24-05-2023 Alessio Garofoli 2 minuti

Biennale, dal Canada un padiglione di lotta per il “diritto all’abitare”

Il collettivo Aaha denuncia canoni in ascesa, rendita immobiliare e spoliazione delle minoranze

È una Biennale di denuncia, permeata di conflittualità radicali, in coerenza con la piattaforma della curatrice Lesley Lokko. Lo è anche nel caso canadese. In questa 18esima Mostra internazionale di architettura, il Canada Council for the Arts porta a Venezia Not for Sale! (non in vendita), mostra allestita dal collettivo Architects Against Housing Alienation (Aaha) in un padiglione di legno e vetro pieno di immagini e striscioni che richiama un tipì, la tenda conica dei nativi americani delle Grandi pianure. E in cui la dimensione politica, quella del “diritto all’abitare” si direbbe in Italia, sopravanza quella strettamente architettonica.

Scopo del team canadese di sei architetti è attirare l’attenzione sulla crisi abitativa che diverse città stanno attraversando nel paese nordamericano. Riecheggiano le polemiche nostrane delle ultime settimane sulle difficoltà degli universitari fuorisede in Not for sale!, che punta il dito contro la «speculazione immobiliare», quella per la quale le case sarebbero utilizzate come rendita finanziaria. Il che (in assenza di correttivi pubblici) va a provocare una serie di problemi, tra i quali un alto costo degli affitti che li rende non abbordabili a molti, alloggi precari e, di conseguenza, incremento dei senzatetto. E c’è anche una venatura di wokism, ineludibile in attivisti canadesi contemporanei. Il collettivo Aaha sostiene infatti che in un’economia dominata dal real estate, come quella del loro paese, i contesti urbani scontino le ricadute del razzismo sistemico, del sessismo e del classismo. Il punto di vista della mostra è che la crisi abitativa sia stata innescata dalla rottura di tre forme di connessione essenziale: alla terra, ai legami sociali e alla capacità di modellare creativamente l’ambiente.


Ecco che allora Not for sale! intende essere anche un invito «a leader, attivisti, sostenitori e architetti indigeni» a mettere in piedi insieme «una campagna per alloggi accessibili e a prezzi accessibili per tutti» basata su soluzioni creative, praticabili, ecologiche e sostenibili.


Lo scorso 19 maggio, in occasione dell’apertura della Biennale, queste soluzioni sono state rese note dal collettivo: comuni per senzatetto, proprietà collettiva, alloggi di mutuo soccorso, ecosistemi urbani ambientali; «architettura riparatrice» per i residenti neri della Little Jamaica di Toronto, i quali affermano di essere stati cacciati su basi razziali dal proprio quartiere, nonché progettazione e costruzione di alloggi per gli indigeni sulle loro terre con il coinvolgimento delle comunità stesse. Questa, del resto, è anche l’edizione della “decolonizzazione”. Un’altra richiesta è una tassa sulla gentrificazione, per redistribuire sotto forma di case popolari i profitti che alcuni ricavano dagli alloggi, spesso per un colpo di fortuna: quando, ad esempio, una nuova linea della metropolitana passa dal loro quartiere, portando con sé un aumento dei canoni.

In copertina: padiglione Canada, Not for Sale! Ph. ©Matteo de Mayda, courtesy: La Biennale di Venezia

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Alessio Garofoli
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