22-12-2015 Paola Pierotti 5 minuti

Concorsi finti, gare spregiudicate, mancati pagamenti: la denuncia corre sui social

Dalla competizione indetta a Roma per un nuovo hotel in via Cavour a quelle per le nuove sedi Telecom. Affanno anche per i pagamenti Expo

"Nei concorsi privati si chiede di elaborare un progetto preliminare, a titolo gratuito, e di allegare un'offerta per le fasi successive al massimo ribasso. Il committente ottiene progetti gratis, sceglie il professionista più economico, a cui fa integrare le soluzioni più interessanti degli altri concorrenti"

Monica Tricario

Concorsi finti. Gare finanziariamente impegnative con modalità che non hanno nulla a che vedere con la garanzia di qualità del progetto. Mancati pagamenti. Corrono sui social le notizie che scuotono il mondo della progettazione e delle costruzioni. Sono i singoli professionisti o imprenditori a dichiarare pubblicamente, con nomi e cognomi, cosa non va. La fonte è certa: chi scrive ci mette la faccia. I temi sono urgenti e sono denunce contro prassi che in molti non intendono più accettare.

A Roma si è rivelato inutile il concorso privato indetto da Prim spa per realizzare un albergo su via Cavour. Questa è la conclusione esplicitata dal post dell’architetto Eugenio Cipollone sulla sua bacheca di Facebook. “Senza parole” è il commento all’immagine del cartello affisso in via Cavour 220, dove si denuncia l’inizio attività dell’operazione di riqualificazione con cambio di destinazione d’uso ad albergo. Un hotel sopra la stazione metro, proprio dove più di 5 anni fa era stato annunciando (e rimasto sulla carta) il progetto per le residenze brandizzate Armani a firma dello studio Beretta. Dove sta lo sconcerto? “Non solo nella scelta di affidare il progetto architettonico a Bruno Moauro, architetto che a Roma da anni riesce a subentrare nelle operazioni più importanti della capitale, ma anche di come in questa città – precisa Cipollone – si riescano a sbandierare operazioni di rigenerazione urbana mettendoci in modo sbarazzino anche il fiore all’occhiello del concorso”. Il socio di Insula era in uno dei cinque gruppi ammessi alla seconda fase della gara indetta dalla Prim nell’agosto del 2014, dove si chiedeva la presentazione di una proposta progettuale per un piano di recupero. Era un concorso in due fasi, ma nella fase ristretta due dei cinque gruppi selezionati avevano lamentato fin da subito (anche con una lettera ufficiale inviata al Comune di Roma e all’Ordine degli Architetti della provincia) la mancanza di documentazione. Nella lettera di Cipollone (per Insula) e Piercarlo Rampini (per Modus Engineering) del 5 novembre 2014 si leggeva tra l’altro: “ci sorge il dubbio che l’interesse della committenza sia solo quello di utilizzare la modalità del concorso per dare visibilità e legittimazione a programmi edilizi già autonomamente prestabiliti, impedendo di fatto la formulazione di proposte alternative, e in ogni caso la libera concorrenza tra progettisti e la possibilità di svolgere il nostro lavoro”. A seguito del silenzio seguito alla lettera, i due studi Insula e Modus Engineering si sono di fatto ritirati dal concorso lasciando solo tre concorrenti a confrontarsi, e una prova evidente della scarsa utilità della procedura concorsuale è stata la vittoria ex aequo dei tre concorrenti superstiti. Non solo, alla fine l’incarico è stato affidato a Bruno Moauro che si era già occupato degli aspetti autorizzativi almeno in una delle precedenti fasi citate, inoltre – secondo indiscrezioni – “a concorso aperto l’architetto stava facendo un road show con le nuove soluzioni distributive presso gli istituti di credito”.

