Roma, a 13 anni dal concorso, l’headquarter della Angelini prende forma
Conclusa la prima fase dei lavori. Identikit del progetto: modularità, benessere emotivo e identità locale
Su richiesta del committente, abbiamo lavorato affinché fosse evidente il legame con il volume preesistente e, mediando con gli indirizzi della Soprintendenza, abbiamo trovato una forma assolutamente contemporanea”.
Via Nocera Umbra
Via Vecchia del Pinocchio, 22, Ancona
Procede a ritmo serrato la costruzione del nuovo headquarter della Angelini a Roma, in zona Tuscolana. A tredici anni dal concorso internazionale ad inviti promosso dall’azienda farmaceutica e sostenuto dal Comune, guidato all’epoca da Walter Veltroni, la prima fase dei lavori è alle battute conclusive. Il progetto vincitore del bando nel 2005, proposto dallo Studio Transit con l’architetto Enzo Pinci, sta finalmente prendendo forma dopo aver superato tutti i problemi relativi alle procedure legate all’accordo di programma e le vicissitudini politiche locali. Il cantiere, partito nel 2015, vede il coinvolgimento dell’Astaldi, impegnata nella demolizione parziale dei volumi esistenti e nella costruzione dei nuovi edifici. Importo dei lavori per la realizzazione del complesso di 27,6 milioni di euro.
Situato in un’area di 15mila mq, il nuovo centro direzionale sarà caratterizzato dalla polivalenza dei diversi ambienti. Non solo uffici e sale riunioni, infatti, ma anche una mensa, una palestra, un auditorium, una sala dedicata alla formazione e un ampio parcheggio interrato. Il tutto, mantenendo il legame con il costruito preesistente: “prima dell’intervento – ha spiegato Giovanni Ascarelli, socio fondatore dello Studio Transit, durante un incontro alla Casa dell’architettura di Roma –, c’era un edificio costruito negli anni ’40, successivamente riadattato ad ufficio. Su richiesta del committente, abbiamo lavorato affinché fosse evidente il legame con il volume preesistente e, mediando anche con gli indirizzi della Soprintendenza, abbiamo trovato una forma assolutamente contemporanea”.
La forma ad “L” è così rimasta, ma il corpo unico è stato scomposto in quattro volumi indipendenti e situati a circa 10 metri uno dall’altro, collegati fra loro da un edificio ponte al cui interno si troveranno spazi operativi, sale riunioni e break area. Ad occupare una posizione baricentrica sarà invece una struttura costruita ex novo, dalla forma simile a quella di un nastro avvolto su sé stesso, collegata, attraverso un ambiente vetrato, con gli immobili nei quali si troveranno gli uffici. “Un volume dalla forma dinamica e articolata – ha raccontato Manuela de Micheli, socia e direttrice artistica dello Studio Transit, intervenuta alla Casa dell’architettura –, con rivestimenti composti principalmente da una palladiana con superficie continua e senza interruzioni, e un bacchettato di rovere alle pareti. Le facciate sono trasparenti e in grado di connettere gli spazi interni ed esterni. L’auditorium, invece, è sopraelevato su uno specchio d’acqua, elemento che, assieme ad alberi ed aree verdi, garantirà benessere a chi vivrà gli ambienti”. Un punto, questo, centrale nella vision che ha guidato la progettazione fin dalle fasi iniziali. “Il luogo di lavoro è, ad oggi, lo spazio fisico dove l’uomo passa due terzi della propria giornata – ha sottolineato la de Micheli –. Per garantire un’alta qualità della vita, è necessaria la presenza di elementi in grado di portare benessere razionale ed emotivo. Per questo abbiamo portato il verde e l’acqua anche nelle aree interne”.
Il nuovo headquarter della Angelini sarà quindi identificabile attraverso tre anime, o elementi, principali: i blocchi per uffici interconnessi, il volume ponte e lo spazio polifunzionale centrale. “Abbiamo mantenuto la localizzazione delle aree di lavoro su strada per due motivi. Il primo – ha evidenziato la de Micheli –, è che si tratta di un elemento peculiare della zona, mentre il secondo riflette una caratteristica tipica dei palazzi romani, ovvero dalla presenza di una corte privata interna. Questo ed altri accorgimenti, hanno permesso di garantire la luminosità degli interni e di conservare la memoria architettonica dell’edificio, ottenuta mantenendo le grandi finestre rettangolari sui prospetti affacciati sulle vie di comunicazione adiacenti”.
Ecocompatibilità e modularità degli ambienti. Ad occuparsi della progettazione degli impianti e della certificazione LEED, il brand L22 del gruppo Lombardini 22. Diverse le accortezze attraverso cui il team punta all’attestazione Gold dell’edificio: ottimizzazione della luce naturale, comfort termico, climatizzazione intelligente, presenza di sensori fotosensibili e attenzione al consumo di acqua potabile. Tutto ciò all’interno di volumi con una forte presenza di materiali dal ridotto impatto ambientale. Altra caratteristica sostanziale, è la modularità. “La possibilità di modificare gli spazi senza intervenire sulla struttura, non solo è un requisito sempre più apprezzato dalle aziende, ma è stato richiesto espressamente dal committente – ha rilevato la de Micheli –. Grazie alle pareti-muro portante di Tecno, abbiamo garantito un alto grado di riconfigurabilità delle aree. Un esempio? L’auditorium è uno spazio flessibile, al punto che può essere trasformato in tre ambienti differenti. Ma anche le postazioni operative, contraddistinte da colori chiari e tenui, non sono fisse. In questi spazi, infatti, il corpo illuminante è composto da piantane fissate ai tavoli da lavoro, allo scopo di fornire la massima luminosità possibile, senza vincoli con l’impianto elettrico dei vari volumi”.
Architettura ArchitetturaChiECome Arte Città Concorsi Culto Cultura Design Energia Festival Formazione Futuro Hospitality Housing Industria Ingegneria Italiani all'estero Legge architettura Libri Masterplanning Milano Norme e regole Premi Progettazione Real estate Retail Rigenerazione Urbana Salute Scommessa Roma Scuola Sostenibilità Spazi pubblici Sport Trasporti Turismo Uffici