Immaginare la città di domani. Cosa potrà diventare l’attuale headquarter FS?
Nell’ambito di un master promosso da Investire, quattro studi italiani in lizza
Il nuovo headquarter del gruppo Fs si sposterà davvero all’Eur nelle torri ex Finanze in via di rigenerazione grazie ad un’operazione promossa da Alfiere (società soggetta all’attività e al coordinamento di Cdp Rea Asset sgr)? O ritornerà plausibile l’idea di un nuovo building nell’area della Tiburtina? Le decisioni sono tutte da prendere, intanto si immaginano scenari possibili per la prestigiosa Villa Patrizi di Roma, attuale headquarter del Gruppo Fs Italiane, a ridosso di Porta Pia.
La ricerca di scenari possibili è stata attivata attraverso una competizione che ha visto in lizza quattro studi di architettura come Lombardini 22, Scandurra Studio di Architettura, CZA Cino Zucchi Architetti e Asti Architetti. Un’iniziativa promossa da Investire sgr (gruppo Banca Finnat) nell’ambito di un laboratorio promosso dall’Advanced Executive Program in Strategic Finance Real Estate.
Villa Patrizi di Roma è un complesso vincolato dalla Soprintendenza, che occupa circa 100mila mq di superficie nel Municipio 2 della capitale. Si tratta di un asset strategico in quanto headquarter del Gruppo Fs Italiane che ogni giorno ospita quasi 5mila lavoratori. «Abbiamo scelto questo immobile – racconta Domenico Bilotta, managing director di Investire sgr – in quanto uno dei più rilevanti della città metropolitana di Roma che incorpora un elevato livello di complessità trasformativa riunendo più dimensioni, tra le quali il rapporto con il mutato intorno urbano, il miglior sfruttamento delle possibili destinazioni d’uso, la tutela storico artistica. In buona sostanza abbiam voluto sperimentare un approccio potenzialmente replicabile, che desse ispirazione al laboratorio del master (l’immobile si trova a meno di 500 metri in linea d’aria dalla sede di Investire dove si è tenuto il corso)». Il Gruppo Fs ha accolto la proposta sperimentale «anche per arricchire il proprio pensiero alla luce delle intenzioni di rilocalizzazione che più volte sono tornate al centro della loro agenda. Immaginare cosa fare di un asset di queste dimensioni merita un percorso articolato e ricco di valutazioni certamente non facili. Crediamo che il master, grazie alle suggestioni degli Studi di progettazione coinvolti, abbia in qualche modo contribuito».
La soluzione che ha vinto il concorso è quella firmata da Scandurra Studio, premiata da Fs Sistemi Urbani come migliore concept per il recupero del complesso.
La visione di Scandurra Studio valorizza le quattro corti del complesso e ripensa il sistema di connessioni tra architettura e città, favorendo l’attraversamento delle corti e l’accessibilità pedonale. I circa 100mila metri quadri di superficie potranno ospiteranno hotel e studentati, con ulteriori spazi dedicati a retail ed eventi, aperti alla città. «L’idea alla base del progetto – raccontano dallo studio milanese – è di creare una stratigrafia di funzioni, che dal basamento crea una sequenza di spazi risignificati, allo stesso tempo autonomi e interconnessi. Il livello seminterrato viene riconfigurato come un nuovo piano terra con una sequenza di spazi di rappresentanza, connessi a un sistema di corti e giardini che diventano nuove polarità del complesso». Il livello del basamento, infatti, ospita spazi ibridi e rappresentativi, pensati come ambienti polifunzionali e flessibili a servizio delle funzioni insediate. Al primo piano, spazi comuni si aprono direttamente su un sistema di giardini pensili, mentre il piano secondo si configura come il “piano nobile” dell’intervento dove l’altezza degli ambienti interni consente di ospitare lobby di piano e ambienti di rappresentanza.
«La costruzione di un nuovo volume – precisano dallo Studio Scandurra – crea un ampio accesso nel basamento rivolto verso Porta Pia e apre il fronte nascosto dell’edificio verso una nuova galleria commerciale, amplificando il carattere e la relazione del complesso con il tessuto urbano». Un immaginario progettuale che parla anche delle potenzialità di un virtuoso rapporto tra pubblico e privato. «Progetti come quello della rigenerazione di Villa Patrizi ci offrono l’opportunità di riflettere sull’importanza dell’architettura per costruire una nuova memoria collettiva. Per farlo – commenta Alessandro Scandurra fondatore dello studio – è importante immergersi nella memoria del passato e ricercare quegli episodi di stupore che l’architettura delle città ha saputo, più o meno intenzionalmente, tessere e consegnare alla storia».
Il mix funzionale del brief proposto da Investire non aveva particolari vincoli se non quello di riaprire l’immobile alla città in quanto oggi visto come una fortezza scarsamente permeabile.
«Tutti gli studi – commenta Bilotta – hanno espresso una forte convergenza verso un mix tendenzialmente omogeneo (uffici, alberghiero, infrastrutture sociali) concentrando poi l’attenzione su come esprimere la bellezza del sito con nuovi spazi aperti alla pedonalizzazione e ad un maggior dialogo con il quartiere circostante».
Visioni possibili per la città futura, ridando voce all’architettura. «L’architettura – conclude Bilotta – dona valore estetico, economico, prestazionale e funzionale agli immobili. Investire ritiene che il pannello dei kpi debba estendersi sempre più ai valori di impatto diretto ed indiretto tipici di processi di rigenerazione urbana (a titolo di esempio il Social Return on investment). L’uomo al centro dei processi di ripensamento architettonico e funzionale di edifici e quartieri è una dimensione che merita di essere misurata con maggiore cura».
In copertina: Vista Piazza, ©Scandurra Studio
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