25-11-2024 Francesca Fradelloni 2 minuti

Manovra, urbanisti e sindaci contro i tagli ai comuni

Sul tavolo un totale di 8 miliardi e 200 milioni. Manfredi (Anci): «Chiediamo all’esecutivo di ripensarci»

I tagli agli enti locali in manovra di Bilancio hanno numeri pesanti. L’ipotesi sul tavolo parla di una riduzione pari a tre miliardi e 200 milioni per il periodo 2025/2029 e di oltre cinque miliardi per il 2030/2037. Un totale di otto miliardi e 200 milioni che confluiranno nei circa 24 miliardi di risorse pubbliche assegnate a un fondo investimenti la cui destinazione finale non è nota. I primi cittadini, quelli che sono sempre in prima linea di fronte alle emergenze naturali e ambientali, non hanno fatto attendere la loro risposta.

Appena eletto a presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha criticato senza se e senza l’intenzione del Governo.


«Chiediamo all’esecutivo di ripensarci. E di valutare insieme quali fondi funzionano bene e quali invece hanno avuto difficoltà nella spesa».


Le riduzioni agli enti locali sono state denunciate anche dall’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) che elenca in una nota stampa: «Un taglio di 800 milioni colpisce progetti comunali di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. Un secondo taglio di 800 milioni colpisce il fondo per la progettazione di interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio comunale, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade». L’Inu segnala, inoltre, «il taglio lineare di 268,2 milioni ai cosiddetti Pinqua, i progetti del Programma innovativo per la qualità dell’abitare gestiti dal ministero delle Infrastrutture e realizzati dai Comuni che hanno firmato convenzioni con lo Stato aggiudicando appalti alle imprese. I cantieri sono avviati e le imprese potrebbero rivalersi sui Comuni in caso di interruzione dei lavori per sopravvenuta mancanza di fondi. Un’altra grave conseguenza sarebbe il ritiro degli investimenti privati».


I 268,2 milioni dei Pinqua, prosegue l’Istituto nazionale di urbanistica, vengono poi tagliati a fronte di anticipazioni sul Pnrr che il governo ha già acquisito dall’Unione europea.


I Progetti per la qualità dell’abitare hanno l’obbligo di conclusione nel 2026, ma come si farà a ultimarli se si tagliano i finanziamenti? E se non si ultimano, come si giustificherà in sede europea il mancato raggiungimento degli obiettivi?

L’Inu segnala infine che altri 372,2 milioni vengono tagliati al Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, che finanzia anche il Programma periferie degradate. Anche in questo caso le convenzioni sono firmate, gli appalti avviati e i contributi dei privati attivi.

Mancano ancora alcune settimane all’approvazione della legge di Bilancio che fisserà le risorse per il prossimo anno e, per quanto i lavori parlamentari siano ancora aperti, è difficile immaginare stravolgimenti tali da cambiare le carte in tavola.

 

In copertina: The small Italian village of Riomaggiore, Spezia, Italy

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • Sarà anche italiana la modernizzazione del campus Estec-Esa nei Paesi Bassi

  • Servizi immobiliari (progettazione integrata inclusa): la galassia che unisce la filiera

  • Casa e politiche abitative in cerca di un orientamento nazionale

  • Modello Roma, la Pa si struttura per dialogare con il real estate