07-12-2018 Francesco Fantera 4 minuti

La proposta di Legambiente: riqualificare 30mila condomini all’anno fino al 2030

Uno sforzo che porterebbe ad un risparmio economico per le famiglie e ad una importante riduzione di emissioni nocive

«A beneficiare della riqualificazione energetica saranno i risparmi delle famiglie, l'ambiente e le imprese, con il valore degli immobili che potrebbe aumentare fino al 15%»

Edoardo Zanchini

In Italia ci sono 1,2 milioni di condomini, l’82% dei quali è stato costruito prima della legge 10 del 1991 sull’efficienza energetica in edilizia. Un dato che da solo rende l’idea della situazione del nostro patrimonio residenziale, spesso fatiscente e quindi bisognoso di un intervento di ampio respiro necessariamente figlio di una partnership fra pubblico e privato. Ad un anno dal lancio della campagna di sensibilizzazione e informazione Civico 5.0, Legambiente, in partnership con Fassa Bortolo e Dolomiti energia, ha organizzato un incontro per individuare le aree prioritarie di intervento e indicare gli obiettivi da centrare per far risparmiare le famiglie e diminuire l’impatto sull’ambiente del tessuto urbano. Complessivamente un quadro non incoraggiante, ma che, guardando al bicchiere mezzo pieno, garantisce margine di manovra ai cittadini e possibilità alla filiera delle costruzioni.

I numeri del report. Nei condomini italiani vivono 14 milioni di famiglie. Un patrimonio edilizio residenziale, che nel 16% dei casi è in stato di conservazione mediocre o pessimo, fa sì che 20 milioni di persone risiedano in abitazioni fatiscenti. Numeri che si ripercuotono inevitabilmente sui consumi e, infatti, il 24% dell’energia utilizzata nel Belpaese ogni anno viene assorbita dal settore abitativo. Nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte a strutture che disperdono calore d’inverno e lo accumulano d’estate, con evidenti conseguenze sul comfort e le condizioni di vita dei cittadini. Se a tutto ciò si aggiunge che 9,4 milioni di italiani si trovano in situazione di povertà energetica, non stupisce che il 16,5% della popolazione non si possa permettere di riscaldare in maniera adeguata la propria casa. Un altro dato racconta in maniera puntale le condizioni del patrimonio edilizio: il nostro Paese si trova al sesto posto, sui 28 dell’UE, nella graduatoria fra le realtà con la più alta percentuale (23%) di abitazioni umide e che necessitano riparazioni a tetti e infissi. E tutto ciò nonostante le condizioni climatiche siano generalmente temperate.

«Viste queste cifre, risulta ancor più evidente come lo strumento dell’ecobonus sia fondamentale per migliorare la situazione – ha sottolineato Gianni Girotto, Presidente della Commissione Industria del Senato – e incentivare l’intervento dei privati. Stiamo cercando di modificare la proroga del bonus da annuale a triennale. Si parla di tanti soldi, ma è una priorità anche per andare incontro alle tante famiglie che non hanno possibilità di effettuare riqualificazioni in maniera autonoma». A fare eco alle parole di Girotto, quelle di Andrea Ferrazzi, membro della Commissione Ambiente del Senato. «Speriamo che questi fondi si trovino, sarebbe importante anche per permettere agli enti pubblici la pianificazione degli interventi. La questione, inoltre, si inserisce in quella più ampia della rigenerazione urbana, ormai non più rinviabile. Se si considera che sprechiamo 22 miliardi di euro all’anno a causa di un patrimonio edilizio energivoro e poco performante, si capisce come un efficientamento fatto a regola d’arte porterebbe ad un risparmio maggiore a quello di una spending review».

La proposta di Legambiente. «Per ridurre i consumi energetici si deve affrontare il problema attraverso una seria ed estesa operazione di riqualificazione ed efficientamento. Come? – ha spiegato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini – Si deve avere il coraggio di riconvertire 30mila condomini all’anno fino al 2030. Se così fosse i risultati sarebbero importanti, a partire dal risparmio annuale di 400 milioni di euro in bolletta per le famiglie, con una media di 620 euro ad unità abitativa. Dato non meno importante quello relativo alla quantità di emissioni nocive che si andrebbero ad evitare: 840mila tonnellate di CO2 ogni 12 mesi, pari a 420 milioni di metri cubi di gas. I benefici non finirebbero qui – ha evidenziato Zanchini – perché questa operazione produrrebbe anche un incremento dei valori immobiliari fra il 5% e il 15%. Se a tutto ciò aggiungiamo che non c’è nessun Paese al mondo che abbia stanziato incentivi fiscali così alti per la riqualificazione (credito d’imposta fino al 75% dell’importo dei lavori), si capisce che l’unico ostacolo è rappresentato da un forte gap informativo».

Milano capofila in Italia. Nonostante il quadro generale mostri diversi punti critici, ci sono numerose realtà che dimostrano come sia possibile portare a termine operazioni virtuose di riqualificazione energetica, in grado anche di ricucire il tessuto sociale. Il progetto europeo Sharing Cities, finanziato dal programma Horizon 2020, ne è un esempio. Nato con l’obiettivo di dar vita a quartieri smart dalle emissioni ridotte, ha trovato terreno fertile a Milano, una delle tre città coinvolte assieme a Lisbona e Londra. «Grazie anche al “cappello” europeo ci siamo mossi all’interno di un partenariato molto ampio che ha dato vita ad un melting pot di partner – ha raccontato Damiano Di Simine, di Legambiente Lombardia – da quelli istituzionali alle imprese, fino al mondo accademico e alla società civile. Un elemento centrale è stata la partecipazione al processo di riqualificazione da parte degli abitanti. Dopo tre anni possiamo considerare conclusa la parte più operativa con ottimi risultati. La riqualificazione energetica dei cinque condomini privati coinvolti nel progetto, ha prodotto una riduzione delle emissioni atmosferiche pari a 50 volte quelle ottenute dal famoso bosco verticale di Milano».

In copertina "Case di Luce", edificio residenziale nZEB a Bisceglie

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Francesco Fantera
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