15-12-2017 3 minuti

Fondi europei per la rigenerazione urbana, ora c’è la piattaforma Urbis

Commissione europea e Bei tra i promotori dello strumento. Fra i settori d’interesse sostenibilità e inclusione sociale

"Nell'ambito dell'agenda urbana per l'UE abbiamo obiettivi ambiziosi di sviluppo urbano sostenibile, e Urbis ci aiuterà a raggiungerli. Grazie a questa iniziativa le città godranno del sostegno di cui hanno bisogno per creare nuove opportunità per i loro abitanti"

Corina Crețu

Ci sono fondi europei per la realizzazione di progetti legati alla riqualificazione urbana, alla transizione digitale e alla sostenibilità energetica. Ma come fanno il settore privato e quello pubblico ad accedere a queste risorse? Urbis, acronimo di ‘Urban Investment Support’, è lo strumento ideato dalla Commissione Europea e dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) per andare incontro alle esigenze degli enti locali e degli imprenditori, offrendo un duplice supporto. Lo scopo di questa piattaforma innovativa è volto da un lato, ad aiutare le amministrazioni nella fase di pianificazione degli investimenti a sostegno delle strategie locali di sviluppo urbano, mentre dall’altro, ad agevolare l’accesso ai finanziamenti.

La novità è stata presentata in occasione del ‘Cities Forum 2017’ di Rotterdam dalla Commissaria europea per la Politica Regionale, Corina Crețu. "Nell'ambito dell'agenda urbana per l'UE abbiamo obiettivi ambiziosi di sviluppo urbano sostenibile, e Urbis ci aiuterà a raggiungerli. Grazie a questa iniziativa – ha sottolineato la Crețu –, le città godranno del sostegno di cui hanno bisogno per creare nuove opportunità per i loro abitanti".

L’accesso ai finanziamenti resta il nodo principale. Spesso i progetti, in particolare quelli di piccole amministrazioni, non riescono ad ottenere la copertura necessaria dagli istituti di credito in quanto giudicati troppo rischiosi, o di dimensioni troppo ridotte per ottenere un ritorno sufficiente da giustificare un prestito. Dato poi che il budget di molti enti locali ha un bilancio negativo, risulta davvero difficile trovare le risorse interne necessarie per dare vita a progetti anche di breve periodo.

"I sindaci vogliono agire e rendere le loro città più intelligenti e sostenibili – ha commentato il vicepresidente della Commissione Europea nonché Commissario per l’unione energetica, Maroš Šefčovič –. Da parte nostra, con Urbis agevoleremo il loro accesso agli investimenti di cui hanno bisogno, con consigli personalizzati e la mobilitazione dei fondi e delle risorse esistenti. È necessario che l'innovazione urbana si sblocchi, acquisti dimensioni adeguate e diventi una pratica generalizzata in tutta Europa".

Grazie a tecnici ed esperti della Bei, quindi, il servizio messo in campo dalla Commissione Europea supporterà comuni e regioni nella progettazione, pianificazione e attuazione delle strategie di investimento. Il programma è aperto a tutti gli enti degli stati membri dell’Unione Europea. Questi, qualora interessati, potranno chiedere il sostegno del nuovo strumento attraverso il sito AdvisoryHub

“Fra trent'anni, otto europei su dieci vivranno in una realtà urbana – ha evidenziato Vazil Hudák, Vicepresidente della Bei –. Le regioni e le città, sia quelle di piccole dimensioni che quelle più grandi, hanno bisogno di finanziamenti e consulenza per diventare smart, moderne, verdi e innovative. Il progetto pilota Urbis ci aiuterà a ottenere tutto questo".

Ma concretamente, quale sarà il plus per chi si rivolgerà a Urbis? Gli enti locali riceveranno suggerimenti sulle modalità di accesso ai finanziamenti da parte di imprese comunali e fornitori privati di servizi urbani, oppure consigli sulle opportunità connesse all’erogazione di crediti da parte del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis). E ancora, indicazioni su come rendere progetti e programmi di investimento finanziabili, o su come migliorare la pianificazione strategica grazie alla definizione delle priorità.

Una nuova opportunità a poche ore dalla decisione di Strasburgo di dare il via libera al Feis 2.0, estendendo e prorogando così il pilastro del piano di investimenti per l’Europa che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2018, venire prolungato dalla metà del 2018 alla fine del 2020, passando ad un obiettivo massimo di investimento di almeno 500 miliardi. Altre risorse quindi da intercettare a fronte di visioni e progetti, in linea con la mission dell’Europa e sempre a titolo di co-finanziamento.

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