Dal Pnrr 54 miliardi per la rigenerazione urbana, puntare su partnership Pa-privati

28-10-2021 Chiara Brivio 3 minuti

Oltre 500 milioni (con istituzioni e operatori qualificati) con il Coima Esg city impact fund

Il tema della rigenerazione urbana non può essere slegato da quello delle infrastrutture se si vuole colmare il gap con il resto dell’Europa, che ammonta a 100 milioni di mq potenzialmente ancora da sviluppare.
Manfredi Catella

Si stima che oltre 54 miliardi di euro nel Pnrr potrebbero essere utilizzati per la rigenerazione urbana dei territori italiani. È questa la novità emersa dalla decima edizione del Coima Real Estate Forum, dove il dibattito si è concentrato sul tema degli Esg, sulle tendenze del mercato immobiliare e sulle opportunità per la Capitale.

«Con una lettura verticale delle missioni del Pnrr – ha spiegato Manfredi Catella, founder e Ceo di Coima – sono 9,02 i miliardi allocati per la rigenerazione urbana. Ma se si analizzano orizzontalmente le 6 missioni, si arriva a 54 miliardi di euro, che diventano 85 se si inseriscono anche gli investimenti per la quota infrastrutturale». Perché secondo la ricerca sviluppata da Coima «il tema della rigenerazione urbana non può essere slegato da quello delle infrastrutture se si vuole colmare il gap con il resto dell’Europa, che ammonta a 100 milioni di mq potenzialmente ancora da sviluppare». E sarà anche grazie al fondo di investimento Coima Esg city impact fund, che mira a superare i 500 milioni in partnership con istituzioni e operatori qualificati, che il player milanese proseguirà nei suoi progetti di rigenerazione, guardando con interesse anche alla città di Roma.

Ma, ha poi aggiunto Catella, senza una governance orizzontale, una nuova partnership pubblico-privato, senza la sburocratizzazione della Pa (invocata anche nella recente presentazione del Rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola) e la definizione di nuovi obiettivi Esg di tipo qualitativo – che possano favorire anche uno sviluppo immobiliare in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo – non si potranno raggiungere questi risultati. «In Italia manca un approccio sistemico. Il Pnrr – ha poi aggiunto – è una grande opportunità se viene letto orizzontalmente e con una riflessione di governance. Per fare rigenerazione urbana servirà un’agenda pubblica chiara (il ministro Giovannini parla di un’agenda urbana ndr) e condivisa con tutta la Pa, regioni, comuni e sovrintendenze». Inclusi anche quei 350 milioni di mq di proprietà della Pubblica amministrazione, «che bisogna sbloccare – ha detto ancora – altrimenti non si potranno avviare progetti di rigenerazione urbana industriale in Italia».

Cortesia Coima

E sul difficile rapporto con la Pa ha richiamato l’attenzione anche Francesca Maione del Consiglio d'amministrazione di Inail, intervenuta al forum. «È chiaro che bisogna riscrivere le regole – ha puntualizzato – perché i soldi del Pnrr arriveranno sulle strutture locali, e non tutti hanno uffici tecnici in grado di mettere a terra i progetti previsti. Non a caso la Pa ha iniziato una grossa procedura di reclutamento, con diverse linee di intervento mirate alla gestione Piano nazionale, con il coinvolgimento di elevate professionalità». Ma potrà l’urgenza del Pnrr favorire la creazione di un vero sistema? Sì, secondo Carla Patrizia Ferrari, Cfo di Fondazione Compagnia di San Paolo, «fare sistema oggi è l’urgenza – ha puntualizzato –. Il fatto che il Pnrr abbia una scadenza certa, il 2026, è un elemento che spingerà verso questa logica».

Centrale sarà anche il ruolo che giocherà Roma in questo nuovo scenario, una città dove non mancheranno i grandi eventi nei prossimi anni – si pensi al Giubileo del 2025 o alla candidatura a Expo 2030 – e che ha una lunga storia di rigenerazione urbana, oltre che di capacità di attrarre capitali internazionali, ad integrazione di quelli italiani. «Non vedo contrapposizione tra Milano e Roma, ma solo contenuti da condividere» ha chiosato Catella.

In copertina: @Michael Gaida via Pixabay 

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Chiara Brivio
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