Comuni e ingegneri, altolà al governo: no ai tagli sul dissesto idrogeologico
Eliminato oltre un miliardo dal Pnrr: gli interventi necessari impossibili a fronte delle risorse disponibili
Il nostro è com’è noto uno dei paesi che subiscono maggiormente le conseguenze del dissesto idrogeologico, a causa specialmente della sua morfologia e della giovane età delle catene montuose presenti sul territorio. Basti pensare che in Italia avvengono circa i 2/3 delle frane che si verificano in tutta Europa. Ciò che ancora tra maggio e giugno è accaduto in Emilia Romagna è lì a ricordarcelo.
Alla luce di questo scenario appaiono ancor più rilevanti i dati che emergono dalla scheda tecnica sul dissesto idrogeologico elaborata dal Centro Studi Cni, che evidenziano come negli ultimi 20 anni la spesa per interventi sia stata pari a 6,6 miliardi di euro, per un totale di 6mila interventi e un valore medio di poco superiore a 300 milioni di euro. Si stima che per elevare in modo rilevante il livello di sicurezza contro i fenomeni metereologici sempre più violenti, nel Belpaese servirebbero ancora 8mila opere di prevenzione per una spesa poco inferiore a 27 miliardi di euro. Cifre congrue se si considera che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15% della popolazione. Gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni, il 15% del totale.
Queste stime vanno in controtendenza rispetto alla nuova rimodulazione del Pnrr, che prevede un cambio di priorità degli interventi per un totale di 15,9 miliardi, di cui 1.287 miliardi erano destinati al dissesto idrogeologico.
«Non condividiamo la scelta di stralciare dal Pnrr fondi destinati al dissesto idrogeologico e alla rigenerazione urbana. I Comuni e le imprese sono fortemente impegnati su tutti i territori nel portare avanti questi interventi urgenti e non più procrastinabili visti anche i continui eventi calamitosi. Tra l’altro il monitoraggio della spesa sta premiando finora proprio i Comuni e gli interventi diffusi», dichiara Federica Brancaccio, presidente Ance.
Non solo fondi del Pnrr, visto che il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico (ProteggItalia), varato nel 2019, prevede per il periodo compreso tra il 2019 ed il 2030 stanziamenti per 14,3 miliardi di euro, parte dei quali destinati a opere emergenziali connesse ad eventi calamitosi, interventi di messa in sicurezza dei territori e infrastrutture, interventi per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico.
«È necessario individuare nuovi finanziamenti con celerità, per garantire l’esecuzione delle opere finalizzate alla protezione del territorio. Trattandosi di opere sia in fase di programmazione e progettazione che in fase di realizzazione, l’eliminazione porterà criticità nella gestione contabile e amministrativa dei Comuni e degli enti che avevano già impegnato le somme», ha dichiarato Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni.
In copertina: ©depositphotos.com
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