Sempre sul tema dei concorsi privati, un’altra storia arriva da Milano. A denunciare il tema è Monica Tricario, socia dello studio Piuarch, sempre sulla bacheca di Facebook. “Telecom Italia ci invita a partecipare ad un concorso per l'affidamento del progetto di ristrutturazione di tre loro sedi a Bari. L'offerta da presentare si basa sul cv dello studio, sul fatturato degli ultimi anni, ma naturalmente sull'offerta economica al massimo ribasso. Non solo, per una delle tre sedi, quella con un importo lavori stimato intorno ai 6 milioni – precisa l’architetto milanese – viene richiesta al professionista, in caso di affidamento dell’incarico, una fideiussione di 25.000 euro come assicurazione del "buon esito" della prestazione. Cioè non viene chiesto al professionista se ha, come ormai tutti, un'assicurazione professionale, ma gli viene chiesto di sottoscrivere a proprie spese una fideiussione bancaria”. Attraverso i social network Tricario denuncia una prassi applicata da tanti committenti privati, e una modalità di ricerca dei professionisti, che non ha come priorità la ricerca del miglior progetto, ma garanzie. “Siamo oltre la vergogna, gli architetti – continua – dovrebbero in massa rifiutarsi di partecipare a concorsi di questo tipo”.

Per lo stesso cliente Piuarch ha partecipato anche al concorso per il nuovo Headquarter di Roma "ma dopo 4 mesi dall’aggiudicazione non c'è comunicazione ufficiale del vincitore, e non è un caso isolato”. Per lo studio milanese il problema non riguarda uno specifico concorso o un preciso committente “è un atteggiamento tipico italiano: la mancanza di trasparenza e di regole chiare in tutti i concorsi in generale, che portano inevitabilmente a risultati e modi di procedere discutibili, sempre meno rispettosi della professionalità dei concorrenti”. Tricario aggiunge che “lo strumento del concorso resta fondamentale per chiunque pratichi questo mestiere: è un modo per mettersi in gioco, per lavorare sulle idee, e non ultimo, per acquisire lavoro. Ma la totale deregolamentazione in cui versa il mondo dei concorsi in Italia sta rendendo sempre più difficile la partecipazione degli studi, soprattutto dei più piccoli. Nella gran parte dei casi viene chiesto al professionista di elaborare un progetto preliminare, a titolo gratuito, e di allegare un'offerta per le fasi successive al massimo ribasso. Sono quelli che vengono definiti 'beauty contest', già la definizione fa rabbrividire” commenta l’architetto. Il committente si trova così ad avere un certo numero di progetti quasi gratis, “sceglie il professionista più economico, a cui fa integrare le soluzioni più interessanti degli altri concorrenti”.

Terzo post, terza storia italiana. Un mese dopo la conclusione di Expo, Attilio Navarra, presidente di Italiana Costruzioni, sullo stesso social network aveva espresso il suo personale punto di vista su Expo dove la società di costruzioni è stata impegnata per mesi, in primis per la costruzione del Padiglione Italia. “Appena terminato il Tg2, prima avevo visto il Tg1, si parlava di Expo per diversi minuti. Ho sentito: modello Italia, modello Milano, lotta alla fame del mondo, esaltazione del lavoro, successo planetario… mi fermo. Come mai siamo ancora in attesa del pagamento di decine di milioni di euro, e come noi diverse altre aziende che hanno contribuito a questo successo? Ma questo non fa notizia non interessa il fatto che centinaia di fornitori come noi stanno in grande sofferenza nonostante …. il successo planetario”. Siamo quasi a fine anno e Italiana Costruzione è ancora in attesa dell'ultimo Sal. “Ciò che dispiace di più – precisa Attilio Navarra – è che si ignora completamente il grande sforzo tecnico, finanziario e professionale che tante persone hanno dedicato per raggiungere l'obiettivo. Expo ha aperto il primo maggio, è stato un successo, siamo a Natale ancora in attesa di definire e poi speriamo anche incassare il corrispettivo”.

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Paola Pierotti
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