Energia, produzione e architettura, la soluzione Ori+Arienti per la Smart Land
Nel senese, nel comune di Radicondoli l’esperienza pilota di chi investe sul paesaggio
"Nel futuro sarà indispensabile utilizzare le conoscenze e le tecnologie informatiche per gestire la complessità, mettendo a sistema le attività turistico-produttive"
A 200 giorni dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, nell’Appennino marchigiano e abruzzese ci si interroga su come avviare un piano di rigenerazione ecologica ed economicamente sostenibile. Intanto nel Senese, il comune di Radicondoli ha messo a punto un progetto pilota attento alle nuove economie a sostegno del territorio, affidato allo studio O+A Ori Arienti di Cremona. “Un progetto di paesaggio – spiega l’architetto Maurizio Ori – che introduce un sistema di azioni e interventi volti a superare la marginalizzazione di luoghi sottoposti a fenomeni di abbandono e spopolamento, attraverso un approccio che integra le varie discipline e conoscenze, dal paesaggio all’agronomia, dall’architettura alla sociologia fino alla gestione informatica dei dati”.
Nel comprensorio delle Colline Metallifere ci sono luoghi che conservano un’altissima identità storico-culturale, con un’alta concentrazione di eccellenze agroalimentari, produzioni agricole identitarie e un patrimonio ambientale, paesaggistico e architettonico di grande qualità. Lo studio è partito da qui, con l’intento di integrare paesaggio, energia e rilancio economico-produttivo dei territori. Un modello di successo per chi parte ora per ideare il futuro dell'Appennino post sisma.
Architetto Ori, chi è il vostro committente?
Il progetto è stato redatto per conto del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche Toscane che gestisce, per alcuni Comuni consorziati e la Regione Toscana, il rapporto tra produzione energetica e tutela del paesaggio e svolge una funzione di interfaccia tra le economie del territorio e le comunità.
L’oggetto della commessa?
Obiettivo del lavoro era predisporre un quadro strategico generale all’interno del quale inserire una proposta di sviluppo e rilancio, necessaria per superare la perifericità economica di questi territori. L’area di intervento presenta una densità demografica tra le più basse della Toscana centro meridionale, diffusi caratteri di ruralità e un paesaggio con valori culturali marcati, in cui è stato necessario trovare adeguate modalità di intervento, con l’utilizzo compatibile dell’energia geotermica.
Il vostro studio ha presentato il piano strategico per una smart land. Ma cosa si intente con questo vocabolo
Come sostiene Aldo Bonomi il paesaggio italiano è il luogo storico culturale dello sviluppo smart, nell’accezione “land”. In questo contesto territoriale tra l’alta Valdelsa, il Senese e le colline Metallifere, nel futuro sarà indispensabile utilizzare le conoscenze e le tecnologie informatiche per gestire la complessità, mettendo a sistema le attività turistico- produttive: creare una piattaforma su cui sviluppare la rete smart dei servizi turistici, delle produzioni, delle emergenze architettonico-ambientali, in modo da facilitare gli scambi, le conoscenze e avvicinare le economie di questi territori “al mondo”, favorendo quindi una nuova e consapevole competitività.
Il vostro metodo di lavoro?
Il nostro è un progetto olistico, che individua una sintesi tra diverse discipline professionali: analisi storica, agronomia, analisi ambientale e paesaggistica, analisi energetica, ingegneria ambientale, architettura, sociologia, partecipazione e tecnologie informatiche, rappresentato attraverso una visione contemporanea costituita da nuove forme d’uso dell’energia geotermica e di tutela del paesaggio. Pensiamo ad un servizio integrato dinamico ed evolutivo per la gestione della complessità dei territori.
Che ruolo avrà secondo lei il turismo nella ricostruzione del Centro Italia, post sisma?
