Casa: pubblico, coop e banche uniti contro l’emergenza

27-09-2024 Chiara Brivio 4 minuti

Dal Piano casa alla legge Furfaro fino agli investitori privati, all’assemblea Legacoop Abitanti le ricette in campo

Potenziare partnership pubblico-private, aumentare le risorse nazionali e regionali, mettere il tema della casa al centro dell’agenda politica, e, non da ultimo, comprendere il ruolo che l’Europa può giocare se si vuole superare l’emergenza abitativa. All’assemblea congressuale di Legacoop Abitanti, in corso in questi giorni a Matera, sono questi i temi su cui istituzioni, cooperative e costruttori sembrano convergere.


«Occorre una cornice nazionale con volontà condivisa, non possiamo più attendere» è la richiesta del presidente di Legacoop Simone Gamberini


facendo riferimento al percorso che la cooperativa ha fatto nell’ultimo anno, con la sua proposta di un piano pluriennale per l’edilizia sociale, culminata nel lancio del Manifesto per la casa e di una piattaforma finanziaria innovativa.

E l’attesa è tutta per la pubblicazione del Piano casa del Governo, che, ha spiegato Barbara Acreman, direttrice generale del ministero dei Trasporti nel Dipartimento per le opere pubbliche e per le politiche abitative, dovrebbe ora trovarsi all’attenzioni degli uffici del ministro Matteo Salvini. Duecento pagine che, nelle parole di Acreman, dovrebbero «rappresentare un cambiamento culturale nell’ambito della rigenerazione urbana, che va incontro a una mixitè di esigenze e di destinatari di alloggi, che oggi includono anche giovani, lavoratori, famiglie monogenitoriali, anziani». «Quello che abbiamo maturato per il Piano casa deve essere modello elastico – ha continuato –, che risponde alle differenti esigenze delle singole situazioni territoriali. È un documento dove però è anche prevista una maggiore presenza sociale, con un coinvolgimento dei beneficiari nella gestione e nella manutenzione della “cosa pubblica”, perché il sociale e il sostegno devono andare insieme». E sempre secondo Acreman, sono circa 100mila le abitazioni che andrebbero recuperate nel nostro Paese, e di queste circa 37mila, salvo ritardi, saranno rimesse sul territorio entro il 2026 grazie ai fondi Pnc-Pnrr, Pnrr e Pinqua. «Ma non sono niente rispetto all’esigenza abitativa» ha chiosato.

E di edilizia residenziale pubblica e del tema casa al centro dell’agenda europea ha parlato anche Pierfrancesco Maran, già assessore alla Casa del Comune di Milano e oggi a Strasburgo. «C’è la questione della finanziarizzazione della questione abitativa, che stravolge la possibilità per la classe media e i giovani di accedere alla casa – ha detto –. E in Italia, rispetto ad altri paesi europei, ci sono poche abitazioni pubbliche, spesso in condizioni critiche (solo in Lombardia sono 15mila sfitte o da ristrutturare, numeri simili a quelli che ha dato anche il successore di Maran, Guido Bardelli, in un recente convegno alla Statale di Milano). Dall’altra ci ritroviamo con un mercato calmierato che parte con dei prezzi bassi, ma che poi è travolto dall’incremento dei tassi e dall’aumento dei costi di costruzione». E se per l’europarlamentare, «serve una leva pubblica» per costruire e affittare a prezzi accessibili, è necessaria anche «una solida collaborazione tra i vari livelli». E tra queste sinergie e partnership pubblico-private, è il mondo cooperativo che Maran individua tra i principali attori del cambiamento.

Il ruolo dell’Europa. Ma può la Banca europea degli investimenti (Bei) entrare in campo con risorse e finanziamenti?


«Gli investimenti in edilizia pubblica e sociale sono una priorità per il gruppo Bei» spiega Andrea Colantonio, lead urban development specialist dell’istituto.


«Dopo il Covid, l’inflazione, i problemi della filiera edilizia e due guerre, si è creata una tempesta perfetta che ha reso difficile l’accesso equo alla casa». Richiamando a partnership tra i diversi attori istituzionali – «perché nessuno da solo potrà risolvere il problema» – Colantonio ha spiegato quattro tra le diverse soluzioni che potranno essere messe in campo per fronteggiare l’emergenza casa. In primis, il ruolo cruciale delle politiche abitative per promuovere la sostenibilità ambientale e l’equità sociale, poi il ruolo del terzo settore e del privato, con un auspicato aumento della redditività degli investimenti sociali, seppur mantenendo affitti sostenibili agli inquilini. Terzo, un maggior coinvolgimento degli attori finanziari e delle banche commerciali per dare accesso al credito anche agli investitori più piccoli in grado di fornire meno garanzie. Due esempi di queste misure sono l’Irlanda, che ha creato un’agenzia finanziaria pubblica specifica per la casa con garanzia dello stato e l’Austria, dove le banche commerciali svolgono la stessa funzione. Infine, fondamentale l’innovazione nella ricerca dei materiali e nelle costruzioni, con soluzioni tecnologiche come la prefabbricazione e il cemento a basso tenore di Co2, che potrebbero abbassare i costi di costruzione e avere un minor impatto ambientale.

«Dovremmo esigere una politica che alza lo sguardo – ha chiosato il deputato Marco Furfaro, firmatario della legge che allarga l’accesso ai servizi sanitari anche a chi è privo della residenza approvata dalla Camera lo scorso giugno – perché dentro il diritto all’abitare non c’è solo il tetto, ma anche un intreccio sfide epocali del nostro tempo, come i cambiamenti climatici e la solitudine delle persone».

In copertina: Quartiere Palmanova (già quaratiere Beretta), via Cesana/Palmanova/Tarabella, Milano, 1939-941 (2022), ©Stefano Tropea

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Chiara Brivio
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