Emergenza casa, a Milano nasce “Fair and social housing”
L’accordo tra il Consorzio cooperative lavoratori e Coima Sgr è dedicato a immobili in edilizia residenziale convenzionata e sociale. Progetto pilota all’ex scalo di Porta Romana
Oggi Milano ha un nuovo modello operativo per rispondere all’emergenza casa. Si chiama “Fair and social housing” e nasce dall’accordo firmato tra il Consorzio cooperative lavoratori (Ccl), storica realtà del mondo cooperativo, e Coima sgr, leader nella gestione patrimoniale di fondi alternativi di investimento di tipo immobiliare per conto di investitori istituzionali. Il capoluogo lombardo lancia un sassolino secondo il principio mutualistico cooperativo e il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, in collegamento durante la presentazione del patto, lo raccoglie, augurandosi «che possa diventare presto un metodo da copiare anche altrove nel Paese». «Un auspicio perché le grandi città italiane, viste anche le recenti inchieste giornalistiche e gli studi di settore, non diventino città per soli redditi alti», spiega Alessandro Maggioni, presidente di Ccl. Infatti, l’accordo sarà dedicato alla creazione di una nuova piattaforma per progetti in edilizia residenziale convenzionata e sociale, anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, per accelerarne lo sviluppo.
Il progetto pilota sarà a Milano, nell’ambito del più ampio piano di riqualificazione dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, e porterà alla realizzazione di 320 unità abitative, di cui 225 in edilizia convenzionata ordinaria e 95 in edilizia residenziale pubblica.
Contestualmente alla firma dell’accordo, Coima sgr annuncia l’istituzione di Coima Housing Fund, un nuovo fondo multicomparto dedicato al tema dell’abitare sostenibile che si pone un obiettivo dimensionale di oltre 400 milioni di euro, con un primo closing programmato che prevede sottoscrizioni per circa 300 milioni di euro. Nel fondo entrerà anche Intesa Sanpaolo nell’ambito del Piano di impresa che prevede di promuovere 8mila residenze in housing sociale per tutte le età.
«Il punto è come un modello possa cambiare le cose, – continua Maggioni – a Milano è vero che ci sono redditi alti, ma è anche vero che il 60% delle dichiarazioni dei redditi stanno sotto i 25mila euro l’anno. Dobbiamo riflettere, è interesse di tutti, forze politiche e produttive, perché questa è l’ossatura economica e sociale della nostra città. E non solo, visto il ruolo che ricopre Milano. Millecinquecento euro al mese è lo stipendio di un professore di scuola superiore e oggi si può permettere 15 metri quadri sul nuovo, un box auto, e 26 metri quadri sull’usato».
Una riflessione è anche sui permessi a costruire. «Nel 2012 i permessi a costruire rilasciati al sistema cooperativo erano il 37% del totale e nel 2021 il 13,2%». Bisogna introdurre dei meccanismi di quasi mercato. Ma veniamo ai numeri. Il fabbisogno abitativo della città di Milano al 2030 è stato stimato dal Pgt in 80mila abitazioni per 4 milioni di metri quadri (mediamente 50 metri quadri ad alloggio). Considerando una dimensione media degli alloggi di 80 metri quadri, più consona a ospitare unità familiari, il fabbisogno complessivo salirebbe a 6,4 milioni di metri quadri: se la metà di questi alloggi venissero sviluppati in edilizia residenziale sociale a un costo di 2.500 euro/metri quadri, occorrerebbe un investimento di 8 miliardi di euro per 40mila case. Ma negli ultimi dieci anni sono state prodotte 620 case annualmente in edilizia sociale. Il tema è importante. La riflessione è un dovere.
«È necessario parlare di un modello urbano alternativo che non è la città dei 15 minuti, ma probabilmente a lungo raggio, dei 40 minuti. Quindi l’investimento da fare è in infrastrutture e non in nuove case. Noi non siamo Parigi, Roma siamo una città piccola già dei 15 minuti», spiega Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima.
Alla presentazione dell’accordo è intervenuta anche la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto, che ha ricordato come nel capoluogo lombardo risiedano già 200mila studenti ma il numero delle residenze universitarie pubbliche e private è molto al di sotto.
«Guardo a questa iniziativa con grande attenzione e metto a fattor comune, ma quello che c’è da capire è dove questa città sta andando e quale identità vuole avere. È in corso un processo urbanistico con pochi precedenti nel giro di due e tre anni. Ma dove realizziamo queste case, bisogna sempre fare attenzione al consumo di suolo», spiega l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi.
In copertina © Scalo Di Porta Romana
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