L’Inarch sceglie Milano per raccontare la cultura del progetto
Un docufilm con i protagonisti e le storie del contemporaneo
Quanto è importante comunicare l’architettura? Qual è il ruolo sociale dell’architetto oggi? Da queste domande è partito l’Istituto Nazionale di Architettura per realizzare il docufilm “Guardare oltre. Inarch interpreta la cultura del progetto” per indagare il contesto italiano dal punto di vista architettonico, raccogliendo l’eredità dell’Istituto e proiettandosi nel futuro.
«Inarch è da sempre impegnato nella promozione di un’architettura che miri a migliorare la qualità della vita, che significa, nelle diverse scale, generare prodotti che rendano migliori i nostri comportamenti – ricorda il presidente Andrea Margaritelli – costruire edifici dove abitare e lavorare in modo più umano, progettare città capaci di interpretare le grandi sfide del presente».
Sulla base di questo principio, una serie di domande poste a imprenditori, professionisti, accademici, critici, giornalisti ed esperti del settore, tutti contributori a questa riflessione, anima il dibattito del docufilm realizzato da Isplora.
Massimo Locci, coordinatore del comitato scientifico di Inarch e docente all’università La Sapienza di Roma, interviene nel dialogo a più voci dicendo che:
«L’architettura è una forma di rappresentazione della nazione: dar conto della sua capacità produttiva è un modo per prefigurare il futuro. Senza una progettualità qualificata, la società stessa è destinata al fallimento».
Per esplorare le relazioni che la progettazione istaura con altri campi, la narrazione continua approfondendole attraverso la descrizione di una specifica area significativa di Milano e con le considerazioni di personalità di spicco del panorama italiano del settore. In particolare, Citylife è stata scelta per rappresentare il rapporto tra architettura e impresa, come rappresentazione di una società dinamica e in evoluzione. Le figure scelte sono Federica Brancaccio, presidente Ance, e Michele Franzina, architetto e fondatore di FPA Franzina Partners Architecture.
Si passa poi all’interscambio tra architettura e comunicazione, motivo per cui viene preso in causa il Politecnico di Milano, cuore pulsante della giovane classe di professionisti, una costruzione che vive di condivisione. Le voci sono quelle di Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura e Paolo Desideri, architetto e fondatore dello studio ABDR Architetti Associati, che sostiene che, a proposito dei rapporti che la progettazione stringe con altre discipline, sostiene che:
«la necessaria strategia oggi per un progetto vincente è quella di essere in grado non solo di essere solisti del proprio strumento, ma anche direttori di un’orchestra fatta da tanti specialismi, tanti solisti. Oggi l’architettura è la disciplina del generalismo».
Lo spazio pubblico è lo scenario dell’abitare, aree in cui si spiega la vita ordinaria. Lo Scalo di Porta Romana e i suoi cantieri, con lo sfondo di Fondazione Prada, diventano il ritratto della connessione tra architettura e urbanistica, con le considerazioni di Luca Zevi, architetto e urbanista e Annalisa Metta, professore ordinario in architettura del paesaggio dell’Università Roma Tre:
«lo spazio pubblico non è mai stato così bene e non è mai stato così male. Non è mai stato così bene perché mai come ora abbiamo avuto la consapevolezza della sua centralità nella qualità della nostra vita insieme».
D’altro canto, però, nel paesaggio urbano troviamo tutti i segni evidenti delle nevralgie, delle sensibilità più o meno doloranti delle nostre città. Un esempio è quello avvenuto durante la pandemia, quando tutti abbiamo assistito a questa sottrazione sacra della dimensione collettiva e abbiamo potuto verificare questa mancanza, tutti dentro casa ci siamo resi conto di quanto quel vivere quotidiano fuori di casa fosse in realtà ciò che alimentava e dava senso alla domesticità, perché l’uno senza l’altro sono due mondi incompleti».
Infine, si esplora il quartiere Tortona che con la sua struttura storica mescolata a espressioni contemporanee, simboleggia la relazione tra architettura e innovazione, mescolando espressioni architettoniche dai molteplici linguaggi. I commenti sono di Sonia Calzoni, fondatrice dello studio Calzoni Architetti, e Alessandra Scognamiglio, architetta e ricercatrice presso l’Enea.
Nel docufilm, Milano incarna l’idea futuristica di Inarch, simboleggiando la spinta verso la novità e il progresso. Questo è evidente nelle scelte progettuali e urbanistiche che riflettono una città in continuo sviluppo e in dialogo con le sfide contemporanee. Roma rappresenta le solide radici storiche su cui si fonda l’architettura italiana, una città che conserva e valorizza il suo ricco patrimonio culturale e artistico. Come dimostrano numeri e tendenze, potrà essere però la Capitale a raccontare il prossimo capitolo della storia dell’architettura contemporanea.
In copertina: Milano vista dall’alto ©Francesco Ungaro
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