Nardella: “Pubblico-privato insieme per la rigenerazione urbana. È così ovunque”
A margine di Many Possible Cities, il sindaco di Firenze applica il principio anche alla questione stadio
Per attuare le trasformazioni urbane la partnership pubblico-privata è essenziale: concetto ormai ampiamente condiviso alla luce dell’esame delle casse pubbliche e delle esperienze concrete. Lo ribadisce anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, intervenuto al festival Many Possible Cities, aggiungendo che il privato ha però bisogno di «semplificazione»: che «non è semplicismo, perché la complessità è inevitabile. Semplificazione vuol dire regole omogenee. Oggi invece ogni Regione, e persino ogni Comune, ha strumenti urbanistici specifici». Su un piano più generale, il primo cittadino sottolinea poi un’altra idea oggi (giustamente) prevalente, almeno in teoria: quella che la rigenerazione urbana non sia un fatto estetico, formale bensì culturale, sociale, economico. Perché «è il contenuto che determina il contenitore»: il che per esempio implica che non si possano ideare quartieri per super ricchi e ghetti per poveri.
Così dice Nardella, all’evento del pomeriggio del 28 settembre incentrato appunto sullo “Sviluppo urbano tra investimenti privati e pubblici”. Dialoghi aperti su temi di attualità come quello degli usi temporanei ma soprattutto un confronto tra i player dell’industria della rigenerazione urbana.
Poco prima, intercettato dai cronisti, era tornato sulla questione stadio, argomento su cui cozzano punti di vista anche molto diversi a Firenze come a Milano o a Roma. E, tanto per restare sul partenariato pubblico privato che alcuni non gradiscono, Nardella era sbottato: «L’Italia ha un livello degli stadi che è il peggiore di tutta Europa, e questo dibattito estenuante e polemico sul futuro degli impianti non serve a nulla. Sono contrario all’idea di smantellare la legge per gli stadi e credo anche ci voglia un patto pubblico-privato, come fatto da tanti Paesi nel mondo e penso alla Germania, perché tanti stadi sono stati sistemati anche con il contributo pubblico. Mi dispiace solo che noi lavoriamo in silenzio e ci rimbocchiamo le maniche mentre molti altri criticano e fanno polemica». Questo dibattito a Mpc V nell’ex manifattura tabacchi è dedicato ai protagonisti del settore, pubblici e privati, che discutono su ruoli e responsabilità da distribuire per affrontare problemi collettivi.
L’obiettivo, utile ma non banale, è quello di ideare un canovaccio in cui, partendo dal patrimonio esistente, si valorizzi quest’ultimo con i mix funzionali che le città richiedono, ma per i quali ci sia contestualmente domanda sul mercato.
Tenendo a mente che, poiché «è il contenuto che determina il contenitore», per dirla con Nardella, attualmente il contenuto si è ampliato.
Alle naturali necessità di coesione sociale va aggiunto, per esempio, il precetto della decarbonizzazione. Questo porta dritti ai criteri Esg (ambientali, sociali e di governance). Ma se misurare le performance degli interventi in termini di riduzione di CO2 è semplice perché è questione quantitativa, un po’ ovunque ci si sta arrovellando su come farlo sui temi sociali e di governance. A spiegarlo è Piero Pelizzaro, direttore Officina per la rigenerazione dell’immobile pubblico dell’Agenzia del Demanio, molto attiva sul fronte della riqualificazione di immobili pubblici. Anche se, specifica Pelizzaro, l’Agenzia del Demanio sarà uno dei primi soggetti pubblici (quindi non vincolati a farlo) a misurare gli impatti in ottica Esg.
In copertina: ©Manifattura Tabacchi
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