25-01-2018 3 minuti

GBPA Architects: 40 cantieri in una decina d’anni e fatturato in continua crescita

Uffici e retail. Tra le realizzazioni anche l’headquarter di Amazon, spazi commerciali per Armani e McDonald’s

"La società ha giovato di un notevole trend di crescita, con un più 45% di fatturato negli ultimi tre anni, con previsioni simili per il prossimo futuro"

Studio GBPA

Interior design, space planning e retail. Questo il mercato del network GBPA Architects che, dopo aver ultimato i lavori per la nuova sede Amazon riqualificando la struttura ex Tecnimont, ha recentemente avviato il cantiere nell’ex edificio Inps in via Pola 9/11 a Milano, accanto alla nuova sede della Regione Lombardia e a poca distanza dal cuore di Porta Nuova. Fra i lavori in corso ci sono anche la sede del Gruppo Rothschild, dell’istituto giapponese Mizuho Bank e fra quelli portati a termine diversi progetti retail per Armani, H&M, Adidas e McDonald’s. Oltre ad un’attenta pianificazione degli spazi interni, secondo le più moderne concezioni di open space e comfort nei luoghi di lavoro, è alta l’attenzione dello studio verso la sostenibilità energetica degli edifici.

Ma chi c’è dietro la sigla GBPA? Antonio Gioli, laureato in architettura al Politecnico di Milano, fonda nel 2006 lo studio dopo aver collaborato con importanti società di architettura di Milano su progetti italiani e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. Federica De Leva, l’altra socia dello studio, è specializzata in conservazione e manutenzione dell’edilizia storica.

La maggior parte dei progetti realizzati da GBPA si trova a Milano, città dove lo studio ha portato a termine diversi interventi di costruzione o rigenerazione di edifici direzionali. Fra questi appunto il più recente è rappresentato dalla riqualificazione di uno dei centri direzionali più iconici degli anni ‘70, per lungo tempo sede della Maire Tecnimont, dietro Porta Garibaldi. Solo otto mesi di lavori per risanare e ridare vita alle due strutture di 17mila mq complessivi, di proprietà di Antiron SGR (cliente diretto di GBPA), che dallo scorso 6 novembre ospitano la nuova sede di Amazon. Gli spazi, caratterizzati da numerosi open space e da un alto tasso tecnologico, sono in grado di ospitare più di mille dipendenti. Inoltre sul tetto trovano spazio 200 mq di pannelli solari, allo scopo di ridurre i consumi dell’edificio, con una terrazza che permette una vista a 360 gradi sullo skyline cittadino. 

Lo studio oggi ha tre sedi a Milano, Londra e Pechino e nei suoi primi undici anni di vita ha dato alla luce più di 40 progetti. “La società ha giovato di un notevole trend di crescita  – sottolineano dallo studio – con un più 45% di fatturato negli ultimi tre anni, con previsioni simili per il prossimo futuro. Tre le novità anche la recente aggiudicazione di una gara per la ristrutturazione di un edificio in Piazza Loreto, il Palazzo di Fuoco”. 

Per riuscire a portare a termine operazioni caratterizzate da un’elevata complessità e livello d’innovazione, le parole d’ordine dello studio sono “flessibilità, multidisciplinarietà e sostenibilità. L’integrazione tra le varie professionalità e la collaborazione con società di ingegneria italiane e straniere, ci permettono di affrontare interventi di nuova costruzione, ristrutturazione o semplice riqualificazione fornendo così al cliente un servizio d’eccellenza. Senza dimenticare – ribadiscono da GBPA – non solo il risparmio energetico e l’uso di materiali naturali, ma anche il benessere delle risorse umane e l’uso del verde”. 

Il team, una trentina di professionisti tra architetti e ingegneri, poggia su alcuni punti di forza: “una consolidata esperienza nei settori del building & office design, un’alta capacità di problem solving nella progettazione e una sviluppata e capillare rete di partner, anche internazionali. Grazie a questi elementi riusciamo ad affrontare ogni situazione e imprevisto” dicono dallo studio. Indispensabile l’investimento in nuove tecnologie, tra cui il BIM, “anche se, ad oggi, nessun cliente a ce l’ha richiesto. Per l’edificio di viale Monte Grappa, ad esempio, l’avevamo proposto, ma alla fine non è stato accettato secondo la logica che il BIM presuppone che tutta la filiera del progetto lo utilizzi: dall’architetto, all’impiantista, all’impresa”.

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