21-03-2017 Paola Pierotti 3 minuti

Dall’Expo di Milano ad Astana, Pestalozza sconfina in Medio Oriente con una struttura low cost

Italiani all’estero. Per l’architetto milanese partnership con Cityneon per gli allestimenti chiavi in mano

“La globalizzazione è una grande opportunità per i giovani che hanno voglia di mettersi in gioco. Essere italiani in Paesi come il Medio Oriente è un plus per chi è capace di coglierne la cultura e la mentalità. Oggi nessuno ti viene a cercare e le occasioni professionali non sono sotto casa, nel mondo invece si possono aprire porte inaspettate”. Marco Pestalozza, architetto milanese, classe 1955, è il progettista del padiglione del Qatar per l’Expo di Astana e, forte del rapporto iniziato con la holding asiatica Cityneon in occasione di Expo Milano 2015, sta avviando interessanti collaborazione in paesi come l’Oman dove MP Architetti ha progettato un acquario o come il Bahrein dove Pestalozza ha firmato il progetto per un visitor center, per incentivare la promozione degli investimenti nel paese. Già da 15 anni l'architetto milanese gravita in questi Paesi, dalla Russia al Medio Oriente, dove ha collaborato alla progettazione esecutiva e alla direzione lavoro di una trentina di negozi per grandi brand della moda, ma in questi ultimi anni l'impegno oltre confine si sta intensificando. Oggi MPA lavora per il 95% all’estero e per il 5% in Italia.

Per l’Expo 2017, Pestalozza si è giocato la partita collaborando con questa società impegnata sul tema degli allestimenti chiavi in mano per grandi esposizioni che oltre a Milano, era già scesa in campo per l'Expo di Corea e Shanghai per i padiglioni di Oman e Qatar. Oltre a Cityneon nel team c'è anche LM Production UK con competenze specifiche per gli effetti speciali e gli aspetti audio-visivi. Il team con basi a Milano, Singapore e Bahrein, e Londra si è aggiudicato l’incarico per il padiglione del Qatar, il cui contratto è stato firmato la scorsa settimana, mentre si è posizionato al secondo posto per i padiglioni della Malesia e di Singapore, e al terzo per quello del Regno Unito.

Marco Pestalozza Architetti oggi è una struttura leggera: insieme all’architetto lavorano pochi collaboratori in Italia, ma collabora ad esempio con un team di architetti filippini in Bahrein. “Dopo un’esperienza di studio con 10-20 persone ho deciso di cambiare strategia e di ridurre i costi della struttura, investendo sulle relazioni internazionali maturate nel tempo – racconta l’architetto -. Il mio nuovo studio, nato 4-5 anni fa, ha maturato la sua esperienza coordinando per la multinazionale Cityneon (con sede a Singapore e distaccamento in Bahrein, ndr) i lavori dei padiglioni di Qatar e Oman per l’Expo di Milano”. Da lì è partito tutto. A Milano Pestalozza non ha firmato i progetti di architettura ma si è occupato della direzione lavori, e da questa fitta collaborazione è nata l’idea di concorrere per l’Expo di Astana e poi per Dubai 2020.

"Siamo dislocati in diverse parti del mondo. Ci muoviamo a seconda del lavoro, quando serve – spiega l'architetto – ottimizziamo i costi e favoriamo un continuo scambio di idee, azzerando quella burocrazia che contraddistingue il lavoro in Italia. Aggiungo che con questa soluzione investo tendenzialmente solo il mio tempo e, pur partecipando a grandi progetti, mi devo preoccupare di portare a casa un fatturato che copre i costi di uno studio snello”.

La carta del successo? “Saper scegliere le modalità di relazione, capire la cultura e allinearsi. Con il mio contatto in Bahrein non ci sono mai stati contratti formali, abbiamo lavorato sulla parola, forti di una fiducia reciproca. Diversamente dalla Cina dove è necessario esser collegati con team locali e con le istituzioni, in Medio Oriente, anche partendo da zero si possono costruire rapporti personali che portano a reali opportunità di lavoro. Anche senza dover arrivare agli sceicchi” commenta l’architetto.

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Paola Pierotti
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