Città dei 15 minuti a Roma, tagliando a metà del viaggio
Un evento con Carlos Moreno per illustrare quanto fatto e quanto da fare. Punto nevralgico: i servizi da portare in periferia
La giunta Gualtieri vuol rendere Roma una città dei 15 minuti. E a metà sindacatura organizza un “tagliando” per mostrare quanto si sia progrediti in quella direzione. Ovvero un convegno nell’aula magna dell’università di Roma Tre il cui ospite d’onore è Carlos Moreno, professore alla Sorbona di Parigi e colui che ha ideato il modello della città dei 15 minuti. Anche la location è emblematica: la nuova sede dell’ateneo spicca nella zona degli ex mercati generali di via Ostiense con le sue architetture ariose firmate Mario Cucinella. Ma Roma Tre sarà probabilmente ancora protagonista dei cambiamenti del quadrante: avendo sottoscritto, come ricordato dal rettore Massimiliano Fiorucci, una lettera d’intenti con il Comune che impegna le due realtà a collaborare per la rigenerazione dell’ex saponificio industriale Mira Lanza, dietro viale Marconi, che dovrebbe ospitare delle nuove residenze universitarie.
Dal futuro al passato prossimo. In un apposito e-book giunto alla sua terza edizione il Campidoglio ha non solo riportato il lavoro svolto finora, i progetti in corso e calendarizzati, ma anche sistematizzato le peculiarità della Capitale che rendono il compito più complicato: 22 rioni; 15 Municipi; 293 quartieri, di cui 114 fuori dal Grande raccordo anulare.
E un indizio rivela il garbuglio del tessuto urbano capitolino: intervenuto all’appuntamento, il sindaco Gualtieri fa notare che, prima di questa attività, non era noto nemmeno in Campidoglio quanti fossero, esattamente, i quartieri in città.
Il problema principale individuato dalla giunta è che in questo territorio vastissimo molte zone difettano di servizi, con i quartieri extra Gra che presentano di norma le criticità peggiori. Ulteriore paradosso, evidenziato dall’assessore alle Politiche del personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al territorio per la Città dei 15 minuti Andrea Catarci: i servizi sono presenti al centro e nel cosiddetto semicentro, ma la popolazione cresce in periferia. Per questo, dice Catarci, Roma Capitale si è impegnata sulla «valorizzazione dei municipi, sull’apertura di scuole oltre l’orario ordinario, sull’erogazione dei certificati anagrafici in 110 edicole su 500, sul potenziamento dei servizi Cie e cambi di residenza». E ancora: «Diritto di iscrizione anagrafica, promozione delle Comunità energetiche rinnovabili; sperimentazioni dei Poli civici integrati di mutualismo sociale, musei diffusi». E la presidente dell’assemblea capitolina Svetlana Celli ricorda i nuovi Pui (piani urbani integrati) in predicato di impattare in positivo su Corviale, Tor Bella Monaca e Santa Maria della Pietà. Città dei 15 minuti del resto significa questo: servizi a portata di mano per tutti i cittadini, in qualunque zona. Proposito che giova non solo ai residenti, ma anche all’ambiente perché taglia gli spostamenti e quindi le emissioni di Co2.
Insomma un «processo politico, democratico e civile», ribadisce lo stesso Moreno, spiegando che questo implica il ripensare la morfologia della città redistribuendo gli spazi urbani.
Perché se è nelle città che nasce il problema, è da lì che può arrivare la soluzione.
Una rivisitazione favorita dal Covid, prosegue Moreno, che ha visto decollare il mixed use e il nearshoring, contraddicendo lo schema dello zoning che risale a Le Corbusier. E che archivi «ciò che abbiamo accettato e che non è accettabile: lunghi viaggi per andare al lavoro, edifici in disuso, perdita di interazioni sociali e di tempo per vivere». Riflessione ambiziosa e visionaria che ha contagiato diversi primi cittadini, come quello romano. Sull’implementazione il tempo ci dirà.
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