28-04-2020 Francesco Fantera 5 minuti

Ponte Genova, varata l’ultima campata. Dal Mit: a breve un grande piano infrastrutturale

Completati tutti e 1067 i metri dell’impalcato nei tempi prestabiliti, apertura al traffico da metà luglio

«Una norma della durata di 3 anni, temporanea, per dare la giusta spinta allo sviluppo e ai cantieri delle opere pubbliche del nostro paese, mettendo in circolo oltre 100 miliardi»

Giancarlo Cancellieri

Un lampo di luce arriva dalla città della Lanterna. Una situazione difficile, quella del capoluogo ligure, resa di gran lunga più complicata dall’attuale emergenza sanitaria prima, sociale ed economica poi. Il varo dell’ultima campata è stato un momento simbolico e in grado di restituire quell’orgoglio nelle capacità italiane di affrontare le grandi sfide infrastrutturali, che in tanti avevano visto crollare assieme al Ponte Morandi il 14 agosto 2018. Il completamento della fase di posa dell’impalcato del nuovo viadotto sul Polcevera ha così «suturato una ferita aperta», per usare le parole del Primo Ministro Giuseppe Conte.

Assieme a lui la Ministra del MIT Paola De Micheli, il sindaco di Genova e Commissario straordinario per la ricostruzione Marco Bucci e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Presenti anche gli amministratori delegati di Salini Impregilo, Pietro Salini, e di Fincantieri, Giuseppe Bono. Tutti insieme hanno salutato l’avvio dell’ultima fase che dovrebbe portare, secondo la tabella di marcia prestabilita e che non ha subito rallentamenti nonostante il Covid-19, all’apertura al traffico veicolare sul ponte per la metà di luglio. Un momento carico di emozione ma anche di contenuti, con l’annuncio della De Micheli di un piano allo studio del Governo per il rilancio delle infrastrutture del Belpaese e della Liguria in particolare, chiesto a gran voce da tutto il mondo delle costruzioni e delle attività produttive per ridare slancio ad un’economia che, dopo lo standby parziale dell’ultimo mese e mezzo, deve necessariamente ripartire.

L’operazione odierna, il varo della diciannovesima e ultima campata della nuova infrastruttura, ha così messo la parola fine alla “stesura” di tutti e 1067 i metri dell’impalcato. Entro il 10 maggio verranno poi avviati gli interventi per il centraggio e il collocamento in sede di tutti gli elementi che saranno poi centrati e saldati sulle pile. Sarà solo a quel punto che verrà realizzata la gettata di calcestruzzo e, infine, l’asfaltatura. «In quel momento potremo dichiarare pronto il nastro d’acciaio che oggi, finalmente, ha riunito le parti di ponente e di levante della Valpolcevera» ha sottolineato Bucci. «Ma già da ora possiamo definire quello di Genova come un modello reso possibile dal fatto che non ci si è mai fermati nonostante le tante difficoltà, preventivabili e non, che la realizzazione di un’opera del genere in tempi così stretti ha incontrato».

A fargli eco sono state le parole del premier Conte che, ricordando il valore simbolico di questa giornata, ha sottolineato «quello concreto. Si tratta di un progetto che si sta per compiere in estrema rapidità grazie al fatto che l’autorità pubblica ha fatto il proprio dovere, i progettisti, in particolare Renzo Piano, hanno offerto la propria esperienza e, più in generale, chi aveva la possibilità di contribuire con le proprie competenze, l’ha fatto. Tutto questo però – ha ribadito Conte – non deve farci dimenticare né delle 43 vittime, né deve distrarci dal conoscere a fondo le cause che hanno portato al collasso del Ponte».

Un tema, quello della manutenzione delle infrastrutture, al centro dell’intervento di Pietro Salini, amministratore delegato di una delle principali imprese di costruzioni a scala internazionale. «La gioia di questa giornata deve spingerci a fare in modo che cose come il collasso del Ponte Morandi non accadano mai più. C’è stato un problema. Quale? Non abbiamo curato il nostro patrimonio infrastrutturale che, invece, richiedeva molta attenzione. Si fa il paragone con opere dell’antichità ancora oggi utilizzate, ma negli ultimi 100 anni c’è una scoperta che ha rivoluzionato il modo di costruire: il calcestruzzo. Questo ci ha consentito di realizzare opere incredibili ma ha una debolezza, ovvero dura circa 50 anni. E ricordiamoci che tutte le infrastrutture del Paese sono realizzate con questo materiale».

«Motivo in più – ha ribadito la Ministra De Micheli – che ci ha spinto a programmare un grande piano di intervento e rammendo. Nostro obiettivo, infatti, è non solo quello di occuparci di quanto abbiamo oggi, ma anche di realizzare nuove infrastrutture. Un piano che sia un volano per una ripresa quanto più rapida del settore delle costruzioni, centrale per il nostro Paese. Per la stessa Liguria, che oggi celebra un momento importante, stiamo predisponendo un piano che intervenga sul dissesto idrogeologico e che andrà portato avanti con il Terzo Valico e l’ampliamento del bacino portuale di Genova. Più in generale – ha chiuso la De Micheli – una delle sfide più impegnative della mia vita è stata quella di cercare di mantenere attivi i cantieri di tutta Italia, soprattutto quelli delle opere più importanti e strategiche». Parole ascoltate attentamente da un comparto, quello dell’edilizia, che aspetta la data del 4 maggio come una data fondamentale per ripartire.

Il piano. E a conferma delle sue parole è arrivata la dichiarazione del viceministro del MIT Giancarlo Cancellieri che in una nota ha spiegato come una bozza di decreto sia già pronta. «Ci siamo ispirati al modello Genova, adattando le indicazioni ad una mole più ampia di opere, cioè quelle inserite e finanziate nei contratti di programma di Anas ed Rfi. Una norma della durata di 3 anni, temporanea, per dare la giusta spinta allo sviluppo e ai cantieri delle opere pubbliche del nostro paese, mettendo in circolo oltre 100 miliardi». 

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Francesco Fantera
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