10-08-2018 Paola Pierotti 3 minuti

Digitalizzazione nelle costruzioni, le priorità per Pietro Baratono

Aspettando SAIE 2018 con la seconda edizione di Digital&BIM

“In Italia, tra Stato ed enti locali si spendono circa 25 miliardi all’anno, quando tutto andrà a regime con la rivoluzione digitale, si potrà stimare un risparmio di 2-3 miliardi di euro all’anno”

Pietro Baratono

Innovazione e digitale. Su questi due temi si è soffermato il neo-ministro Danilo Toninelli nella presentazione delle attività del Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, prima della pausa pre-estiva. Dall'Internet delle cose, “da rendere realtà accessibile a tutti”, alla digitalizzazione nel settore edile, “consapevoli che attraverso la costruzione digitale si guadagna in termini di qualità della vita: basta soltanto citare il Bim (Building Information Modeling), cioè un modo di progettazione digitale che consente di condividere su piattaforme informatiche i dati dei progetti. È un modello in grado di ottimizzare i costi e i tempi della realizzazione e della manutenzione. Una autentica svolta – ha precisato Toninelli – anche per gli appalti pubblici”.

Si attende per l’autunno quindi un indirizzo politico mirato, ma già si anticipa “la possibilità di lavorare su un principio di apertura come Open Bim (interoperabilità n.d.r.) che rappresenta un vantaggio irrinunciabile”. Non solo, il Ministero sosterrà il ruolo dell’Italia nella realizzazione della piattaforma europea, ma è altrettanto fondamentale aiutare le amministrazioni pubbliche e le stazioni appaltanti a progettare in Bim.

Dopo la corsa fatta dal precedente Governo con la firma del Decreto BIM e l’obbligatorietà per le grandi commesse dal 2019, i tecnici e gli addetti ai lavori si confrontano ogni giorno con l’applicazione del Codice e monitorano criticità e opportunità, facendo. “Considerando che gli appalti che riguardano i servizi di progettazione si esternalizzano sempre di più, nella messa a regime delle procedure, anche tenendo conto delle novità legate alla digitalizzazione, osserviamo che generalmente i tempi si allungano per il maggior carico di lavoro delle Stazioni Appaltanti”. Pietro Baratono, provveditore alle opere pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna, commenta questa fase di transizione osservando che “non è ancora stata costituita una commissione per il monitoraggio degli appalti digitali, ma in generale si osserva un’attenzione da più fronti alla digitalizzazione del settore, un fiorire di bandi, al momento disordinati. Nulla di sistematizzato, mancando al momento un preciso indirizzo del Governo anche sui bandi-tipo, oltre ad un chiarimento sulle norme che le stazioni appaltanti devono utilizzare”.

Baratono è da anni in prima linea sulla questione BIM in Italia,  attivamente impegnato guidando una stazione appaltante che ha promosso ad esempio la progettazione e costruzione del Ponte della Navetta di Parma, seguendo il percorso del BIM. Operazione che nel mese di luglio ha visto l’avvio dei lavori. “I primi pali sono stati eseguiti. Si procede”. Questa è di fatto una delle prime opere in Italia i cui lavori sono stati appaltati in Bim utilizzando le recenti norme UNI 11337.

Passata l’estate, il Mit dovrà inserire nella sua agenda il tema della digitalizzazione delle costruzioni e, secondo l’esperienza di Baratono, oltre all’adeguamento del Codice degli Appalti (rispetto al quale è stata avviata una call per chiedere dal mercato proposte e suggerimenti), “non è più rinviabile la questione della qualificazione delle stazioni appaltanti. Si attende il decreto, senza il quale non si potrà favorire la digitalizzazione degli appalti pubblici. Buona l’idea di supportare la piattaforma internazionale – aggiunge l’ingegnere – capitalizzando quanto già impostato dal progetto Innovance, ma facendo sistema con altri Paesi, in primis l’esperienza francese e tedesca”.

Per Baratono “l’opera deve tornare al centro del Codice. Ci siamo occupati per lungo tempo di procedure amministrative, a volte perdendo di vista l’opera. Guardando al futuro – ha aggiunto Baratono – bisogna ricalibrare il Codice definendo i passi amministrativi da seguire per arrivare a risultati di qualità, nel minor tempo possibile”. Obiettivo primario? “Togliere l’opzione dell’incertezza. Oggi sembra ancora molto difficile riuscire a realizzare una grande opera pubblica in tempi stretti se non agendo con deroghe. L’incertezza normativa – ha commentato – è anche la causa primaria del blocco dei funzionari che, per non fare errori, frenano”. Ecco che proprio grazie alla digitalizzazione ed alla semplificazione delle regole si potrebbe normalizzare un metodo, garantire qualità, rispetto di tempi e costi.

“In Italia, tra Stato ed enti locali si spendono circa 25 miliardi all’anno, quando tutto andrà a regime con la rivoluzione digitale, si potrà stimare un risparmio di 2-3 miliardi di euro all’anno”. Un’opportunità per la filiera dell’edilizia, che si fa sfida per il mercato ma anche per il Paese.

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Paola Pierotti
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