Il turismo può essere un volano di sviluppo per le aree interne solo se abbinato alla filiera produttiva agropastorale e culturale dei territori appenninici e alla riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali delle comunità e, soprattutto, se sorretto da un capitale di conoscenze scientifiche e specialistiche, e non da improvvisazioni. Penso ad un turismo esperienziale che si propone nei territori con un sistema di offerte e servizi differenti, sia nel prezzo che nelle modalità, ciascuno caratterizzato da specificità ambientali e soprattutto posti in rete tra loro e organizzato all’interno di un piano di marketing unitario e complesso. Un’offerta leggera con agri-campeggi, alberghi diffusi, agriturismi, radicata nei paesaggi, abbinata ad una rete di percorsi di percezione che ne favoriscano l’utilizzo e la conoscenza.
Anche nelle località post sisma, la ricostruzione del territorio diventa una sfida. Sicuramente riportare e favorire le attività economiche, in questi luoghi, è fondamentale ed è il primo intervento da sviluppare. Solo l’economia fa restare sul posto gli uomini e dove ci sono attività umane e attività agricole anche l’ambiente si conserva, e se l’ambiente si conserva le popolazioni restano a vivere in quel luogo, generando di nuovo economia e permanenza, oltre che nuova radicazione e innovazione.
Lei citava Aldo Bonomi che ribadisce che serve prima di tutto un progetto ‘economico’ con un ruolo da protagonista per la manifattura, cosa ne pensa? E che ruolo e che tipo di innovazioni spettano all’agricoltura
Concordo. Il nostro piano strategico è un vero e proprio progetto economico che parte dalla manifattura di tipo artigianale per le piccole produzioni locali e dall’agricoltura per una conservazione dinamica del paesaggio, attraverso l’utilizzo di criteri di intervento non statici e conservativi, ma evolutivi (si veda il protocollo internazionale che la Fao sta sperimentando nel mondo – GIAHS). Questi gli obiettivi specifici: la sicurezza alimentare, l’agrobiodiversità, l’uso di sistemi e saperi locali, l’identità storico culturali e la salvaguardia delle caratteristiche del paesaggio, che a breve verranno sperimentati in Italia in accordo con il Ministero dell’Agricoltura. Un approccio nuovo che andrà condiviso con gli istituti di Tutela e Salvaguardia Ambientale del nostro paese, ma già codificato in un protocollo che abbiamo favorito in questi ultimi anni con Slow Food e AIAPP Nazionale (I Paesaggi di Qualità tra produzione agroalimentare e conservazione del paesaggio).
Alcuni esempi già in atto?
Nelle Aree Geotermiche oggetto di intervento progettuale, sono in corso alcune sperimentazioni con le comunità locali e gli agricoltori, per lo sviluppo e la produzione di tipicità agroalimentari che utilizzino nel ciclo produttivo l’energia geotermica, gestite dalla Comunità del cibo e delle energie rinnovabili (Slow food Toscana -Cosvig)
Nel vostro progetto c’è anche una Villa fattoria contemporanea, sarà il primo tassello del progetto?
La fattoria contemporanea è una nostra idea, risultato della lettura storico culturale del contesto di indagine, costituito da alcune fattorie rinascimentali, caratterizzate morfologicamente dalla villa senese e da importanti strutture di produzione. Storicamente la villa-fattoria della Toscana Centrale ha ricoperto, fin dalla sua nascita, una doppia funzione: produttiva e luogo di soggiorno e svago. La rilevante presenza architettonica di questi straordinari complessi nel territorio radicondolese ha imposto la ricerca di una strategia di rilancio, sia attingendo al settore della produzione agricola (oggi in crisi), che a quello dell’ospitalità di qualità. La nostra proposta si fonda su due presupposti: l’utilizzo integrato dell’energia geotermica per la produzione agricola specializzata (ad esempio in serra o piscicoltura) e il rilancio della produzione agricola tradizionale attraverso la riconversione agro bioecologica. Per il valore storico-architettonico delle ville-fattorie, si consideri anche l’utilizzo turistico integrato (piscine idrotermali, raffrescamento e riscaldamento degli edifici, ecc). Risultato: un ciclo integrato e virtuoso tra energia-produzione-architettura.
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