L’architettura che vuole salvare l’umanità: laboratorio interdisciplinare e collettivo
L’architettura che vuole salvare l’umanità: laboratorio interdisciplinare e collettivo
Carlo Ratti ha presentato la sua Biennale, nell’anno dei record negativi del cambiamento climatico
È stato svelato oggi il “toolbox” di Carlo Ratti per la 19. Biennale di architettura di Venezia del 2025. Una edizione che registra un record di partecipazioni – oltre 750 da 66 Paesi – e che si delinea come un laboratorio dinamico e interdisciplinare che vedrà collaborazioni di premi Nobel, premi Pritzker, ex curatori della Mostra, con architetti, ingegneri, artisti, matematici e scienziati del clima, filosofi, cuochi, scrittori e intagliatori, agricoltori e stilisti, tra gli altri. In linea con quanto Ratti aveva annunciato lo scorso maggio alla prima presentazione della Mostra, per rispondere alle grandi sfide del presente, in primis il cambiamento climatico, l’architettura necessita di lavorare a fianco di altre discipline. Da qui il titolo Intelligens. Natural. Artificial. Collettive.
«L’architettura rappresenta da sempre una risposta alle sfide poste dalle condizioni climatiche. Fin dalle “capanne primitive”, la progettazione umana è stata guidata dalle necessità di ripararci per sopravvivere: le nostre creazioni hanno cercato di colmare il divario tra ambienti ostili e quegli spazi sicuri e vivibili di cui abbiamo tutti bisogno» ha detto Ratti introducendo la sua Mostra.
E citando i record negativi raggiunti dal Pianeta nel 2024 – dalle inondazioni di Valencia agli incendi di Los Angeles fino alla siccità in Sicilia, oltre alla recente notizia del gennaio più caldo della storia, – il curatore ha sottolineato quanto non sia più centrale il concetto di “mitigazione”, ma come ormai l’umanità sia arrivata a dover affrontare l’“adattamento”. In altre parole «ripensare il modo in cui progettiamo in vista di un mondo profondamente cambiato». Per questo «l’adattamento richiede un cambiamento radicale della nostra pratica.
La Mostra di quest’anno invita diversi tipi di intelligenza a lavorare insieme per ripensare l’ambiente costruito.
Il titolo stesso della Mostra, Intelligens, contiene la parola latina gens (“gente”) e ci invita a sperimentare oltre i limiti di un focus limitato all’intelligenza artificiale e alle tecnologie digitali».
Un tema importante, quello dell’adattamento e di risposta al “domicidio” e al “memoricidio”, termini utilizzati dal presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco nel suo discorso introduttivo e ripresi da Luciano Violante, e che fanno riferimento ai conflitti in Ucraina, a Gaza, ma anche alla guerra civile in Birmania. Un tentativo, il suo, di richiamare l’architettura a ridare dignità all’umanità, attraverso la ricostruzione di «casa» e «memoria», diventate oramai «materia di guerra». E del dovere delle istituzioni pubbliche «di offrire attraverso una disciplina qull’esercizio costante di libertà che è lo spirito critico».
E nell’approccio collaborativo “Rattiano”, che all’architettura assegna un ruolo non politico ma pratico-tecnologico, anche nelle sue risposte a questioni politiche, si passa dalla figura di «architetto e collaboratori» a un approccio autoriale più collegiale, sullo stile delle riviste scientifiche, con la presenza di più co-autori e con l’accreditamento di ciascuno nella sua specificità. Un imprinting che si riflette anche nelle cooperazioni che la Biennale del 2025 ha istituito con diverse realtà internazionali, che vanno dalla rete delle città C40 alla Cop30 delle Nazioni Unite a Belem, fino alla Baukultur Alliance di Davos e al Soft Power Club e altri.
I temi principali
Si partirà quindi dalle Corderie, con tre percorsi tematici che i visitatori potranno seguire: Natural Intelligence, Artificial Intelligence e Collective Intelligence e che esploreranno ai temi della crisi climatica e della demografia. Da qui il progetto dello studio berlinese Sub, diretto da Niklas Bildstein Zaar, e il design grafico di Bänziger Hug Kasper Florio, che rispecchia l’interconnessione di cui si ha bisogno per sopravvivere.
Si continuerà poi con la ricerca di Sonia Seneviratne e David Bresch, tra i principali scienziati del clima, che in collaborazione con la Fondazione Cittadellarte Onlus dell’artista Michelangelo Pistoletto, con gli ingegneri climatici tedeschi Transsolar e con lo storico dell’ambiente Daniel A. Barber, si focalizza sulla relazione tra il clima del futuro e le migrazioni delle popolazioni. Ma anche con l’esempio di Patricia Urquiola, che con The Other Side of the Hill, ha dato vita a uno “specchio” dei dieci miliardi di persone che abiteranno la Terra, rappresentate in dieci milioni di batteri. Un progetto guidato dal fisico Geoffrey West, dal biologo Roberto Kolter e dai teorici dell’architettura Beatriz Colomina e Mark Wigley.
Altri sono i nomi importanti coinvolti, tra i quali anche Kengo Kuma and Associates con lo studio Living Structure sul legno ispirato dalle tecniche di falegnameria giapponesi uniti all’intelligenza artificiale. Con gli architetti di Tokyo anche Sekisui House – Kuma lab & Iwasawa lab (entrambi dell’Università di Tokyo) e da Ejiri Structural Engineers.
Tra gli italiani i nomi di Ingrid Paoletti e Stefano Capolongo del Politecnico di Milano, con il premio Nobel Konstantin Novosëlov e la scenografa Margherita Palli Rota (vedova di Italo Rota, scomparso lo scorso aprile) con un’esplorazione del futuro delle costruzioni attraverso i materiali.
La sezione Collective Intelligence sarà invece più dedicata ad esempi di architettura “vivente”, di saggezza collettiva à la Richard Sennett, con attenzione alle favelas di Rio o ai mercati di Lagos, un altro modo per studiare e comprendere come si sviluppano le città. Spazio anche agli eventi con una piattaforma fisica che ospiterà workshop e iniziative durante tutta la Biennale e con una struttura sonora opera del grande compositore francese Jean-Michel Jarre in collaborazione con Antoine Picon e Maria Grazia Mattei – Meet digital culture center Milano. Protagonista anche lo spazio, come modo di «progettare altri spazi», cioè quelli che già abitiamo.
Alcuni numeri della Biennale
Interessante guardare ad alcuni numeri che il curatore ha dato nel corso della conferenza stampa:
- 750+ partecipanti (individui o organizzazioni)
- 280+ progetti
- 500+ partecipanti in team interdisciplinari
- 350+ partecipanti in team multigenerazionali
- 250+ partecipanti in team guidati da donne
- 375+ partecipanti in team transnazionali
Si segnala il ritorno della Santa Sede, con il progetto Opera aperta, e la seconda edizione del laboratorio di sperimentazione e ricerca College architettura, istituito dalla precedente curatrice, Lesley Lokko. Quattro i nuovi Paesi partecipanti: Repubblica dell’Azerbaijan, Sultanato dell’Oman, Qatar e Togo.
La 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia aprirà al pubblico il 10 maggio e si concluderà il 23 novembre.
In copertina: Gaggiandre ©Andrea Avezzù; Courtesy of La Biennale di Venezia
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