14-06-2016 Paola Pierotti 3 minuti

Quinto compleanno per l’Associazione Ingegneria Sismica Italiana, bilancio e prospettive

Aspettando Saie 2016. Intervista a Luca Ferrari, Presidente di ISI, Associazione dell’Ingegneria Sismica Italiana

L’Associazione Ingegneria Sismica Italiana compie cinque anni. Nata dalla necessità di creare un’organizzazione che rappresenti i protagonisti nei diversi ambiti dell’ingegneria sismica, l’ISI riunisce rappresentanti del mondo imprenditoriale, delle professioni, dell’università e della ricerca che operano nel settore. La mission: un impegno attivo sui temi dell’ingegneria del territorio. Nell’aprile 2015 ISI ha presentato al Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio una bozza delle linee guida per la Classificazione Sismica. “Nei giorni scorsi – ha dichiarato Luca Ferrari, Presidente ISI – sono arrivate dichiarazioni importanti con la conferma che le linee guida sono ad oggi all’esame degli uffici tecnici del MIT e verranno a breve rese pubbliche”. ISI sarà protagonista anche al prossimo: “La manifestazione fieristica – commenta Ferrari – è centrale per sensibilizzare l’intera filiera, la classe politica e l’opinione pubblica sulla necessità, di adottare una seria politica di prevenzione nei confronti del rischio sismico”.

Presidente, il suo bilancio? 
ISI è relativamente giovane, è stata fondata infatti poco più di cinque anni fa ma ha già assunto un ruolo significativo nel panorama nazionale e la crescita significativa del numero dei propri associati, circa un 30% in più rispetto al 2014 ne è la conferma. La presenza sul web e sui social è sempre più significativa. Il nostro sito (www.ingegneriasismicaitaliana.it) è sempre più consultato – anche grazie al servizio di Rassegna Stampa quotidiana sui temi dell’Ingegneria Sismica – e i contatti sui social network hanno superato le 7.000 unità.
L’impegno principale ovviamente è stato sempre quello di migliorare la sicurezza e la sostenibilità del patrimonio abitativo del nel nostro paese spaziando su diversi temi dell’ingegneria sismica, dalla validazione dei modelli di calcolo, strumenti indispensabili per analisi semplici ma anche molto complesse che richiedono a volte un occhio attento per funzionare correttamente; alla vulnerabilità degli elementi non strutturali, sempre presenti nella realtà ma raramente considerati durante la progettazione; fino alla vulnerabilità degli edifici esistenti, alla loro classificazione e alle implicazioni assicurative.

Nel 2013 ISI ha pubblicato il “Manifesto ISI – Classificare la vulnerabilità sismica dei fabbricati – Come certificare la sicurezza e la sostenibilità del patrimonio immobiliare favorendo lo sviluppo economico”. Quale intento?
Effettuare una classificazione degli edifici esistenti su criteri oggettivi in modo da quantificare la vulnerabilità sismica attraverso classi di appartenenza. Il percorso fino ad oggi è stato lungo ed a volte tortuoso, ma abbiamo sempre creduto in questo progetto e grazie al Decreto del 17 Ottobre del 2013 del Ministro Lupi veniva istituito un Gruppo di Studio “per la proposizione di uno o più documenti normativi per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, finalizzata all’incentivazione fiscale di interventi per la riduzione dello stesso rischio” nel quale ISI ricopre il ruolo di Segreteria Tecnica. Nel 2015 abbiamo presentato una bozza di linee guida per la Classificazione Sismica al MIT e recentemente ci hanno fatto sapere che a breve saranno rese pubbliche.

Come l’ISI affronta i temi dell’innovazione vista la sua compagine articolata che conta tra gli altri l’industria produttiva, i professionisti, le software house? 
ISI rappresenta molte realtà complementari, e dal confronto nascono innanzitutto le idee. Il fatto che ISI raccolga molte aziende che operano direttamente nel settore delle costruzioni fa sì che queste idee affrontino problemi concreti e che rispecchino il punto di vista dei diversi settori dell’industria produttiva, dei professionisti, delle software house ma anche, vista la presenza di un forte comitato scientifico, quella del mondo accademico. Fare innovazione non è mai facile, ma sicuramente il punto di partenza è quello della comunicazione e della sensibilizzazione sui problemi e da questo si possono aprire diverse strade.

Che ruolo, che potenzialità ha una fiera per un’associazione come la vostra? 
Sicuramente una fiera come il SAIE è sempre una grande opportunità per noi per comunicare e sensibilizzare sui problemi, in particolar modo vista la sua grande visibilità e la grande partecipazione di professionisti ma non solo. Quando parliamo di eventi rari come i terremoti il problema principale è che spesso si tende a dimenticare velocemente ed eventi come il SAIE sono un importante opportunità per noi per ricordare l’importanza di fare prevenzione.

Questa intervista è stata pubblicata anche su edilio.it

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Paola Pierotti
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