Città e cultura. I modelli di investimento che premiano
Focus di Corriere della Sera e L’Unità su Mantova e Torino
Il 9 aprile cominciano a Mantova gli eventi legati all’anno da Capitale italiana della cultura 2016, dove al centro troveremo i giovani, i cittadini e il territorio. Si legge sul Corriere della Sera del 26 marzo che la parola chiave dell’evento sarà “Phygital city, ossia l’esperienza digitale unita a quella fisica” termine utile a rappresentare la vocazione smart e culturale di Mantova che si posiziona quarta “nello Smart City Index 2016, la classifica stilata da Ernst & Young delle città italiane più tecnologiche”. Altre storie e altra classifica per Torino, su L’Unità del 4 aprile, che rientra, secondo il New York Times, “fra le 52 mete da non perdere, il Piemonte si colloca tra le prime quattro regioni di maggiore successo e il direttore del Guggehheim della Grande Mela Richard Armstrong parla di quella torinese come di una formula magica da non rivelare”. I quotidiani nazionali sulle città culturali.
Fra pochi giorni quindi Mantova entrerà nel vivo dei festeggiamenti. Francesca Bonazzoli sul Corriera della Sera restituisce gli eventi principali e gli obiettivi perseguiti da un’amministrazione che punta sul futuro e sulla “rigenerazione della città, sull’arte contemporanea e la partecipazione dei suoi abitanti”. Il Sindaco Mattia Palazzi vede il 2016 come un’opportunità per re-investire sulla città: “Il nostro progetto non è un palinsesto di spettacoli, mostre e concerti, ma una sfida per ridare un futuro alla nostra storia. Attraverso la cultura si possono cambiare le città e la vita delle persone, uscire dalle periferie, dagli isolamenti, dalle chiusure identitarie”. Ed è così che il progetto investe, oltre che sui visitatori, anche sui cittadini di tutto l’hinterland mantovano (400mila abitanti e 500 associazioni) coinvolti attivamente nella sua riuscita: potranno definire infatti itinerari urbani personali e interagire con le performance artistiche o paesaggistiche (con il progetto dell’architetto Joseph Grima). Non da ultimo, conclude la giornalista, “l’anno da capitale permetterà di lavorare anche sulla rigenerazione urbana: pulizia e restauro dei luoghi simbolo della città; illuminazione artistica; recupero di spazi inutilizzati e del Rio, il canale che taglia a metà la città e che per secoli è stato il cuore delle attività commerciali”.
Patrizia Asproni su L’Unità si interroga sulla riuscita del sistema culturale torinese: “Lo scenario è quello di un territorio che muta, anzi, progredisce: da factory industriale a factory culturale, incoronata per le sue potenzialità anche dagli osservatori internazionali, Torino, insieme al Piemonte, ha cambiato pelle nel segno dell’innovazione e della costruzione di un brand che propone un’esperienza complessa fatta appunto di turismo, cultura, lifesytle, enogastronomia e paesaggio”. E questo, secondo la Asproni, è dovuto in prima linea alle istituzioni museali radicate sul territorio, fra questi il Museo Egizio, i Musei Civici e la Fondazione Torino Musei, che sono diventati luoghi di ritrovo e apprendimento collettivo. Luoghi in cui si rende necessario il dialogo con le fondazioni bancarie o le grandi imprese per la valorizzazione dei beni culturali e artistici, la partecipazione dei cittadini e le iniziative di crowdfunding. “In questo contesto – continua la Asproni – le azioni di sistema che sostengono e perseguono questo progresso come un obiettivo per la comunità sono esito della capacità di dialogo tra le istituzioni culturali e i loro operatori e quelle politiche e amministrative, consapevoli che la cultura esprime il massimo del suo potenziale solo se su di essa vengono indirizzati investimenti strutturali e dettagliate strategie di sviluppo lontano da logiche di turismo mordi e fuggi”.
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