23-03-2018 Francesco Fantera 4 minuti

Da modello educativo alle scuole, Reggio Emilia Approach nelle aree post sisma

Altri 10 istituti coinvolti, molti interventi in aree di frontiera con progetti volti a coinvolgere la comunità

L’ambiente scolastico viene rigenerato attraverso la proposta di nuove e differenti qualità sensoriali tramite lo studio del colore, dell’illuminazione, dell’arredo e differenti modalità comunicative

Un progetto nato nel 2015 con un finanziamento complessivo di 5 milioni di euro e il coinvolgimento di 26 architetti per rigenerare una sessantina di scuole primarie e dell’infanzia, 50 delle quali già riqualificate. L’operazione “Fare Scuola”, promossa dalla Fondazione Reggio Children e da Enel Cuore Onlus, ha interessato in tre anni più di 9mila bambini fra gli zero e i sei anni di età, oltre a 140 maestri che hanno partecipato a dei corsi di formazione ad hoc. In ogni operazione, inoltre, è prevista l’attivazione di esperienze di cittadinanza attiva nei territori tramite un percorso che include la partecipazione delle comunità interessate. La novità, però, è che il processo andrà avanti con dieci nuovi istituti situati nelle zone terremotate. Anche in queste strutture lo scopo rimarrà quello di migliorare la qualità degli ambienti scolastici intesi come contesti di apprendimento e luoghi di relazione.

Queste, infatti, sono le caratteristiche proprie del ‘Reggio Emilia Approach’, proposta pedagogica che ha visto il suo principale artefice in Loris Malaguzzi. Secondo questa teoria educativa, il bambino viene visto come un soggetto di diritti e produttore di conoscenza. Gli adulti, insegnanti e genitori, hanno quindi un ruolo importante ma non di guida. La loro figura è più simile a quella di aiutanti durante il processo di apprendimento, con l’obiettivo di stimolare scambi, riflessioni e considerazioni. Ecco che la scuola non viene percepita come luogo fisico nel quale agli alunni vengono trasmesse conoscenze per gradi, perché “quello che i bambini imparano – scriveva Malaguzzi – non è il risultato automatico di ciò che viene insegnato loro, ma deriva dalle attività che svolgono e dalle risorse che noi impieghiamo”. La filosofia teorizzata da Malaguzzi prevede una serie di indicazioni riguardanti l’organizzazione degli spazi, in netto contrasto con la concezione tradizionale vigente nel secondo dopoguerra.

Il concept. Dall’ingresso, pensato come luogo informativo, si ha accesso alla sala da pranzo, con cucina a vista, e alla ‘piazza’, uno spazio comune dove giocare, apprendere e svolgere attività che proseguiranno nelle aule. Queste, situate in una posizione di connessione, sono utilizzate da gruppi medi o piccoli e al loro interno sono ulteriormente suddivise per dare la possibilità agli alunni di stare sia con gli insegnanti, che da soli. Negli istituti disegnati per seguire il ‘Reggio Emilia Approach’, infine, è sempre presente uno spazio dedicato alla sperimentazione, una specie di laboratorio chiamato ‘atelier’ dove i bambini possono dare sfogo alla creatività attraverso il loro linguaggi (Malaguzzi ne teorizza 100, tutti diversi fra loro).

L’applicazione. Negli interventi di riqualificazione generati dal progetto ‘Fare Scuola’, tutte queste linee guida si sono rese evidenti in fase di realizzazione degli interventi. L’ambiente scolastico è stato rigenerato proponendo nuove e differenti qualità sensoriali tramite lo studio del colore, dell’illuminazione, dell’arredo e di differenti modalità comunicative. Ecco quindi che nell’Istituto Russo – Montale nel Rione Sanità, a Napoli, lo studio Gambardella Architetti ha disegnato un’area centrale multiuso in grado di svolgere una funzione diversa in relazione alla disposizione degli elementi presenti, con arredi morbidi e confortevoli. Oppure a Palermo nella scuola dell’infanzia Sacco e Vanzetti ubicata nel quartiere Settecannoli, altro intervento in una zona non semplice, il progetto dello studio guidato dall’architetto Francesco Librizzi ha risanato gli spazi esterni alla struttura dando vita ad un sistema continuo di ombreggiamento e zone pensate come aree didattiche e di gioco. La trasformazione dell’atelier dell’istituto dell’infanzia Bezzecca, a Milano, è stata al centro dell’operazione guidata da ZPZ Partners che ha riorganizzato lo spazio con la realizzazione di pareti di verde verticale, piattaforme luminose e sistemi di proiezioni interattive. Un altro istituto per l'infanzia, l'Evelina Cundari di Cosenza, ha visto nascere un nuovo atelier interno, uno spazio organico e fluido, su progetto di Iotti+Pavarani Architetti, studio autore anche di altri due interventi.

Visto il suo valore sociale e culturale, ‘Fare Scuola’ troverà spazio all’interno del MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, in un’area appositamente dedicata ai visitatori più giovani. “Un bellissimo progetto che colpisce in quanto portatore di un’idea educativa in cui lo spazio non è neutrale, ma anzi parla, può accogliere o respingere. Un lavoro – ha sottolineato Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI – che facciamo con questa comunità da sempre e ci piace moltissimo essere coinvolti in ‘Fare Scuola’”.

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Francesco Fantera
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