Infrastrutture e mobilità, cultura e tecnologia, per la Saudi Vision 2030
Tra le ultime aperture le sei linee della metro e il museo Diriyah art futures di Schiattarella
L’Arabia Saudita prevede di investire 100 miliardi di dollari nel settore dell’aviazione e per questo ha deciso di triplicare il traffico passeggeri annuale fino a 330 milioni di viaggiatori entro il 2030 e parallelamente aumentare il traffico aereo di merci a 4,5 milioni di tonnellate, portando i collegamenti aerei del Paese a più di 250 destinazioni.
L’investimento più importante sarà lo sviluppo dell’aeroporto internazionale King Salman di Riyadh, sostenuta dal Fondo pubblico per gli investimenti (Pif) dell’Arabia Saudita, che nel 2030 si appresta a diventare il più grande aeroporto operativo del mondo in termini di capacità di passeggeri.
Il concorso per il masterplan è stato vinto dallo studio britannico Foster + Partners, mentre Jacobs si sta occupando della progettazione delle infrastrutture dell’aeroporto. Il progetto coprirà un’area di circa 57 chilometri quadrati, che consentirà di realizzare sei piste parallele, e includerà i terminal esistenti dell’aeroporto internazionale King Khalid. Intorno anche 12 chilometri quadrati di strutture di supporto all’aeroporto, residenziali e ricreative, punti vendita e altri immobili logistici. L’aeroporto mira a ospitare fino a 120 milioni di passeggeri entro il 2030 e 185 milioni entro il 2050; l’obiettivo è di far transitare 3,5 milioni di tonnellate all’anno di merci entro il 2050.
Una rinnovata mobilità urbana. Dopo una serie di annunci, a fine novembre è stata inaugurata la nuova rete metropolitana di Riyadh, le cui sei linee, completamente automatizzate, coprono una distanza complessiva di ben 176 chilometri. La nuova rete, in linea con la “vision 2030” che sta muovendo la rivoluzione urbanistica dell’Arabia Saudita, porterà una rivoluzione nella mobilità urbana della capitale (coperta fino ad ora dal trasporto privato), contribuendo alla riduzione del traffico e al miglioramento della qualità dell’aria. La stazione King Abdullah financial district, collegata direttamente con l’aeroporto, porta la firma di Zaha Hadid Architects. La realizzazione della linea 3, la più lunga delle sei previste, vede impegnata l’italiana Webuild. «Siamo molto orgogliosi di contribuire ad un progetto di tale portata ed importanza, a supporto di un’opera infrastrutturale strategica per il Regno e per la sua capitale – dichiara Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild -. L’opera rappresenta un modello di riferimento per nuove infrastrutture sostenibili, in grado di coniugare la tecnica ingegneristica e la bellezza estetica. Siamo presenti in Arabia Saudita dal 1966, realizzando 90 progetti nel Regno e ad oggi abbiamo una pipeline di progetti di nostro interesse di oltre 30 miliardi di euro».
Non solo trasporti. A guidare l’Arabia Saudita verso la transizione dei prossimi anni non saranno solo le reti di trasporto, ma anche un insieme di infrastrutture capaci di rendere il Paese un punto di riferimento per l’intrattenimento e la cultura. Ne è un esempio lo Stadio King Salman, il cui masterplan firmato da Populous, è stato recentemente presentato dalla Royal commission di Riyadh insieme al ministero dello Sport. Una struttura destinata a diventare lo stadio di maggiore capienza dell’Arabia Saudita, dove si giocheranno i Mondiali di calcio nel 2034, e uno dei più grandi impianti sportivi del mondo, con oltre 92mila posti a sedere. Lo stadio, il cui completamento è previsto per la fine del 2029, sarà la sede principale della nazionale di calcio dell’Arabia Saudita e ospiterà grandi eventi sportivi e di intrattenimento nazionali e internazionali. Il masterplan comprende anche strutture commerciali, campi di calcio per l’allenamento, un parco sportivo con palazzetto coperto, un centro acquatico con una piscina olimpionica, uno stadio di atletica e un percorso pedonale sul tetto con vista panoramica sul parco King Abdulaziz. «Una destinazione innovativa e iconica – dichiara Shireen Hamdan, general manager di Populous Ksa – che fonderà armoniosamente il mondo dello sport con la bellezza della natura. Il design riflette l’impegno nel realizzare infrastrutture all’avanguardia, omaggio alla connessione intrinseca tra sviluppo sostenibile, attività umana e mondo naturale». E sul tema “sport” si distingue la maxi-operazione pubblica volta a creare una rete di infrastrutture e spazi comuni.
Know how italiano. Lo studio Giò Forma è tra le realtà italiane che lavora maggiormente in Arabia Saudita, dove ha firmato, tra gli altri, la Maraya concert hall e il Design space ad AlUla. Tra gli altri protagonisti anche lo studio romano Schiattarella Associati, che ha disegnato il museo Diriyah art futures, recentemente inaugurato e primo dell’area del Golfo ad essere interamente progettato per l’arte digitale, ulteriore tassello propedeutico alla Vision 2030, l’ambizioso piano che si propone di guidare le trasformazioni economiche, culturali e sociali del Paese nei prossimi anni.
Un esempio di architettura contemporanea ai margini del deserto che ben si amalgama col contesto, a nord di Riad e poco distante dal sito Unesco di At-Turaif.
«Questo è un edificio di confine – sottolinea Amedeo Schiattarella – da una parte c’è il vecchio centro storico consolidato, fatto di vie strette e piccoli edifici, dall’altra la parte agricola con i suoi orti, i campi, i pozzi che formano un tessuto. Tra le due, sorgevano le mura, elementi di separazione e contemporaneamente di unione. Attraverso le porte arrivavano in città l’acqua, i prodotti agricoli, i materiali da costruzione. Abbiamo ripreso l’idea di questo passaggio mediante il quale tutto entra in contatto pur segnando in modo netto un confine».
Un obiettivo, quello di promuovere l’arte contemporanea saudita, che proseguirà con la seconda edizione della Biennale di arte islamica (in programma dal 25 gennaio al 25 maggio 2025) che si svolgerà proprio negli spazi dell’aeroporto internazionale Abdulaziz di Gedda, seconda metropoli del Paese, riallestiti dallo studio Oma già in occasione della prima edizione.
In copertina: @schiattarellaassociati_ph_Mohamed Somji
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