21-06-2016 3 minuti

Edilizia circolare per superare l’inerzia e la paura dell’innovazione

I modelli ci sono: nel mondo si stanno costruendo edifici smontabili e riutilizzabili, grandi imprese hanno scelto la strada dell’innovazione radicale

"La crisi è il nostro alleato, quando le risorse scarseggiano bisogna trovare nuove soluzioni. Se dal dopoguerra ad oggi si sono collocati sul mercato beni rifugio, oggi si parla di edifici che hanno una vita, con inizio, fine e durata di 20 anni"

Filippo Delle Piane

La Germania ha approvato un piano per portare il patrimonio immobiliare a diventare produttore netto di energia entro il 2050. Entro la stessa data Svezia e Danimarca saranno alimentate al 100% da fonti rinnovabili. Olanda e Norvegia stanno traguardando un piano per una mobilità senza combustibili fossili entro i prossimi dieci anni. Sul fronte della rigenerazione urbana siamo di fronte ad una domanda che fa i conti con la crisi e che vede una soluzione nell’economia circolare applicata al settore delle costruzioni. Se ne è parlato oggi a Riva del Garda durante la prima giornata di REbuild 2016 con gli oltre 500 gli ospiti che hanno raggiunto il Palazzo dei Congressi.

Alcune aziende già da tempo lavorano su questi temi: si stanno costruendo edifici smontabili e riutilizzabili, Philips sta passando dalla vendita di lampade alla fornitura di un servizio di illuminazione ad hoc e per questo investe su prodotti disassemblabili e riutilizzabili: tanti casi capaci di creare nuovo valore. Sono diverse le grandi imprese del nord Europa che negli ultimi anni hanno intrapreso un percorso di innovazione radicale. “Da tempo questi gruppi hanno scommesso su un nuovo processo edilizio, fortemente caratterizzato da un approccio industriale, in cui la prefabbricazione viene abilitata da una potente infrastruttura di ingegneria digitale, in enorme crescita. “Questi percorsi – spiega Thomas Miorin, fondatore di REbuild e presidente di RE-Lab – stanno facendo emergere una serie di ambiti nuovi per l'industria delle costruzioni: logistica, produzione lean e offsite, assemblaggio e manutenzione, manifattura digitale, robotica e realtà aumentata. Diverse grandi imprese europee – prosegue Miorin – stanno esplorando la possibilità non solo di progettare con maggiore standardizzazione e prefabbricazione ma anche di produrre queste piccole serie 'a kilometro zero' in capannoni vicino al cantiere  nei quali temporaneamente viene svolto l’approvvigionamento ed assemblaggio”.

Alla prima giornata di REbuild è intervenuto David Cheshire, AECOM, illustrando casi e modalità operative per mettere in pratica l’edilizia circolare. Filippo Delle Piane, vice presidente di ANCE Nazionale ha sottolineato quanto sia centrale per il mondo delle costruzioni investire sull’innovazione. “La crisi è il nostro alleato – ha dichiarato – quando le risorse scarseggiano bisogna trovare nuove soluzioni. Se dal dopoguerra ad oggi si sono collocati sul mercato beni rifugio, oggi si parla di edifici che hanno una vita, con inizio, fine e durata di 20 anni”. Orizzonti internazionali, realtà italiana e poi focus tematici su temi puntuali come quello delle piattaforme digitali tipo Houzz, Cocontest e Spoon City, del riuso del patrimonio storico-architettonico e delle nuove tecnologie per nuove esperienze dell’abitare com’è e-Home.

Il settore delle costruzioni e dell’immobiliare è a un punto di svolta. “Nel Paese non ci sono le condizioni demografiche ed economiche per una ripresa che abbia le caratteristiche del passato ed è necessario individuare una nuova prospettiva e nuovi modelli di azione – continua Miorin – Bisogna ripartire dal patrimonio che già oggi è presente, con la priorità di rigenerarlo e di renderlo adatto alle esigenze delle attuali domande”.

“Lo sviluppo verso la rigenerazione deve essere governato e non subìto – spiega Ezio Micelli, IUAV e presidente comitato scientifico REbuild – Per questo il settore deve affrontare la sfida di un nuovo percorso di industrializzazione, sfruttando le opportunità del digital manifacturing. Deve cogliere le opportunità delle tecnologie dell’informazione ormai elemento centrale della catena del valore industriale. Deve infine ripensare il rapporto con la domanda assumendo che chi usa gli immobili può svolgere un ruolo centrale nella formazione del valore e nel raggiungimento di nuovi obiettivi economici e sociali”.

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