Risolvere il problema casa riattivando il mercato: l’esperimento laburista nel Regno Unito
Costruire di più per abbassare i prezzi, anche consumando suolo. Pandolfi (Logic Planning): è una questione di equità generazionale e reddituale
Provare a risolvere il problema casa tagliando lacci e lacciuoli. Mentre Milano soffre, stretta tra grane giudiziarie e questioni sociali irrisolte, a Londra è il nuovo governo laburista a cambiare marcia sull’housing, in modo rapido e radicale. Il tutto sfidando le tradizionali tassonomie su destra, sinistra, Stato e mercato. Nella sua prima conferenza stampa del 6 luglio, il premier Keir Starmer aveva definito la crescita economica la sua priorità. Sul real estate pare si vada in quella direzione: e l’idea, tipica del laburismo riformista, è che ciò possa andare di pari passo con l’equità. Come? Lo scorso 30 luglio il ministro dell’Housing, Angela Rayner, ha licenziato la revisione del National Planning Policy Framework (Nppf), il principale documento di politica urbanistica del Regno Unito.
«La velocità con cui l’ha fatto fa pensare che ci avessero già lavorato parecchio», commenta Lorenzo Pandolfi, direttore dello studio di consulenza urbanistica Logic Planning intervistato da thebrief.
I punti del documento. Il più importante è quello che impone a tutti i Comuni target di costruzione obbligatori, basati sul numero di abitazioni esistenti e sulla proporzione tra stipendi medi e costo medio delle case in tutte le zone. Tradotto: ci sono poche case? I prezzi le rendono non affordable? Se ne realizzino di più: aumenterà l’offerta e il prezzo andrà giù. Altro punto è l’obbligo di revisione dell’estensione della Green Belt (una fascia verde non costruita prevista dalla legge attorno ai centri abitati) per tutti i Comuni che non hanno abbastanza abitazioni per soddisfare la domanda locale. E di conseguenza c’è anche l’introduzione del concetto di Grey Belt, aree e siti formalmente designati come Green Belt, ma senza un valore intrinseco ambientale o paesaggistico. E quello della tutela della mitica campagna inglese è un tema molto politico. Lo stallo è stato infatti causato dal fatto che «i governi conservatori, locali e nazionali, avevano un problema di consenso – spiega Pandolfi – rappresentavano gli interessi dei bianchi, benestanti e anziani che hanno case in campagna e vogliono che questa resti tale. Case che però sono state costruite negli anni ’30, ’40, ’60 e non esisterebbero se si fosse seguito all’epoca il principio che portano avanti».
Questo però minaccia un altro totem, molto declamato (perlopiù declamato) in Italia: lo stop al consumo di suolo. «Il Regno Unito è soprattutto collina o pianura. Peraltro il consumo di nuovo suolo è l’extrema ratio, nel caso non si siano trovate soluzioni alternative», aggiunge Pandolfi. La modifica del Nppf impone poi la collaborazione inter-comunale per risolvere problemi infrastrutturali e di housing su ampia scala, in funzione, diremmo qui, anti nimby. Si prevede inoltre massimo supporto per progetti di nuovi impianti rinnovabili.
C’è infine una spinta alla costruzione di nuovi laboratori, data center, giga factories e snodi logistici intermodali. Cosa che per Pandolfi rappresenta «un segnale chiaro e molto importante per l’economia dell’innovazione e per il real estate», vista la forza di questo segmento di mercato.
In copertina: Paesaggio urbano di Londra ©JJFarquitectos
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