07-10-2024 Luigi Rucco 3 minuti

Casa accessibile a Milano: un problema per il 25% delle famiglie

Da Fondazione housing sociale una mappatura per stimare domanda e offerta abitativa

Una risposta a una crisi, quella abitativa, che a Milano coinvolge un quarto delle famiglie. Se ormai sembra assodato che il  capoluogo lombardo presenti una domanda in costante aumento, dal social housing arrivano parte delle soluzioni, grazie a un ventaglio di azioni integrate capaci di rispondere alle esigenze dei diversi target coinvolti, in chiave anche di accessibilità economica e inclusione. Un modello, quello dell’housing sociale, fondamentale per l’evoluzione della città, perché capace di includere categorie sociali terziarie e giovani generazioni.

Per celebrare i 20 anni dalla sua nascita Fondazione housing sociale, insieme a Fondazione Cariplo, ha presentato le ricerche di Cresme, Politecnico di Milano, Nomisma, Bocconi, EvaLab, e Avanzi, per approfondire la domanda e l’offerta oggi in Italia e le prospettive future dell’housing sociale. Solo in Lombardia, Fondazione housing sociale in qualità di advisor tecnico-sociale, ha promosso la realizzazione di 3mila alloggi in locazione e coinvolto più di 3mila famiglie nei percorsi di community engagement.

«Il problema della casa è tornato a essere centrale per la salute stessa delle città. Non si può accettare il fatto che, sulla base delle semplici dinamiche di mercato, intere città come Berlino, Londra o anche Milano, abbiano costi di accesso alla casa incompatibili con una parte consistente della popolazione che aspira ad entrare a far parte della comunità urbana. Fondazione housing sociale sperimenta modelli di intervento capaci di offrire soluzioni efficaci, in un sistema di offerta articolato tra pubblico, privato e terzo settore», ha dichiarato Alessandro Balducci, presidente di Fondazione housing sociale.


A Milano ci sono attualmente 16.681 alloggi in locazione a canoni calmierati, per lo più realizzati da fondi e cooperative edilizie.


Negli ultimi 10 anni ne sono stati realizzati 4mila in vendita convenzionata e 3.551 in locazione, di cui il 10% destinato al canone sociale e a soggetti fragili seguiti dagli enti del terzo settore. Sono questi i dati raccolti dalla ricerca del dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, utile per comprendere il ruolo dell’offerta di housing sociale nella città in questi anni.

Dati che dimostrano come siano presenti le forze in campo, ma con risorse non ancora sufficienti per rispondere al fabbisogno. «Si deve considerare che le famiglie con entrate comprese tra 1.600 euro e i 2.700 euro mensili sono circa il 25% del totale», dichiara Elena Molignoni, responsabile osservatorio immobiliare Nomisma. «I canoni crescono perché sale la domanda e non c’è una offerta abbastanza ampia per coprirla. In questo contesto c’è una situazione di emergenza abitativa, visto che 2,2 milioni di famiglie vivono in situazione di povertà assoluta in Italia».

Oltre la partnership pubblico-privata. Dalle ricerche presentate emerge la necessità di mettere in campo un mix coordinato di interventi, che punti a regolamentare il mercato residenziale privato per sostenere in modo adeguato sia l’offerta che la domanda. L’housing sociale richiede, per le sue caratteristiche, capitali di lungo termine, disposti a essere ripagati in un orizzonte temporale non inferiore ai 30 anni. Da qui l’indagine realizzata da Università Bocconi che propone, sulla scorta dell’esperienza francese e di quella olandese, la strutturazione di un fondo nazionale di garanzia per gli interventi di social housing pensato per lo scenario italiano. Una partnership plurale pubblico-privata, capace di mettere a sistema competenze e strumenti strutturati, riunendo capitali che hanno aspettative di rendimento diverse.

A integrazione dell’analisi, grazie al contributo del Cresme, è stata realizzata una mappatura del fabbisogno di housing e della tipologia di risposta abitativa realizzabile sui diversi territori; la ricerca incrocia i prezzi medi di mercato con la domanda, analizzando i dati in termini quantitativi.


La ricerca Cresme mostra come che il mercato presenti una offerta quasi nulla di case in locazione, con prezzi in continuo aumento.


Un mercato che non rende più sostenibile l’ingresso di soggetti privati, visti i pochissimi margini. «La pandemia ha cambiato il senso della casa, diventata centrale nelle nostre vite ma contemporaneamente difficile da trovare. Ci rendiamo conto che l’aumento dei prezzi è stato ancora più significativo se confrontato con i redditi italiani, cresciuti in proporzione molto meno. Il tutto in assenza di una politica nazionale sulla casa», ha commentato Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme.

«Il social housing viene troppe volte confuso con student housing o senior housing. Questa è la partita e la vera sfida dei prossimi anni, con dei piani lungimiranti capaci di progettare con una visione per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Una visione che dovrà mettersi in gioco nel mercato di oggi con relativi partner e attori», ha concluso Paolo Franco, assessore alla Casa e housing sociale di Regione Lombardia.

In copertina: Cenni di cambiamento 2 @FondazioneHousingSociale

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Luigi Rucco
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