Città a rischio e il futuro delle città. A Torino torna il festival Utopian Hours
Dal 23 al 25 ottobre alla Centrale della Nuvola Lavazza
Città a rischio, città in crisi, città che soffrono delle conseguenze della crisi globale, in questi mesi piegate anche dalla pandemia. Questi sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati dalla quarta edizione di Utopian Hours, dal titolo “The City at stake”, il festival internazionale di city making ideato e curato da Torino Stratosferica e diventato un appuntamento ormai consolidato per gli appassionati di architettura e di urbanistica.
In programma alla Centrale della Nuvola Lavazza di Torino dal 23 al 25 ottobre – «con misure anti-contagio rafforzate» dicono gli organizzatori – la manifestazione ospiterà grandi nomi italiani ed internazionali, che si alteranno con interventi in presenza e in streaming. Dagli italiani Maurizio Carta e Carlo Ratti, passando per Sanne van der Burgh, direttrice di Next degli olandesi MVRDV, fino a Samir Bantal di AMO e al progetto Oceanix dello studio danese BIG di Bjarke Ingels, i talk, i confronti e le tavole rotonde in programma vogliono stimolare sia una riflessione sul futuro delle nostre città che spingere a proporre soluzioni positive per i nostri spazi urbani. Un esperimento che Torino Stratosferica ha già intrapreso con il progetto Precollinear Park, dove una vecchia fermata del tram in disuso su corso Gabetti a Torino è stata trasformata in uno spazio verde a disposizione della comunità.
«Le città sono armi mentali» spiega Luca Ballarini, anima dell’associazione e fondatore di Bellissimo, a proposito del festival. «Utopian Hours – prosegue – è un festival che dà ampio spazio alla visione, al lavoro collettivo, alle professionalità coinvolte a tutti i livelli nel “fare città”. È un momento iper-stimolante di confronto internazionale per ragionare sul potenziale delle nostre città, su come possiamo creare valore urbano e invertire la tendenza in ciò che non funziona». Con lui anche Giacomo Biraghi, oggi responsabile innovazione di Confidustria Bergamo e vicedirettore di Utopian Hours, che aggiunge «pensiamo a Milano e a Torino, sono centri che per la prima volta nella loro storia recente devono gestire due crisi: quella della città in genere (sotto scacco per la pandemia) e quella della fine della loro età dell’oro (Olimpiadi ed Expo). Ecco, Utopian Hours è un festival ottimista in questo momento buio».
Tra i temi trattati il rapporto tra centri rurali e urbani con Samir Bantal, che sabato 24 parlerà della mostra Countryside The Future, curata insieme a Rem Koolhaas ed esposta al Guggenheim di New York. Acqua e città galleggianti saranno invece il tema affrontato da Marc Collins Chen di BIG con il loro progetto Oceanix. Ancora di “acqua” parrlerà Andreas Ruby, curatore di Swim City a Basilea, con le sue esperienze di nuoto urbano.
Tanto lo spazio dedicato anche professioniste e alla ricerca in ambito urbanistico. Saranno presenti infatti venerdì 23 Karen Rosenkranz, l’etnografa autrice del libro City Quitters e Juan Du, che sabato 24 presenterà in anteprima in Italia il suo The Shenzhen Experiment: The Story of China’s Instant City testo che analizza e rilegge la storia e la rapida urbanizzazione di una delle città più importanti della Cina dei nostri giorni. È invece la città femminista di Leslie Kern protagonista di un altro incontro di sabato. Domenica 25 spazio a Sanne van der Burgh di MVRDV, un intervento “visionario”, dove la direttrice di Next parlerà del futuro della progettazione delle città nell’epoca dell’innovazione tecnologica. Sempre domenica il panel dei “Torinesi brillanti” con Carlo Ratti, dove si affronterà il tema degli anni a venire per il capoluogo piemontese.
Focus sull’editoria con il fondatore di Dezeen, Markus Fairs, in programma sabato 24, e ancora le mostre, tra le quali Visioni da Torino Stratosferica, già in esposizione al Precollinear Park, e che raccoglie 30 immagini visionarie sul futuro della città e i suoi luoghi.
Tutti i dettagli e le informazioni sono disponibili sul sito della manifestazione.
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