Superbonus, politici e imprese tutti uniti: perché la proroga al 2023
La burocrazia il grande nemico. Conte: «Il Movimento sarà garante», ma per Bersani e Letta serve anche più equità e trasparenza contro il lavoro nero
Dai sindacati alla politica (destra e sinistra), dai professionisti agli imprenditori, tutti uniti per la proroga del Superbonus 110% al 2023. Misura necessaria, utile e capace di innescare un circolo virtuoso, ma con un grosso nodo (la burocrazia) e con degli aggiustamenti da fare per renderla più equa ed efficace in favore della trasparenza per combattere lavoro nero e l’evasione fiscale.
Questa la sintesi della riflessione emersa dall’incontro tra politici e imprenditori della filiera dell’edilizia, da cui è anche apparsa chiara la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte che si è proposto come garante, insieme al Movimento 5 Stelle, della proroga al 2023. «Coperture adeguate con fondi aggiuntivi, perché non bastano le somme non utilizzate. Gli operatori devono avere la certezza delle coperture», ha spiegato Conte. «La misura è cara al Movimento Cinque Stelle, siamo i padrini di questo incentivo, nato per fronteggiare la crisi di un settore, quello delle costruzioni, in difficoltà da tempo. Rafforzata dall’intento di parlare lo stesso linguaggio della transizione ecologica. Gli oltre 10mila cantieri avviati non possono seguire una battuta d’arresto. Sarà, inoltre, uno strumento efficace per far crescere un settore, quello del turismo, che ha strutture carenti, e che potrebbe trovare nel Superbonus, un nuovo volano», conclude Conte.
Un messaggio forte che ha da subito evidenziato la forte coesione di tutti i protagonisti in campo, sulla strada da intraprendere.
«Siamo convinti che senza un’azione decisa e unita, rischiamo di spegnere questo provvedimento. Un provvedimento che contribuisce alla crescita del Paese. La filiera che ne fa parte – spiega Gabriele Buia, presidente dell’Ance – rappresenta numerosi posti di lavoro, ma da segnalare c’è anche un aumento della qualità, il risparmio energetico in linea con le richieste dell’Europa e un abbassamento dei costi in bolletta per le famiglie».
Durante la giornata di approfondimento si sono portati alla luce i numeri: al 28 aprile 2021 risultano quasi 13mila gli interventi legati al Superbonus per un ammontare corrispondente di oltre 1,6 miliardi di euro. Rispetto alla precedente pubblicazione del 13 aprile, si osserva un ulteriore significativo aumento in sole due settimane del 26,8% in termini di numeri e del 36% nell'importo. Segnali che una semplificazione normativa non c’è stata: per aprire un cantiere servono 5 delibere condominiali, 6 mesi per accedere ai documenti della Pa, 40 documenti da caricare sulle piattaforme per la cessione del credito, 36 procedure complesse e all’attivo ci sono 6.500 interpelli dell’Agenzia delle Entrate. Cifre spaventose che rendono l’idea sulle problematicità.
«Il tema è anche un altro: è una misura che costa? No. Perchè tanto lo Stato recupera. Con questo incentivo il risparmio non è solo nel presente, ma anche per il futuro. Ogni anno questo Paese spende 5 miliardi per l’antisismica. Sono somme messe in campo per la prevenzione. Quindi è un incentivo che fa risparmiare anche nel lungo periodo. Il Superbonus è una grandissima innovazione, ma quando arriva a terra cade su un mondo di norme, di complessità, di stratificazione burocratica che frena la sua efficacia. Quindi la proroga al 2023 è fondamentale», spiega Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri (Cni) e rappresentante della Rete delle Professioni Tecniche.
«Se c’è un segno di ripresa è strettamente connesso con il settore dell’edilizia. Sicuramente la misura del Superbonus è stata fondamentale. La vera riforma che trasformerà l’efficacia è quella della Pa. In questa misura c’è una reticenza di tipo ideologico», interviene Alberto Bagnai, economista della Lega.
