Maffeis Engineering: l’ingegneria italiana che firma gli stadi nel mondo
Base in Veneto e sedi in altri sette Paesi, fatturato da oltre 5 milioni con 120 collaboratori
"Per il 70% siamo ingegneri, il 20% sono architetti e per il 10% disegnatori. Da un paio d’anni stiamo investendo sul BIM e sulla digitalizzazione con una quindicina di persone coinvolte su questo fronte"
Team di 120 persone, uffici in 8 Paesi e più di un centinaio di grandi progetti realizzati, il 99% dei lavori è all’estero ma la base resta a Solagna, in provincia di Vicenza. Maffeis Engineering ha firmato il progetto delle tensostrutture di Expo e ha collaborato alla realizzazione di alcuni padiglioni internazionali, sempre a Milano ha lavorato nell’area di Citylife, ma il suo core business è oltre confine, con un forte impegno sul tema degli stadi, “abbiamo sedi da Singapore a Toronto a Johannesburg e oggi abbiamo sui nostri tavoli una decina di nuovi impianti sportivi. Di questi, quattro sono in Qatar e un paio in Russia”. L’ingegnere Andrea Biasi, direttore operazioni e rappresentante dell'impresa guidata da Massimo Maffeis, ceo della società che ha compiuto una ventina d’anni di attività, racconta il successo dell’azienda che nel 2016 ha chiuso con un fatturato da oltre 5 milioni di euro.
Ingegnere, qual è il vostro core business?
Le strutture speciali in acciaio, le opere che richiedono grandi coperture e tensostrutture. Abbiamo partecipato recentemente anche al concorso per la copertura dell’Arena di Verona, non ci siamo classificati in pole position ma avevamo presentato una soluzione con una copertura retrattile (analoga a quella del team vincitore guidato dai tedeschi GMP, ndr) che avevamo già testato su uno stadio a Varsavia.
Come si compone il team di Maffeis Engineering?
Per il 70% siamo ingegneri, il 20% sono architetti e il restante 10% è coperto dai disegnatori. Da un paio d’anni stiamo investendo sul BIM e sulla digitalizzazione con una quindicina di persone coinvolte su questo fronte.
I vostri clienti?
Inizialmente erano i costruttori, oggi il nostro mercato è cambiato e si divide tra gli architetti e i general contractor e nella maggior parte dei casi ci aggiudichiamo gli incarichi attraverso gare internazionali. Con Shigeru Ban abbiamo costruito il Centre Pompodou di Metz. A Madrid abbiamo lavorato per il progetto del nuovo stadio Wanda Metropolitano di Cruz y Ortiz, a Doha siamo al lavoro per Al Wakrah Stadium progettato da Zaha Hadid e poi sviluppato da Scau, con Cimolai stiamo costruendo il Roland Garros a Parigi e a Perth in Australia siamo impegnati per la realizzazione dello stadio firmato da Cox, Hassell, HKS. Dalla Turchia all’India siamo impegnati su vari progetti per stadi, aeroporti e ponti. Abbiamo partecipato anche alla progettazione del Tabiat Bridge a Teheran che ha vinto il premio Aga Khan for Architecture.
Qual è la vostra carta vincente?
L’ingegneria delle facciate, e non di rado siamo fornitori di servizi per il colosso Permasteelisa, sempre con il suo headquarter in Veneto. Capita anche di collaborare, grazie alla partnership con gli architetti, per stilare i documenti di gara o per fare operazione di value engineering, traghettando i progetti con qualità verso il cantiere.
Lavori in corso in Italia?
Tra gli altri incarichi, abbiamo collaborato per lo Stadio della di Roma. Siamo consulenti del committente per lo studio economico. Abbiamo stimato per l’investitore insieme a Currie & Brown i rischi dell'investimento, sviluppato una verifica tecnica dell’intero progetto (incluso stadio, nuova stazione treni, nuove infrastrutture, nuova fermata metro) e appurato se la proposta rientrava nei costi e tempi stabiliti.
Architettura ArchitetturaChiECome Arte Città Concorsi Culto Cultura Design Energia Festival Formazione Futuro Hospitality Housing Industria Ingegneria Italiani all'estero Legge architettura Libri Masterplanning Milano Norme e regole Premi Progettazione Real estate Retail Rigenerazione Urbana Salute Scommessa Roma Scuola Sostenibilità Spazi pubblici Sport Trasporti Turismo Uffici