21-06-2019 Elena Pasquini 2 minuti

Lombardia in testa per compravendita d’immobili nel 2018

I dati statistici notarili confermano il trend positivo delle compravendite, con un aumento anche del valore medio dei fabbricati

In questo contesto di ripresa vivacità il ruolo dei notai acquista maggiore delicatezza, anche al fine di intercettare possibili anomalie che potrebbero inquinare il sistema economico

Ignazio Leotta

Lombardia regina nello scambio di immobili nel 2018 con 91.570 unità interessate da compravendite nel solo II semestre 2018, il 19,54% dell’intero territorio nazionale, e un incremento rispetto ai primi sei mesi dell’anno del 2,1 per cento. Brilla Milano «sempre più città metropolitana, e attrattiva per gli investimenti immobiliari sia di privati che degli investitori istituzionali» commenta Ignazio Leotta, presidente del Consiglio notarile di Milano.

A fare i conti sui numeri delle compravendite è il Rapporto Dati Statistici Notarili, pubblicato nei giorni scorsi, relativo a compravendite di beni mobili e immobili, mutui, donazioni, atti di imprese e società registrati nell’anno 2018. La rilevazione è stata condotta in modalità informatica tramite la società del Consiglio nazionale del notariato, Notartel Spa, che ha elaborato i dati del 99% dei notai in esercizio.

Nel secondo semestre 2018 si conferma il trend di aumento delle compravendite di fabbricati con un +4,24% rispetto al primo semestre 2018. Al Nord i maggiori volumi di scambio sia per i beni mobili, che per i beni immobili.
Se la Lombardia detiene il primato in termini quantitativi, il tasso più alto per il rapporto tra compravendite e abitanti è però quello della Val D’Aosta, dove avviene la minor percentuale di vendite, seguita da Liguria e Friuli Venezia Giulia. La regione che ha fatto registrare il maggior aumento tra I e II semestre dello scorso anno è stata il Trentino Alto Adige (+12,74%) mentre è a saldo negativo il dato di Liguria, Umbria, Campania e Puglia.

Uomini e donne acquistano fabbricati in quasi ugual misura (rispettivamente 349.457 e 306.901 unità) con la fascia d’età tra i 18 e i 35 anni in pole per gli acquisti con il 27,70% del totale. Si vendono immobili, invece, tra i 56 e i 65 anni con la conferma di un dato già riportato nelle precedenti statistiche del notariato.

Il rapporto definisce «cristallizzata la stasi del settore immobiliare gestito dalle imprese rispetto alle vendite effettuate da privati». Non c’è paragone tra le due percentuali, con i primi che arrivano a chiudere l’operazione soltanto nel 10,36% degli immobili abitativi nel secondo semestre 2018.

Positivo anche il trend registrato dal notariato sul valore degli immobili oggetto di compravendita. In media si aggira attorno a 121.820 euro contro i 118.330 euro del primo semestre. Non basta però a recuperare la perdita registrata rispetto al 2016 e 2017: il 57,74% del totale degli immobili censiti ha un valore inferiore ai centomila euro e solo lo 0,34% supera il milione.

«In questo contesto di ripresa vivacità, il ruolo dei notai acquista maggiore delicatezza – sottolinea Leotta –  anche al fine di intercettare possibili anomalie che potrebbero inquinare il sistema economico rendendo più difficile lo sviluppo dell’economia sana».

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Elena Pasquini
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