08-05-2020 Francesco Fantera 2 minuti

Come dare più visibilità all’architettura? Torna Architecture & the Media

Ospiti internazionali, workshop e tavole rotonde per la seconda edizione, stavolta virtuale

«Quest’anno vogliamo approfondire la logica editoriale delle piattaforme audiovisive e dei mezzi radiotelevisivi, riflettendo sul ruolo dell’immagine nella narrazione di un’opera architettonica»

Miriam Giordano

Quanto è importante il ruolo dei media nel far comprendere e amare l’architettura? Questa la domanda che si pongono gli organizzatori della seconda edizione della conferenza europea Architecture & the Media, una quattro giorni virtuale che arriva come una boccata d’ossigeno per il mondo della progettazione. In particolare, in un momento in cui su giornali, televisioni, radio e testate online non si parla altro che di “fase 2” e di post-pandemia. Tuttavia, se l’obiettivo è quello di guardare ai cambiamenti ed ai fenomeni possibilmente positivi che questa emergenza senza precedenti ha portato, resta fondamentale alzare lo sguardo e riprendere dibattiti già aperti prima della crisi e sempre attuali.

«Nonostante la sua significativa rilevanza nella vita di tutti i giorni – sottolinea la direttrice della Fundaciò Mies van der Rohe, Anna Ramos – è difficile che si parli di architettura anche sulle nuove piattaforme digitali. Questa iniziativa riunisce anche le persone che lavorano nel campo della comunicazione per capire come questa possa essere più presente nei media diretti al grande pubblico, senza dimenticare il compito essenziale svolto dalle testate specializzate».

Su queste premesse si aprirà, ovviamente in versione digitale, la kermesse nata due anni fa a Barcellona e curata da Ewa P. Porebska e Miriam Giordano, quest’ultima responsabile anche dell’edizione 2020. Quattro giorni durante i quali giornalisti, istituzioni, organizzazioni culturali e amanti dell’architettura, professionisti e non, saranno invitati ad assistere a workshop e dibattiti attraverso i canali della Fondazione Mies Van der Rohe. Il tema? Quello trasversale dell’immagine architettonica su televisione, radio e media audiovisivi, sia mainstream che specializzati. Numerosi gli ospiti internazionali previsti e invitati dagli organizzatori: Fundaciò Mies van der Rohe e Laboh, con il supporto di Creative Europe. L’evento, fra l’altro, si svolgerà durante la “Settimana dell’Architettura di Barcellona 2020”.

«Nella prima edizione – spiega Miriam Giordano – abbiamo avuto l’opportunità di cominciare il dibattito su ciò che rende l’architettura attraente per i giornalisti. Quest’anno vogliamo approfondire la logica editoriale delle piattaforme audiovisive e dei mezzi radiotelevisivi, riflettendo sul ruolo dell’immagine nella narrazione di un’opera architettonica». Un obiettivo non compromesso dall’emergenza Covid 19, anzi. «Abbiamo tanti argomenti su cui dibattere e siamo contenti di poterlo fare con un’edizione online: ciò renderà l’evento ancora più accessibile».

Programma. Le quattro giornate saranno scandite da otto presentazioni, due tavole rotonde, un workshop e due conversazioni di apertura e di chiusura. Si inizierà l’11 maggio, dalle 17 alle 18, con la partecipazione di Oliver Wainwright, autore di pezzi di critica su architettura e design sulle colonne del britannico The Guardian. Il 12 maggio due appuntamenti: dalle 10 alle 11 verranno presentati i partecipanti della tavola rotonda del pomeriggio (sempre 17-18), durante la quale si discuterà di canali tematici, televisione e piattaforme di video online. Stesso format ma argomento diverso il giorno seguente, il 13 maggio, con il dibattito che si concentrerà su radio, podcast e nuove tendenze della comunicazione. La giornata di chiusura, invece, si dividerà fra un workshop sul copyright nella fotografia di architettura (10-11) e una conversazione con il fotografo olandese Iwan Baan sul ruolo e la capacità delle immagini di raccontare la storia di un progetto architettonico.

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Francesco Fantera
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