Tutti d’accordo sul non restringere le categorie di chi può accedere, non è l’incentivo per le villette. Da più parti però l’esigenza di una maggiore attenzione all’equità sociale.
A rimarcarlo la Cgil Fillea, il Pd e Articolo Uno. È ancora una misura un po’ “grossolana” che non distingue fasce di reddito. «Lavoriamo a far convergere le necessità dei lavoratori e delle imprese, il sistema delle relazioni industriali è una parte della strategia. La misura va prorogata, ma ci dobbiamo chiedere: sta funzionando per tutti? O sta funzionando per le villette e le case più moderne e non per le case più brutte e vecchie, la maggioranza, abitate da chi ha redditi più bassi? Questo a noi sindacalisti interessa», spiega Alessandro Genovesi, segretario generale di Cgil Fillea.
«È una misura che vorremmo parlasse ai beneficiari e ai lavoratori. Valorizzerei non solo l’importante fattore economico, ma anche sociale. Case più vecchie più inquinanti e più insicure, ma se vogliamo che un’impresa assuma e investa bisogna essere in grado di pianificare, quindi è fondamentale la proroga. Un anno di proroga del 110, vale lavoro: 85mila full time e 20mila nella produzione dei materiali, insomma quasi 110mila posti di lavoro nel settore dell’edilizia che può essere anche un grande bacino occupazionale di chi il lavoro oggi lo ha perso. Dati Cgil».
«È anche una grande spinta per la qualificazione e riqualificazione delle imprese. Infatti, sfidare un’impresa a utilizzare nuovi materiali e tecniche obbliga ad investire in qualità. Poi risparmiamo in salute, tagliando la Co2, e risparmiamo in bolletta».
Alessandro Genovesi, segretario generale di Cgil Fillea
«La stabilizzazione della norma, è una questione di buon senso – dice Enrico Letta, segretario nazionale Pd – però credo sia importante dirsi la verità: dobbiamo facilitare l’accesso ai condomini più “bisognosi” di adeguamenti e sicurezza, bisogna intervenire sul tema della giustizia sociale con la capacità che arrivi ai più deboli. L’esperto sulla tracciabilità è fondamentale per battere l’evasione fiscale, lo vogliono pure i costruttori e le imprese. Diventi una priorità», spiega Letta.
«Siamo a dei provvedimenti che vanno da proroga in proroga, un bricolage. La legge Sabbatini ha il record, ma quando siamo d’accordo tutti non possiamo fare una misura a regime?», dice Luigi Bersani, leader di Articolo Uno. Il tema europeo della transizione ambientale avrà gambe solo se l’economia si potrà imparentare con il tema sociale, se così non sarà saranno misure monche. Ora noi siamo ancora dentro al bricolage. La prassi della proroga non va in un Paese che deve crescere, è anche la certezza che fa crescere. Noi però abbiamo anche bisogno di un piano delle piccole opere, perché bisogna attivare il lavoro a livello molecolare, piccola impresa, questa è la grande positività di questo incentivo. Tiriamo al 2023 semplificando, poi diamo diffusione, stabilità e trasparenza. E ricordiamoci, nei condomini c’è il nostro popolo».
«Adesione totale – dice Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – siamo dentro questa partita. È un provvedimento non solo in continuità con altri, ma ho portato a un cambio. Per accedere a questo incentivo bisogna fare un salto di classe energetica, quindi c’è un miglioramento delle competenze e del risparmio energetico, bisogna usare materiali non inquinanti e c’è la verifica delle prestazioni. Migliora la qualità del lavoro e le prestazioni. Un salto di qualità, ma deve essere migliorato, non basta se di corto respiro. Ora quello che noi chiediamo è metterlo nero su bianco». L’ultima preoccupazione arriva da Italia Viva che segnala come spartiacque la riforma della Pubblica Amministrazione, causa di molti nervosismi. «La voteremo tutti? Come andrà il dibattito parlamentare? Ora siamo tutti uniti, ma se davvero è la burocrazia a frenare, faremo di tutto per fare un passo avanti e risolvere questo nodo?», conclude Davide Faraone.
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