16-11-2016 4 minuti

Città Come Cultura. Maxxi e Mibact spiegano come si scrive un progetto per le città della cultura

Creatività, comunicazione e coinvolgimento: tre parole chiave delle esperienze di Marsiglia e Matera

"La candidatura di Matera ha rappresentato un’opportunità unica per superare lo scetticismo e il senso d’inferiorità secolari che hanno rallentato lo sviluppo del Sud Italia"

Paolo Verri

La scrittura di un progetto per la candidatura di una Città Capitale della Cultura muove dallo studio e dalla valutazione attenta delle potenzialità e delle strategie su cui costruire un piano strategico complesso, con un programma culturale innovativo e attraente, ma anche mirato a creare uno sviluppo duraturo per la città, un progetto di rilancio con ricadute sulla trasformazione urbana, sulla pianificazione di infrastrutture e opere pubbliche. Questa è la riflessione iniziale e condivisa del workshop promosso dal Maxxi di Roma con gli interventi di Maria Elena Buslacchi su Marsiglia Capitale della Cultura 2013 e di Paolo Verri e Marta Ragozzino su Matera Capitale della Cultura 2019.

“Uno degli elementi di forza su cui si fonda il progetto per la candidatura di Marsiglia ha spiegato Maria Elena Buslacchi – è stato il rapporto con il Mediterraneo, inteso come simbolo di dialogo interculturale e di vivacità, anche contrapposto all’immagine grigia di Parigi. In questi anni tra l’altro si è constatato che spesso la rigenerazione urbana è arrivata attraverso la cultura, un cambio di passo se si tiene presente che fino a dieci anni fa si lavorava quasi esclusivamente su progetti con azioni di tipo urbanistico – architettonico”.

Seguendo il filo rosso rappresentato dalla cultura e dalla condivisione, a Marsiglia sono stati promossi concorsi di idee per progettare la ricostruzione attiva della città. L’adesione dei cittadini è stata forte e si è creata una sorta di manifesto dell’immagine futura di Marsiglia. Molti progetti sono stati selezionati e inseriti nel calendario delle attività del 2013 e con grande impegno da parte dei soggetti coinvolti si sono riaperte strutture in abbandono, in particolare sul waterfront, entro la data prevista dalla candidatura. Si è lavorato sul riuso temporaneo, con performance e spettacoli, sulla progettazione a lungo termine, con musei e riqualificazione di intere aree, su operazioni di tipo commerciale, e a poco a poco gli edifici inaugurati hanno ridefinito il volto della città. Tra i nuovi edifici di Marsiglia c'è il MuCEM, Museo delle civiltà d’Europa e del Mediterraneo, che ospita esposizioni, un auditorium, negozi, caffè, il Frac, Fonds Regional d’Art Contemporain, con mostre di arte contemporanea e l’area sul fronte d’acqua con la riqualificazione del View Port, che è diventata un’ampia zona pedonale.

Per comunicare la trasformazione urbana con i suoi punti di forza, Marsiglia ha coinvolto professionisti noti a scala internazionale che hanno realizzato dei video d’appeal sui luoghi simbolo e le tipicità cittadine, coinvolgendo gruppi di giovani musicisti e performer. Un altro progetto che ha visto la partecipazione attiva dei cittadini è stata la realizzazione della Città in cartone, che ha preso spunto da una tradizione locale propria delle feste di quartiere, dove i bambini creano un castello per i giochi con scatole di carta di diverse dimensioni. Anche a memoria di questa iniziativa è stato realizzato un video, per divulgare nel tempo gli intenti e il messaggio di innovazione e partecipazione attiva.

Un video particolarmente coinvolgente ha aperto la seconda parte del workshop, dedicata a Matera Capitale della Cultura 2019. Protagonista è la felicità della folla, riunita nella piazza principale della città, all’annuncio della scelta di Matera, come città italiana per il titolo del 2019. “La candidatura – ha spiegato Paolo Verri, anima del progetto e della sua promozione – ha rappresentato un’opportunità unica per superare lo scetticismo e il senso d’inferiorità secolari che hanno rallentato lo sviluppo del Sud Italia, basandosi su alcune parole chiavi come passione, cura, ruralità, riuso, silenzio e lentezza. È stata anche un’occasione per allargare e qualificare il pubblico della cultura, sperimentando nuovi modelli di ascolto, condivisione e produzione”.

Coinvolgimento dei cittadini e creatività rappresentano quindi anche per Matera i principali punti di forza posti al centro del progetto, nell’intento di creare una cultura aperta, accessibile a tutti e disponibile al dialogo e un nuovo modo di apprendere e di sentirsi cittadini.
La città italiana ha acceso un faro anche su tecnologia digitale e comunicazione, con un canale tv online, la digitalizzazione di archivi di beni culturali, l’insegnamento dei linguaggi di programmazione per i più giovani.

Molti i progetti pilota, tra i tanti anche l’Open Design School, che contribuisce a creare una nuova generazione di designer con capacità e competenze adatte a sviluppare le strutture in programma nel cartellone del 2019; Open Stories, grazie al quale bambini, ragazzi e cittadini temporanei adulti possono raccontare l’esperienza culturale in Basilicata attraverso tecniche di storytelling; Open Europe, per mezzo del quale le aree periferiche dell’Europa si sentono al centro di spedizioni creative per far circolare artisti e opere, e creare uno scambio culturale inedito; Open Food, in cui le tradizioni culinarie, gli spazi domestici e i tempi lenti sono terreno di sperimentazione per lavorare sull’inclusione sociale, sulle differenze di genere e sull’intergenerazionalità; Open children, dove i bambini che creano mappe, software e interfacce in formato open source per entrare il relazione con  ragazzi che si trovano in altre parti d’Europa.

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