17-05-2017 2 minuti

Cucinella: Il piano strategico per Camerino modello nazionale per la ricostruzione

Incontro tra progettista, sindaco ed esperti: come si fa innovazione per il post sisma

"Il post-terremoto è una grande opportunità per migliorare i territori del Centro Italia, costruendo cosa serve e non riproponendo quello che c’era"

Mario Cucinella

“Ci vorranno almeno dieci anni, ma dobbiamo credere che ce la faremo. La mia speranza, in un Paese a forte rischio sismico nel quale in nessun Comune esiste un piano regolatore per le emergenze, è far diventare Camerino un modello di riferimento nazionale per la ricostruzione post-sisma. Dobbiamo sforzarci di vedere questo dramma economico e sociale, quale è il terremoto, come una grande opportunità per migliorare quei territori, costruendo cosa serve e non riproponendo quello che c’era”. 

Questo è l’auspicio dell’architetto Mario Cucinella, incaricato dal sindaco di Camerino Gianluca Pasqui per redigere il piano strategico per la ricostruzione del comune marchigiano. Insieme hanno partecipato a un appuntamento a Roma, nell’ambito della rassegna “I Lunedi dell’Architettura” di Inarch Lazio, e con altri ospiti hanno fatto il punto sul tema “Ricostruzione e innovazione”. “Il progetto urbano di Camerino – ha continuato l’architetto bolognese – non solo sarà la sintesi di un processo partecipato dalle diverse istituzioni del territorio, a cominciare dall’Università, ma avrà anche come fulcro la cultura, come motore di cambiamento. Un progetto tecnico e civico. Nella necessità – ha proseguito l’architetto, critico per l’assenza di strumenti urbanistici adeguati ad affrontare il post-sisma – di restituire alla comunità quei luoghi per stare insieme, come le piazze o il teatro, cercando di far riabitare prima possibile il centro storico”. 

A difendere l’identità di una Camerino oggi ridotta in macerie, è il sindaco Gianluca Pasqui che ha ricordato come in “una città di 7000 residenti che ospita 9000 studenti, 6200 non abbiano più una casa, 500 vivano ancora negli alberghi lungo le coste e 300 nei container”. Ed è corale l’auspicio che la burocrazia non rallenti ulteriormente il processo di ricostruzione. “Il nostro Paese non può approvare il nuovo Codice degli Appalti e poi vivere in una eterna deroga alle leggi – ha commentato il presidente dell’Acer Edoardo Bianchi – perché si è incapaci di agire ordinariamente nella prevenzione”. 

Per Giovanni Carbonara, della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, prima ancora di una cultura della prevenzione e della conservazione tanto del patrimonio storico-architettonico quanto paesaggistico, è mancata nelle situazioni post sisma una pianificazione territoriale che impedisse, in taluni contesti fortemente a rischio sismico, la ricostruzione di manufatti edilizi identici a quelli crollati o lesionati dai terremoti. Per fronteggiare i quali saranno sempre più indispensabili gli studi di micro-zonazione sismica – finanziati con quasi 3,8 milioni dal commissario per la ricostruzione sisma 2016 Vasco Errani – per successivi micro-interventi, secondo i dettami della diagnostica, che possano puntualmente mettere in sicurezza le architetture più fragili e favorire più rapidi processi di riappropriazione dei luoghi delle città.

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