28-06-2016 Paola Pierotti 4 minuti

Economia circolare nell’edilizia: obiettivo internazionale e opportunità per le aziende

Aspettando Saie 2016. Il tema dell’anno, dai 70 anni di Ance a Rebuild 2016, dal forum di Legambiente al libro Edizioni Ambiente

"Ci sono già industrie italiane che puntano a ridurre i costi del 30% nei prossimi 10 anni. Se le aziende più competitive sono quelle che anticipano le norme, i principi dell’economia circolare indicano sicuramente la strada da perseguire per il futuro prossimo"

Norbert Lantschner

Sostenibilità, bioarchitettura, smart city sono alcune delle parole chiave che hanno caratterizzato la comunicazione più recente del mondo dell’edilizia. Oggi però l’attenzione si sta concentrando sull’economia circolare: sul rifiuto e l’inutilizzato come vantaggio economico, sociale e ambientale. L’Ue ha da poco presentato un pacchetto di misure sull’economia circolare: normativa che dovrebbe rottamare discariche e ridurre il ricorso al recupero energetico, mettere fine allo spreco di cibo, obbligare una volta per tutte alla raccolta separata della frazione organica dei rifiuti, allungare la vita ai prodotti con obblighi di riciclabilità e riparabilità per gli elettrodomestici così da porre fine al fenomeno dell'obsolescenza programmata. “La commissione europea ha centrato l’obiettivo accendendo un faro su un tema che è strettamente collegato al mercato dell’edilizia se si considera che il 60% dei rifiuti che produciamo in Europa arriva direttamente dal mondo delle costruzioni”. Questa è l’osservazione di Norbert Lantschner, consulente SAIE sui temi dell’energia e del green building che, in vista dell’evento in programma per il prossimo ottobre a Bologna, fa il punto sugli obiettivi internazionali e sulle opportunità per le aziende del settore.

L’economia circolare promuove un cambiamento drastico del modo di produrre, usare e smaltire i prodotti e quella proposta nei mesi scorsi dall’Ue nelle intenzioni sembra essere la più importante normativa in tema ambientale varata negli ultimi anni: per il settore produttivo vale risparmi pari a 600 miliardi di euro e circa il 2-4% di taglio annuale di emissioni. “Si mette in discussione il processo – spiega Lantschner – da quando si preleva la materia in natura, a quando si restituisce all’ambiente naturale, si riusa o ricicla”. L’economia circolare prevede ad esempio un’attenzione puntuale in ogni passaggio. A titolo di esempio “i silicati possono essere inerti che si riusano per il sottofondo stradale, mentre la presenza di metalli pesanti o di componenti chimici non rende degradabili i materiali”.

Di economia circolare ne ha parlato recentemente l’Ance in occasione della festa per i suoi primi 70 anni alla Triennale, evento sponsorizzato da Saie 2016. A Riva del Garda Rebuild 2016 ha lanciato l’hashtag #ediliziacircolare collegando la voce ‘circular’ con le novità del digitale e con il valore sociale dei progetti. Legambiente ha organizzato un forum dedicato ai rifiuti nella considerazione che la filiera del riciclaggio dell’organico batta l’incenerimento su tutti i fronti: faccia crescere l’occupazione, diminuisca i costi di realizzazione e gestione degli impianti, faccia bene all’ambiente ma anche alle tasche degli italiani. Ancora, Edizioni Ambiente ha appena pubblicato il volume “L’Economia circolare” nella collana “che cos’è” raccogliendo numerosi esempi di casi studio e un’accurata tassonomia di modelli di business. 

Nel report messo a punto dall’associazione dei costruttori per l’evento dei 70 anni si legge una definizione di economia circolare, interpretata come "sistema in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile, e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo”. L’economia circolare è anche green: contribuisce a preservare l’ambiente prevenendone il danneggiamento e minimizzando le emissioni inquinanti in atmosfera. "Il recente Piano d’Azione europeo sull’economia circolare considera il settore edile come prioritario e la Commissione Europea ha fissato per il 2020 l’obiettivo di recuperare il 70% in peso dei rifiuti da costruzione e demolizione; obiettivo virtuoso ma che – almeno per l’Italia – appare ancora lontano. Nel contesto dell’economia circolare – precisa l’Ance – il settore delle costruzioni riveste un ruolo cardine anche in virtù delle ingenti quantità di energia impiegate nel settore civile, sia come energia consumata in senso lato per l’attività di costruzione (dalla produzione dei materiali alla realizzazione delle opere edili), sia come energia utilizzata durante la vita utile dell’opera (basti pensare che i consumi energetici che possono essere fatti risalire all’edilizia rappresentano quasi il 40% di quelli totali)”. Per questi motivi, per contribuire allo sviluppo dell’economia circolare occorre da una parte incentivare e favorire il riutilizzo dei materiali da costruzione, dall’altra promuovere una vasta azione di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.

L’economia circolare non è comunque un’assoluta novità, “sicuramente per avere effetto deve essere applicato a grande scala e non essere appannaggio di poche aziende di nicchia. Non è da trascurare però il fatto che le aziende manifatturiere guadagnano dall’applicazione di questi principi – spiega Lantschner – se si efficientano i processi e si riducono i costi anche minimizzando i trasporti in discarica. Ci sono già industrie italiane che su questa linea puntano a ridurre i costi del 30% nei prossimi 10 anni”. L’Europa ha lanciato la sfida, ma sarà il mercato a giocare la partita. “Se le aziende più competitive sono quelle che anticipano le norme, i principi dell’economia circolare – conclude – indicano sicuramente la strada da perseguire per il futuro prossimo”. 

Questa intervista è stata pubblicata anche su edilio.it

 

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Paola Pierotti
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