare il quartiere di uno spazio riconoscibile, di aggregazione e socialità, di appartenenza – spiega l’architetto Massimo Fabbri, intervenuto all’evento – e di riportare i servizi pubblici nell'area». Un intervento di riuso dell’esistente, che ha trasformato un luogo di abbandono e di isolamento in un landmark dedicato allo sport e al tempo libero, con uno skate park, un playground, un mercato coperto con un centro culturale, inseriti in un più ampio progetto di mobilità sostenibile, che è diventato un’opportunità anche per la comunità cinese di appropriarsi di questo luogo recuperato.
Tra i tanti, a Milano e Varese ci sono due dei nuovi interventi di Sportium, parte del gruppo Progetto Cmr, che attraverso impianti sportivi multifunzionali, anche di ispirazione americana, hanno dotato le due città lombarde di nuovi luoghi di aggregazione e di cultura sportiva. A Milano il Bocconi Sport Center, inserito nel progetto per la nuova sede dell’università meneghina progettato dagli architetti giapponesi di Sanaa e inaugurato a settembre, comprende l’unica piscina coperta di 50 metri del capoluogo, palestre, spazi sportivi dedicati agli alunni e alla cittadinanza. A Varese invece è l’hockey a farla da padrone: il nuovo Palaghiaccio, ricavato in un edificio in alto stato di degrado, sarà trasformato in una struttura a emissioni quasi zero, che prevede al suo interno anche una piscina, spazi di ristoro, e di attività per le associazioni sportive locali. Il tutto interamente accessibile anche ai diversamente abili e attrezzato per l’hockey paralimpico. Consegna prevista settembre 2022.
Ma nel racconto sulle nuove centralità urbane non possono mancare i grandi impianti sportivi, su iniziativa privata. E qui gli esempi vengono da Cagliari, con il nuovo stadio della città ancora firmato Sportium, al nuovo Viola Park di Bagno a Ripoli, centro sportivo della Fiorentina calcio, progettato da Marco Casamonti & Partners – Archea Associati. A Cagliari si tratta di una struttura moderna, multifunzionale, tra i 25.200 e i 30mila posti, che comprenderà anche un hotel da 120 camere, gli uffici della squadra, una spa, un centro medico, un negozio, e altri spazi commerciali, che mira a ricucire il quartiere di Sant’Elia, una zona complessa con quartieri difficili del capoluogo sardo, con il resto della città. Un concept, ha spiegato Giovanni Giacobone, architetto e consigliere delegato di Sportium, che attinge dalle tradizioni e dagli elementi del territorio, come la pietra gialla, il mare, la macchia mediterranea, mixandoli in un’architettura di carattere moderno.
Diverso il caso del Viola Park, dove la sinergia tra Pa, progettisti e la società guidata da Rocco Commisso, permetterà, nelle parole del sindaco Francesco Casini, «di arrivare alla realizzazione di un progetto di 80 milioni di euro in 3 anni. Un bell’esempio da presentare, anche per chi fa impresa all’estero». Solo 16 mesi per il permesso di costruire, per un’area di 25 ettari (con una superficie lorda consentita di 22mila mq) che subirà il cambio di destinazione: per metà era ad uso agricolo e sarà convertita ad uso sportivo, e dove sorgerà il centro sportivo della società Viola. Dieci campi di calcio, un ministadio da 3mila posti per le giovanili e la squadra femminile, gli uffici del club, strutture ricettive per le squadre del club, un auditorium e una sala conferenze, il liceo sportivo, oltre a 1.000 alberi piantumati sono alcune delle caratteristiche del progetto. Per l'architetto Marco Casamonti «sarà il primo centro sportivo in Europa con parità tra i generi, ma anche luogo di transizione tra generi e generazioni, dove si incontreranno uomini, donne, giovani». Il Viola Park, concepito come un campus universitario, sorgerà al capolinea della nuova tramvia, parte del progetto di urbanistica del Comune di Firenze, e «funzionerà da cuscinetto per una transizione soft tra la città costruita e la campagna» ha concluso Casamonti.
In copertina: il progetto MacroLotto Zero ©Comune di Prato
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