07-06-2017 Paola Pierotti 2 minuti

Biennale 2018, Yvonne Farrell e Shelley McNamara presentano “Freespace”

Il cliente di riferimento è la terra e l’architettura è la manipolazione delle sue risorse

"L’incapacità di organizzare lo spazio è un’ingiustificata assenza. Sono vani tutti gli sforzi di sviluppo demografico ed economico, se non ci si impegna a ri-organizzare lo spazio"

Paolo Baratta

Freespace è il titolo della 16 Mostra Internazionale di Architettura presentata dal presidente della Fondazione la Biennale, Paolo Baratta, e spiegata nelle sue linee guida dalle irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara, curatori della prossima edizione. La Biennale Architettura del 2018 si focalizzerà sullo spazio e celebrerà quegli esempi di generosità e di sollecitudine realizzati in tutto il mondo. “Siamo convinti – ha sintetizzato Yvonne Farrell – che tutti abbiano il diritto di beneficiare dell’architettura: essa deve offrire riparo ai corpi ed elevare gli spiriti. Stimoleremo il coinvolgimento intellettuale dei visitatori per animare un dibattito sui contributi e i valori dell’architettura”.

In questi anni – ha spiegato Baratta – siamo stati ossessionati e ci siamo appassionati al tema del divario tra architettura e società civile: si sa che gli architetti vanno da una parte e la società civile da un’altra. In un contesto dominato da fenomeni di natura demografica ed economica, siamo incapaci di porre domande all'architettura e attenderci delle risposte, sia a livello istituzionale che individuale”. “La Biennale è un forum di idee, un’opportunità per aprire la disciplina dell’architettura, senza occuparsi solo di edifici ma di idee. Qui – spiega Shelley McNamara – si possono tradurre idee in spazio. Ecco perché puntiamo a trovare “lo spazio libero” quello che l’architettura fornisce alla civiltà”.

Ma cosa possono fare e cos'hanno fatto gli architetti per trasformare le risorse naturali e artificiali? Paolo Baratta ha dichiarato che “l’architettura è una dea scomparsa dell'arcipelago greco e occorre andare a trovarla. Le Biennali – ha sintetizzato il presidente – sono un esercizio di navigazione, un’occasione per legare l’architettura come strumento per il miglioramento della vita individuale delle persone”.

Baratta per introdurre il tema ha ricordato l’assenza di spazi pubblici nelle grandi conurbazioni cresciute con violenza negli ultimi anni, la mancanza di attenzione al tema degli spazi pubblici nelle nuove periferie. Gli architetti dello studio Grafton Architects hanno citato alcuni esempi di successo, anticipando che nella 16 Mostra di Architettura si racconteranno casi, storie.

“La mancanza di architettura ci rende tutti più poveri. L’incapacità di organizzare lo spazio – ha aggiunto Baratta – è un’ingiustificata assenza. Sono vani tutti gli sforzi di sviluppo demografico ed economico, se non ci si impegna a ri-organizzare lo spazio”.

Freespace in che senso? “Ci occuperemo dello spazio libero, focalizzandoci sulla capacità di offrire spazi supplementari anche quando le condizioni sono restrittive – ha spiegato Yvonne Farrell – ci concentreremo sulle opportunità offerte dai doni della natura, dalle risorse naturali e da quelle artificiali”.

Yvonne Farrell e Shelley McNamara sono architetti professionisti e, presentando le linee guida della prossima mostra di Venezia, esplicitano che “considereranno la terra come cliente: l'architettura – dicono – è manipolazione delle sue risorse e lo celebreremo nella prossima Biennale di Venezia. L’architettura deve nutrire questo desiderio di scambio”.

Appuntamento a Venezia dal prossimo 26 maggio 2018, lasciando il tempo a curatori e team di lavorare. “Invitiamo tutti i padiglioni nazionali – hanno concluso le professioniste irlandesi – a portare a Venezia il proprio “freespace”, per rilevare specificità, continuità dell'architettura, e capacità di legarsi a luoghi e persone. Ricordiamoci che la società cresce e progredisce quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non potranno mai sedersi”.

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Paola Pierotti
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