Romanzo urbanistico: le città come personaggi che aspirano alla felicità
Nel libro di Maurizio Carta successi ed errori nella trasformazione di 42 centri urbani nel mondo. Con l’occhio a Palermo
Un’analisi sulla rigenerazione urbana, ma allo stesso tempo anche una bussola per viaggiatori, che illustra l’iter di cambiamento di 42 città nel mondo per ottenerne lezioni utili a «ricostruire alcune traiettorie di futuro per le città che viviamo, progettiamo, amministriamo a partire dai successi e dagli errori di altre». Successi ed errori. Già, perché Romanzo Urbanistico (Sellerio), l’ultimo libro di Maurizio Carta, nello sviscerare la vita delle città che, come fossero organismi biologici, vivono ed evolvono, punta il faro su una contraddizione forse non eliminabile. Quella del rapporto tra rigenerazione urbana e gentrificazione. Il meccanismo è noto: le città hanno problemi, urbanistici, funzionali, di decoro, sociali, e zone che devono essere riqualificate. Ma la domanda di spesa pubblica è sempre, almeno potenzialmente, superiore alla sua disponibilità.
Così si ricorre alla partnership pubblico-privata, che cerca una sintesi tra il ritorno dell’investimento privato e il fine pubblico, sociale, dell’intervento. Solo che un’area rimessa a nuovo finisce per costare di più: quanto agli affitti, ai prezzi degli immobili, alle attività commerciali che vi si insediano. E questo impatta su coloro che ci vivono, che spesso debbono lasciare il posto a nuovi abitanti più benestanti.
Il tema è pane quotidiano per Carta, che è urbanista, professore universitario, ma anche al momento assessore alla Pianificazione urbanistica del Comune di Palermo. Il suo libro condensa anni di viaggi e studi in 42 città – diversissime tra loro, da Londra a Mosca a Tirana – da cui Carta ha tratto delle storie fatte di strade, monumenti, architettura vecchia e nuova, ma anche ristoranti.
Nella convinzione che tutto conti nelle vicende urbane, i progetti decisi in qualche modo “dall’alto” ma anche la vita degli abitanti “dal basso” che talvolta partecipano eccome alla riqualificazione. Nel volume c’è lo sguardo dell’addetto ai lavori, mescolato alla dimensione emotiva di chi ama ciò che vede. «Racconterò dell’oscillazione tra felicità e infelicità delle città del mondo che ho visitato, narrerò storie di successo, e segnalerò anche le ombre che caratterizzano alcune, nel pieno spirito di un’opera aperta come sono eminentemente le città, le quali “credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura” – per dirla con Calvino – perché serve anche l’anima delle persone che le abitano». Non si tratta insomma di tratteggiare modelli astratti, piuttosto di descrivere luoghi plasmati da architetture logorate dall’uso, dal ritorno della natura nella creazione umana e dal suo contrario, come spesso accade.
E naturalmente, anche se il libro non parla del capoluogo siciliano, è dedicato in qualche modo alla Palermo dell’autore.
Perché possa prendere il meglio dagli esperimenti riusciti all’estero percorrendo anche lei «il viaggio dell’eroe verso la felicità», come ha spiegato Carta.
Che, essendo al lavoro sul tentativo di avviare quel viaggio, vagheggia tra dieci o vent’anni una Palermo «che torna a godere di tutto il suo mare, in cui ci si possa muovere da nord a sud su un traghetto». E che abbandoni la densità del centro per diventare policentrica, facendo rinascere e rendendo attrattive anche parti periferiche e oggi trascurate. Proprio come nel libro si legge di Barcellona, che ha trasformato in un polo di attrazione Poblenou, l’ex quartiere industriale del XX secolo.
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