Norme leggere e più sussidiarietà, la vera semplificazione per il rilancio del paese
Aspettando il Congresso nazionale, dal CNI l’auspicio che il PNRR “alleggerisca” il sistema
Nessuna crescita senza semplificazioni. Dal presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano, il mantra è uno solo: «Il Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, grazie alle ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery Fund, è un’occasione irripetibile per mettere in moto l’Italia. Un obiettivo raggiungibile solo se si “alleggerisce” il sistema», insiste Zambrano durante il webinar del 23 aprile. Tra gli ospiti: politici e professionisti. Anche il Superbonus si è guadagnato il suo consueto spazio, tra gli argomenti più importanti. «La questione Sdel 110% è la più chiara dimostrazione del fenomeno della sovrapposizione delle leggi. La complessità normativa, i lunghi iter burocratici, il taglio ai dipendenti che lavorano nella Pa, hanno come conseguenza un clamoroso freno degli interventi. Infatti, per il 2021 era stato previsto un investimento di 6 miliardi di euro e siamo ad appena 500 milioni. Il traguardo è lontano, la fiducia sempre meno, per questo si è chiesta, con insistenza, la proroga al 2023».
Ma cosa intendiamo quando parliamo di semplificazioni? Innanzitutto, norme certe e snelle con una buona organizzazione del pubblico impiego. La Pubblica Amministrazione lamenta ormai da tempo un “capitale umano” non sufficiente per l’enorme mole di pratiche da smaltire (tema sotto i riflettori anche degli Architetti).
I numeri parlano con chiarezza: 57 miliardi di euro è il costo delle procedure così complesse di questo Paese. Si chiama burocrazia e l’effetto è quello di uno tsunami sull’efficienza e sul funzionamento della “cosa pubblica”.
«Con quella cifra quante somme potremmo dedicare al Superbonus?», aggiunge il Presidente degli Ingegneri. «Neanche a farlo apposta – ha aggiunto senatore Salvatore Margiotta – ieri un commissario tra i 29 incaricati dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini, mi ha detto: “io ora sono commissario, ma nel frattempo le cambiate le norme di impatto ambientale?”. In sostanza: le opere pubbliche non si sbloccano senza la semplificazione delle procedure». Il commissario non è una nuova professione, bisogna lavorare sulle leggi e farle funzionare e c’è bisogno di un forte senso di sussidiarietà. In Italia per realizzare un’opera di 1 milione di euro servono 5 anni. Più della metà di questo tempo serve ai funzionari per l’espletamento di gare e autorizzazioni. Per la realizzazione di un’opera di 100 milioni di euro si arriva addirittura a 15 anni, raccontano gli ingegneri.
I punti sono chiari: semplificazione del Codice dei Contratti, piano di qualificazione delle Stazioni Appaltanti, migliore gestione dei concorsi pubblici, patto per la collaborazione tra Pubblica Amministrazione e professionisti, piano per il principio di Sussidiarietà, rafforzamento dell’organico della Pa.
Una fotografia rimasta immobile nel tempo. Gianni Massa, vicepresidente vicario del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha ricordato durante il suo intervento, come 98 anni fa Ivanohe Bonomi ebbe la stessa urgenza di oggi di presentare un disegno di legge dal titolo: “La semplificazione dei servizi e la riduzione del personale”. Oggi come allora tanti i passi fatti, ma senza poter dire di aver abolito la burocrazia. «Tante leggi – segnala Massa – tutto si deve normare con l’approccio dell’”acchiappa ladri”, basta notare come vengono nominate alcune leggi: “Spazza-corrotti”, “Anti-furbetti”, perdendo completamente di vista che uno Stato deve reggere la sua struttura e la sua visione “con chi si comporta bene”».
E per il sindaco di Firenze, Dario Nardella, quello di semplificare sarebbe pure un passo importante per attuare la spending review. «Si parla di rigenerazione urbana, ma i tempi di accesso agli atti in un’epoca in cui si parla di digitalizzazione sono vergognosamente lunghi», continua Massa. «Altro tema attuale la transizione ecologica: pensiamo veramente che con gli stessi strumenti culturali e normativi potremo attuare la transizione? Se non cambiamo la cultura della norma, come possiamo cambiare la mobilità?», conclude il vicepresidente.
Per Gabriele Buia, presidente di Ance, «la semplificazione non può e non deve essere più soltanto un tema da convegno, ma deve diventare una realtà. Se nell’attuazione del Recovery Plan usassimo le norme attuali riusciremmo a spendere appena il 45% delle risorse disponibili. Il Codice degli Appalti va riscritto considerando che il problema non sono le procedure di gara». Per Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria «spesso quando si tenta di semplificare si finisce col complicare. Per semplificare occorre visione e programmazione».
Architettura ArchitetturaChiECome Arte Città Concorsi Culto Cultura Design Energia Festival Formazione Futuro Hospitality Housing Industria Ingegneria Italiani all'estero Legge architettura Libri Masterplanning Milano Norme e regole Premi Progettazione Real estate Retail Rigenerazione Urbana Salute Scommessa Roma Scuola Sostenibilità Spazi pubblici Sport Trasporti Turismo Uffici